Don Verzè, il prete più controverso


(di Carlo Di Stanislao) – Cresciuto alla scuola di due santi (don Calabria e il beato cardinale Schuster), come lui stesso non si è mai stancato di ripetere, don Luigi Verzè non ha mai aspirato a niente di meno che alla santità, con tendenza taumaturgica. Di nemici ne ha avuti tanti, anche dentro la chiesa cattolica, come ricorda oggi Il Foglio titolando il pezzo in suo memoria “Il santo bancarottiere”; ma ha avito anche amici potenti come Craxi e Berlusconi, con cui condivideva il “carisma del denaro”. Ha preferito spegnersi che vedere il suo sogno, costato miliardi e sacrifici anche in termini di vite umane (Mario Cal, suicidatosi a luglio scorso), con una cupola di un metro più grande di quella di S. Pietro, passare di mano. Sicchè oggi, giorno designato per l’apertura delle buste per le offerte di acquisto della struttura ospedaliera più grande d’Italia, il S. Raffaele, oberata da 1,5 miliardi di debiti accumulati sotto la sua sfarzosa gestione, Don Luigi Verzè è morto, all’età di 91 anni. Lascia una eredità discussa, piena di ombre fra debiti e scandali, ma certamente lascia una impronta che il tempo non potrà cancellare. Nato il 14 marzo 1920 a Illasi, in provincia di Verona, è da subito accanto alla politica che conta. Laureato in lettere nel ’47, undici anni dopo aveva fondato l’Associazione Monte Tabor e , nella seconda metà degli anni Sessanta, iniziato i lavori di costruzione dell’ospedale a Segrate, alle porte di Milano. Nel 1996 aveva infine fondato l’Università Vita-Salute San Raffaele, di cui è stato rettore, con le tre facoltà di Medicina e Chirurgia, Psicologia e Filosofia e, dal 2010, la Laurea internazionale in Medicina e Chirurgia. I primi guai già nella metà degli anni ’90. Il San Raffaele, quasi 1000 posti letto e più di 3000 dipendenti, cresce con la sua fama e servono altri locali, ma secondo i magistrati non vengono rispettate le norme edilizie: per questo Don Verze’ viene processato e il 24 novembre 1995 e’ condannato a 5 mesi di reclusione e 70 milioni di multa per abusi edilizi. La vicenda riguarda l’edificio che ospita la nuova accettazione che, su ordine della magistratura, viene abbattuto. Tre anni dopo, il 18 febbraio del ’98, Don Verzè viene condannato ad altri 10 giorni per altri lavori nella stessa area: da allora, tutte le persone che entrano al San Raffaele leggono un cartello con il quale don Verze’ si scusa per il protrarsi dei lavori, ma spiega che la colpa non e’ dell’ospedale ma della magistratura. La polemica si fa rovente quando, nel marzo 1999, la Procura ottiene l’arresto di cinque professori del San Raffaele e Don Verze’ scrive al Procuratore Borrelli che se l’assenza di questi medici dovesse causare aggravamento o morte di qualche malato, lui denuncerà una ”violazione del diritto alla vita”. E Borrelli non risponde, definendo la lettera ”sconveniente”. Poi Don Verzè manifesterà stima per Borrelli, affermando di avergli scritto perchè preoccupato per i malati. E oltre agli scandali più recenti, costati la vita a Mario Cal, Don Verzè ha dato adito a polemiche anche dal punto di vista etico: si è schierato, infatti, a favore dell’eutanasia e ha sempre dichiarato pubblicamente di avere una grande ammirazione per Fidel Castro, Mu’ammar Gheddafi e Berlusconi. Mentre considerava ‘incarnazioni del male’ l’ex magistrato Francesco Saverio Borrelli e l’attuale vicepresidente della Camera, Rosy Bindi. Strano prete davvero Don Verzè, diventato sacerdote che subito, su mandato del cardinale Ildefonso Schuster, aprì delle scuole di avviamento professionale per ragazzi di periferia e delle case-albergo per anziani nel capoluogo lombardo. E che con il collega Giovanni Calabria, negli anni ’50, fondò un centro di assistenza per i bambini abbandonati. Un uomo di Dio che pero, già nel 1976 fu condannato dal Tribunale di Milano per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la facoltà di Medicina dell’università Statale di Milano e per la concessione di un contributo economico dalla Regione Lombardia E che, 22 anni, dopo viene condannato due volte per abusi edilizi riguardanti alcuni edifici collegati al San Raffaele di Milano. A questo si aggiungono le incriminazioni per truffa aggravata nei confronti di Anna Bottero, alla quale ha sottratto, secondo l’accusa un appartamento del valore di 30 milioni di lire, finite nel nulla tra archiviazioni, rinvii a giudizio e prescrizioni. La sua filosofia tutta nel S. Raffaele, una squadra di docenti piuttosto monocorde, ben tarata su un paradigma a senso unico di benevolenza verso le ragioni della scienza, sempre possibilista nell’esplorazione delle nuove frontiere, per definizione sciolta da qualsiasi forma di ossequio alla dottrina cattolica, guidata dallo storico Ernesto Galli della Loggia, chiamato come preside per sostituire Cacciari, divenuto, nel frattempo e per la seconda volta, sindaco di Venezia, ma, dicono i maligni, rimasto prima , durante e dopo, il vero ispiratore di Don Verzè e della Facoltà di Cesano Maderno. Quanto ai cattolici che insegnano ed hanno insegnato alla facoltà, è sempre stata quella di essere abbastanza rarefatti e appartati – come Giovanni Reale o Salvatore Natoli – oppure abbastanza stravaganti ed eccentrici – come Severino- da incastonarsi senza dissonanze nell’immagine all’avanguardia del San Raffaele. In questa seconda categoria rientrano anche sia Vito Mancuso sia Roberta De Monticelli, profeti di un cristianesimo antidogmatico e antichiesastico, in grado di conquistarsi il credito laico-progessista, ammantato di quell’aura di battagliera indipendenza dalla gerarchia che tanto piaceva a don Verzé, perché in fondo è stata la sua cifra esistenziale. Circa la sua morte, Paolo Klun, portavoce dell’ospedale San Raffaele, ha spiegato il TGcom24, ha agito “probabilmente lo stress acuitosi in queste ultime settimane”, chiarendo che: “Su una persona di quell’età, con una situazione non tranquilla dal punto di vista della salute, uno stress forte pesa molto di più”. Nel corso della sua Maria Luigi Verzè ha scritto vari testi per la conoscenza e la divulgazione delle motivazioni fondazionali dell’Opera Monte Tabor, che ispirano la loro realizzazione al concetto della centralità dell’uomo nello sviluppo delle scienze mediche, che dovrà, secondo lui, portare l’uomo ad avere una speranza di vita non inferiore ai 130 anni. E questa ultracentenari età l’aveva promessa al suo grande sostenitore Berlusconi che ora, dovrà cercarsi altri medici per credere in una sorta di immortalità.


31 Dicembre 2011

Categoria : Cronaca
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