Il card.Tarcisio Bertone:”Dio non vi dimentica”


dscn0774L’Aquila – “Anche nelle prove piu’ dure l’uomo e’ amato e non abbandonato da Dio”. E’ questo il messaggio di Bendetto XVI ai terremotati dell’Aquila che hanno celebrato oggi con il segretario di Stato Tarcisio Bertone il suggestivo rito dell’apertura della Porta Santa della basilica di Collemaggio che ha dato il via alla tradizionale Perdonanza e all’Anno celestiniano. Da parte sua, ha assicurato Bertone, “il Papa continua a stare spiritualmente accanto a voi e alla vostra terra. Egli sa bene quante preoccupazioni, interrogativi e problemi ci siano nell’animo di tutti i suoi abitanti; ma sa pure quanto profonde siano la fiducia e la forza d’animo che tutti nutrite”. Secondo Bertone, celebrare la Perdonanza e aprire l’Anno celestiniano “in situazioni di disagio a causa del terremoto aiuta a cogliere forse ancor meglio il valore di questa tradizione spirituale, che e’ diventata parte della stessa vostra storia civile e saldo riferimento nella crescita della vostra fede”. “La Perdonanza celebrata nella situazione di disagio creata dal terremoto fa percepire – ha detto – il senso vero della penitenza”‘. “Il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi – ha proseguito – potrebbe persino facilitare la comprensione della Perdonanza. Stimolati infatti dalle circostanze, pensando ai tanti problemi con cui si e’ confrontati, si sperimenta che solo l’amore di Dio puo’ farci superare certe difficolta’. La Perdonanza diventa pertanto un’esortazione accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza, a convertirci, approfittando del momento favorevole di cui parla san Paolo nella lettura tratta dalla seconda lettera ai Corinzi”. “Perche’ Dio non passi invano – ha raccomandato – occorre restare vigili e con il cuore aperto: l’Anno celestiniano sia un vero Anno Santo di conversione e di riscoperta di cio’ che e’ essenziale nella nostra esistenza”.

Pubblichiamo l’omelia integrale:

Omelia del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato
Apertura della Porta Santa per la Perdonanza Celestiniana e inizio dell’Anno Celestiniano

Eccellenza Reverendissima, illustri Rappresentanti delle Istituzioni, e Autorità civili e militari, cari sacerdoti, cari fratelli e sorelle della comunità cristiana aquilana, cari pellegrini venuti per l’apertura della Porta Santa!
È per me motivo di grande gioia ritrovarmi a pregare con voi in un’occasione tanto significativa, come la Perdonanza Celestiniana, quest’anno ancor più solenne perché coincidente con l’VIII centenario della nascita di san Pietro Celestino. Conservo vivo il ricordo di un’altra commovente celebrazione, ben diversa da quella odierna, la Santa Messa esequiale dello scorso Venerdì Santo, che mi ha dato modo di condividere il lutto della Città e dei tanti paesi colpiti dal terremoto, e di pregare per le vittime del tragico sisma e per le famiglie affrante dal dolore. Chi potrà mai dimenticare quelle scene di sofferenza e di morte? Chi potrà dimenticare anche la dignità e il raccoglimento di quel rito funebre, a cui, attraverso le televisioni, ha partecipato, potremmo dire, il mondo intero? Quest’oggi sono tornato, come avevo promesso, per una data importante per la vostra Diocesi; sono venuto per la solenne apertura della Porta Santa, proseguendo con voi una lunga tradizione di fede, che segna la vostra terra, e che ogni anno si rinnova grazie al ripetersi dei riti suggestivi della Perdonanza Celestiniana.
Vi reco innanzitutto il saluto affettuoso del Santo Padre Benedetto XVI, assicurandovi che continua a stare spiritualmente accanto a voi e alla vostra terra. Egli sa bene quante preoccupazioni, interrogativi e problemi ci siano nell’animo di tutti i suoi abitanti; ma sa pure quanto profonde siano la fiducia e la forza d’animo che tutti nutrite. Quando il Papa venne a farvi visita, pronunciò parole che hanno toccato il vostro cuore. “La mia presenza tra voi – egli disse – vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso e risorto non vi abbandona; non lascia inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane”. Certo, – ha aggiunto il Papa – la risposta di Dio passa attraverso la solidarietà degli uomini, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, “ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo”. Facendo eco a queste parole del Papa, anch’io incoraggio tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari a contribuire efficacemente perché questa città e questa terra risorgano al più presto. Sono certo che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali.
Con questi voti ed auspici saluto cordialmente l’Eccellentissimo Arcivescovo, Mons. Giuseppe Molinari, e gli altri Vescovi presenti, il Sindaco di L’Aquila e tutte le altre Autorità civili e militari. Saluto tutti voi qui presenti, lieto di potervi trasmettere la benedizione del Santo Padre.
Cari fratelli e sorelle nel Signore, con l’odierno suggestivo e tradizionale rito dell’apertura della Porta Santa, che compiremo fra poco, prenderà il via la Perdonanza e l’Anno Celestiniano. Celebrare tali ricorrenze in situazioni di disagio come vi trovate ancora a causa del terremoto, aiuta a cogliere forse ancor meglio il valore di questa tradizione spirituale, che è diventata parte della stessa vostra storia civile e saldo riferimento nella crescita della vostra fede. Per meglio comprendere il senso e il valore di questi riti, ci lasceremo guidare dalla Parola di Dio che la liturgia ci propone. Saranno così le letture bibliche poc’anzi proclamate, ad introdurci nel cuore di questo evento dal significato insieme religioso e sociale.
Iniziamo dalla prima lettura, tratta dal libro di Isaia. Essa mostra una sorprendente attualità. Il Profeta proclama con forza, in nome di Dio, che il digiuno da Lui voluto é “sciogliere la catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo”; il vero digiuno a Lui gradito consiste “nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo”. Solo a queste condizioni – prosegue l’Autore Sacro – “tu lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli ti dirà: Eccomi”. La Perdonanza Celestianiana è occasione quanto mai propizia per rivedere la nostra vita cristiana e, specchiandoci nella Parola di Dio, per rinvigorire la nostra fede. La Perdonanza é stimolo a percepire il senso vero della penitenza e del digiuno, ed invito – specialmente in queste vostre condizioni – a vedere nelle prove della vita non il segno dell’abbandono da parte di Dio, bensì la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza, che ci provoca mediante il dolore e la sofferenza a non chiuderci in noi stessi, ma ad aprirci fiduciosi al suo amore, abbandonandoci nelle sue mani di Padre misericordioso.
Vorrei aggiungere un’ulteriore riflessione a proposito della Perdonanza di quest’anno celebrata in situazioni senza dubbio precarie. Il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi – dicevo prima – potrebbe persino facilitare la comprensione di tale evento. Stimolati infatti dalle circostanze, pensando ai tanti problemi con cui si è confrontati, si sperimenta che solo l’amore di Dio può farci superare certe difficoltà. La Perdonanza diventa pertanto un’esortazione accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza, a convertirci a Lui, approfittando del momento favorevole di cui parla san Paolo nella lettura tratta dalla seconda Lettera ai Corinzi. Dice l’Apostolo: “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”. Fratelli e sorelle di questa terra tanto provata, il momento favorevole – il kairòs – è il passaggio misterioso di Dio, che viene a visitarci con il suo amore e ci sostiene ed incoraggia in ogni vicenda della vita. Però, perché egli non passi invano, occorre restare vigili e con il cuore aperto. L’Anno Celestiniano sia un vero Anno Santo di conversione e di riscoperta di ciò che è essenziale nella nostra esistenza! In effetti, tutto passa e tutto può essere perduto in un istante: solo Dio resta, soltanto il suo amore va oltre la morte perché Egli l’ha vinta in Cristo crocifisso e risorto.
Questa certezza consolante ci viene rinnovata dalla pagina evangelica. “In verità, in verità vi dico – scrive san Giovanni -: io sono la porta delle pecore… se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà, e troverà pascolo”. Gesù si definisce “la Porta”. Aprendo simbolicamente la Porta Santa di questa Basilica di Collemaggio, come non sentire la presenza consolante e rassicurante di Gesù Cristo? La sua identificazione con “la porta delle pecore”, ci richiama alla memoria la ricca simbologia della Porta Santa, figura della Porta del Paradiso, alla quale ha accesso solo chi passa associandosi a Lui nel mistero della sua morte e risurrezione. Proprio morendo in croce e risorgendo da morte, Gesù è diventato la vera porta di accesso al Padre. Per passare per la porta dobbiamo rinnovare la nostra adesione a Lui; dobbiamo renderci disponibili a farci guidare da Lui, autentico Pastore delle nostre anime. Quest’anno inoltre, la Porta Santa, richiama ancor più la Porta del Paradiso per la quale veramente speriamo siano passati i tanti nostri fratelli e sorelle vittime della violenza del terremoto.
La Perdonanza qui a l’Aquila è legata al nome di un Papa a voi ben caro: Celestino V. Sostando nella splendida Basilica che porta i segni e le ferite della violenza del sisma, Benedetto XVI ha venerato l’urna di questo Santo suo predecessore, e vi ha deposto sopra il Pallio che aveva ricevuto nel giorno del solenne inizio del suo ministero petrino, il 19 aprile del 2005. Durante lo speciale Anno Celestiniano, quest’urna visiterà le Diocesi dell’Abruzzo e del Molise, Sarà un significativo pellegrinaggio che – sono certo – non mancherà di rinsaldare l’unità e la comunione fra tutte le comunità cristiane di queste Diocesi, unità, che già si è fatta più percepibile in questi mesi.
La Chiesa è il corpo mistico di Cristo; uniti a Lui formiamo tutti un solo corpo e quando un membro soffre, gli altri ne risentono; e “se una parte si sforza di sollevarsi – ha detto Benedetto XVI – tutte partecipano al suo sforzo”. Possa questa solidarietà diventare sempre più stretta e viva: solidarietà materiale, fatta di impegno sollecito e concreto per la ricostruzione – come dicevo poc’anzi – ed ancor più spirituale perché dalle macerie del terremoto non rinasca solo una città ben rifatta e moderna, bensì un popolo pieno di fiducia e deciso ad alimentarsi sempre alla sorgente della fede cristiana, quella stessa fede che la Perdonanza Celestiniana viene a rinsaldare. Ci ottenga questo dono san Celestino V; ce l’ottengano i Santi patroni di questa vostra terra. Soprattutto venga in nostro aiuto la Vergine Maria che voi venerate con il titolo di Madonna del Roio, Nostra Signora della Croce. Su tutti e ciascuno volga il suo sguardo misericordioso e materno. Amen!


28 Agosto 2009

Categoria : Cronaca
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