Il Blockhaus, la “montagna dei briganti”


Pescara – LA MAIELLA E LE SUE CIME DIVERSE DAL RESTO DELL’APPENNINO – Nell’ambito della ‘Settimana del Pianeta’ (14-21 ottobre 2012)- iniziativa nazionale dedicata alle geoscienze, l’Associazione Geonaturalistica GAIA in collaborazione con il Club Alpino Italiano – Abruzzo, il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) Delegazione di Pescara e la SIGEA Abruzzo (Società Italiana di Geologia Ambientale) promuovono per domenica 21 ottobre una singolare iniziativa: ‘La Montagna dei Briganti’.
La giornata si articola in due fasi. La prima prevede una breve escursione (al mattino) nel paesaggio geologico-culturale del Blockhaus (2.100 m.s.l.m.) con posa di una targa esplicativa sul rudere del fortino alla presenza di autorità civili e militari.
All’escursione parteciperanno: Gabriele Fraternali – Università degli Studi di Pescara, Daniele Berardi – Comitato Scientifico del Club Alpino Italiano -Abruzzo e Luciano Schiazza – Corpo Forestale dello Stato che descriveranno gli eventi storici che videro la località teatro di battaglie oltre che illustrare le caratteristiche geologiche e naturalistiche della montagna della Majella.
La seconda (nel pomeriggio) presso il Centro Studi del Corpo Forestale dello Stato di Caramanico terme si terrà una conferenza su ‘Il brigantaggio post-unitario in Abruzzo’ a cura di Raffaele Colapietra.

BLOCKHAUS, GENESI E MORFOLOGIA
Con questo termine si individua una delle cime della Majella, che geograficamente è il secondo rilievo dell’Italia peninsulare per altezza sul livello del mare. La montagna della Majella non appartiene alla catena appenninica poiché non appare allineata, come si conviene, alle altre cime che attraversano questa porzione dell’Italia. La natura geologica rivela l’appartenenza alla piattaforma apula, ciò che resta di quel promontorio calcareo della zolla africana in fase di consunzione e che costituisce la parte emersa della Puglia e la parte sommersa del mare Adriatico.
Nelle giornate in cui l’aria è trasparente, dalle cime orientali come il Blockhaus, si vede a occhio nudo il Gargano, l’altro rilievo della stessa piattaforma analogo alla Majella per costituzione e origine. La cima del Blockhaus è un altopiano alto 2142 m. s.l.m. E’un’ antica superfici di erosione o spianamento si è formata quando il rilievo aveva un’altezza modesta e si trovava in condizioni ambientali sub-tropicali. Un’isole corallina, la parte emersa era soggetta a fenomeni di degradazione fisica e chimica che portavano a rastremare la superficie. Il processo deve essersi protratto nel tempo, livellando l’isola dalle asperità, mentre nei bordi sommersi continuava instancabile l’attività biogena degli organismi che fabbricavano carbonato di calcio. L’innalzamento ha provocato l’inarcamento della montagna mantenendo in posizione sub-pianeggiante queste superfici interne, l’erosione glaciale ha poi formato valli che hanno ridotto queste aree isolandone la parte centrale. Sintomatica è la forma del Blockhaus vista da sud, un acrocoro a base triangolare, in altri termini l’attività glaciale non è stata spinta a tal guisa da consumare l’antica superficie e ridurla a cresta.

LA MAIELLA RIFUGIO PER I BRIGANTI
Blockhaus è un termine in lingua tedesca, riconducibile alla dominazione asburgica del meridione. Significa casa di roccia, ed è il nome usato per chiamare i fortini militari che l’esercito italiano costruì come avamposto per contrastare il brigantaggio post-unitario che si diffuse in alcune province meridionali dell’Italia. I bloccaus, così li troviamo trascritti nei documenti dell’epoca, erano diffusi nelle montagne abruzzesi per combattere il fenomeno nei luoghi frequentati dai fuorilegge al fine di isolarli e impedire a questi di frequentare i centri abitati. Sul pianoro di questo rilievo è rimasta la base in pietra della costruzione a planimetria rettangolare, della parte restante non c’è traccia, s’immagina che potesse essere fatta di legno, materiale utilizzato nella costruzioni di altri fortilizi diffusi per motivi analoghi nelle montagne limitrofe. La costruzione risale al 1863-64 ed è rimasta in funzione fino al 1866-67. La posizione della costruzione era strategica: al centro di un piccolo altopiano con bordi acclivi, l’osservazione era agevolata dalla vegetazione arbustiva di pino mugo, che permetteva di vedere ricoveri, stazzi, pascoli e sentieri di collegamento tra la montagna e i centri abitati della zona. Proseguendo lungo il sentiero di cresta in direzione Monte Cavallo a 2171 m, si raggiunge una sella chiamata Scrima Cavallo, ci troviamo sullo spartiacque tra la valle di Selvaromana a sud-est e la valle dell’Orfento a nord. L’anfiteatro della prima valle è ricco di ripari in roccia, residui dell’attività tardo glaciale e resi moderatamente attivi, in primavera, da fenomeni di nivazione. Questi sono stati a lungo utilizzati da pastori nella monticazione estiva anche per la presenza di sorgenti alimentate da falde sospese. Dai dati glaciologici apprendiamo che verso il 1850 ha termine la piccola era glaciale, il clima stava mutando, sulle montagne abruzzesi del settore orientale la copertura nevosa era più estesa e persistente rispetto al periodo attuale, valloni ed aree sommitali erano luoghi inaccessibili per buona parte dell’anno. La variazione climatica provocò la migrazione delle precipitazioni in altitudine che causarono siccità e carestie alle basse quote e in particolar modo nelle aree meridionali dell’Italia. Una conferma storica dei mutamenti ambientali la riscontriamo nella descrizione geografica della Sicilia datata 1867 : “.. ha un suolo ubertosissimo e un clima assai salubre sebbene di temperatura saltuaria …”.
A Scrima Cavallo tra la vegetazione arbustiva affiorano superfici lapidee sub-orizzontali ricche di forme carsiche epigee, alcune riportano scritte incise nella pietra riconducibili a pastori che rievocano condizioni sociali e conflitti. Sono disegni e frasi che comunicano povertà e disperazione. L’uccisione dei compagni negli scontri a fuoco, la persecuzione e la povertà. Ci sono croci, frasi in latino, figure e decorazioni … gli autori sono pastori di Roccaraso, Rivisondoli e Campo di Giove che ricordano eventi ed episodi. Molte scritte sono dell’ottocento alcune del novecento, una di queste, del 1895, è particolarmente significativa: “ Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele II re d’Italia prima il 60 era il regno dei fiori ora è il regno della miseria”.


19 Ottobre 2012

Categoria : Storia & Cultura
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