Una gita di primavera alle Apuane


Chieti – Luciano Pellegrini racconta ai lettori una gita del CAI in Versilia e alle Apuane: “Il CAI, Club Alpino Italiano della sezione MAJELLA di Chieti, ha programmato dal 25 al 28 Aprile la gita di primavera. La località scelta è stata la Versilia con le Alpi Apuane e soggiorno a Marina di Pietrasanta, LU. Il programma prevedeva sia l’aspetto culturale che di montagna.
Il 25 Aprile la partenza è alle ore sette, l’autobus pieno anche per la conveniente spesa, tutto compreso… di 240 euro.
Il viaggio è andato molto bene, ma non posso trascurare nel racconto, la visione delle baracche e i cumuli di immondizia a vista d’occhio che danno una brutta visione della città, Roma, all’uscita dell’autostrada A24.
Tutti vedono questa sconcezza, ma chi dovrebbe provvedere a bonificare la zona, distoglie lo sguardo?
Eppure sto parlando di Roma!
Proseguendo il viaggio, ecco che a Pistoia si presentano chilometri di vivai.
Pistoia è leader in Europa nella produzione di piante da ornamento esterno, sia per la superficie complessiva dei terreni che occupa, sia per la vastità dell’assortimento:
In città, infatti, si può trovare dalla giovane pianta all’esemplare adulto di moltissime specie e varietà.
Come da programma, ci siamo fermati a Pisa, alla piazza del Duomo che è il centro artistico e turistico più importante di Pisa. Annoverata fra i Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO dal 1987, vi si possono ammirare i monumenti che formano il centro della vita religiosa cittadina.
Questi monumenti furono chiamati “miracoli”, da Gabriele d’Annunzio per la loro bellezza e originalità: la Cattedrale, il Battistero, il Campo Santo, e il Campanile, da cui il nome popolare di piazza dei Miracoli diffusosi poi nel dopoguerra, era del turismo di massa.
Gabriele d’Annunzio utilizzò questo termine nel romanzo Forse che sì, forse che no, del 1910.
La piazza è pedonalizzata ed è ricoperta da un grande prato.

Al termine di questo…, ” pieno di cultura”, siamo ripartiti per Marina di Pietrasanta.
L’Hotel Esplanade, un “tre stelle” dignitoso e dotato di tutti i comfort, in riva al mare, ci ha accolti e dopo la sistemazione, alle ore 20 abbiamo iniziato la cena.
Un buffet di antipasti, ne ho contati una ventina, con verdure, carne, pesce, legumi, ha soddisfatto il palato. Poi, a tavola, i camerieri hanno servito il primo, il secondo con contorno, frutta e dolce. Insomma una cena varia, abbondante e buona, non usuale alle nostre abitudini casarecce, e cucinata con cura dallo chef ed aiutanti.
Il cibo non salato, non speziato, abbondante, cotto al punto giusto.
La frittura di pesce servita calda e per niente pesante per l’olio “rifritto”.
La “passeggiata digestiva” sul lungomare e la buona notte!

Venerdi 26 Aprile, c’è la prima escursione al Monte Corchia,1676m ed il pomeriggio la visita all’Antro della Corchia.
Dopo l’abbondante colazione, l’autobus ci accompagna a Levignani LU, dove un autobus navetta, adatto per la strada stretta e ripida ci fa scendere all’inizio del sentiero.

Le Alpi Apuane sono conosciute per la bellezza dei propri marmi e per i profondi abissi e le grandi cavità del sottosuolo carsico.
Lo “statuario” di Carrara è, ad esempio, un marmo di qualità bianchissima e di grana molto fine, mentre il “bianco venato” è un marmo di grana grossa ed è caratterizzato da numerose venature derivanti dalle impurità contenute nel calcare originario.
Questa montagna purtroppo, è una delle più compromesse, per i tanti bacini Marmiferi da dove si estrae il marmo.
Da decenni, le associazioni ambientaliste, vorrebbero che si gestisse meglio questa
“ aggressione” alla natura, al Pianeta, ma l’argomento è delicato.
Non è accettato dalle persone che vi lavorano, che hanno scritto su una roccia:
Cave uguale Pane ! Parco più CAI più Ambientalisti, uguale FAME!
Tanto è vero che per rappresaglia, i cavatori, hanno dato alle fiamme nel 1994,il bivacco Lusa-Lanzoni, situato sulla cresta sudest, quella dove corre la frequentata via di salita dal rifugio Del Freo al Monte Corchia e ancora non ripristinato, ( i ruderi sono visibili).
Il motivo dell’incendio è stato, per la temporanea chiusura della cava dei Tavolini, disposta dalla magistratura lucchese, che scatenò l’ira dei leviglianesi, i quali la riversarono soprattutto sugli speleologi, antichi frequentatori del Corchia, il cui Antro è un sistema di grotte talmente complesso ed esteso, da far meritare al monte l’appellativo di “montagna vuota”.
Infatti il Monte Corchia è denominata la montagna vuota”, perché nasconde il più vasto sistema sotterraneo d’Italia: ben 60 km di grotte sino ad ora mappate.
Purtroppo, vedere zone del parco regionale delle alpi apuane, esplodere…, per l’avidità degli uomini, fa riflettere. Vedete questo video drammatico…!
Le attività di cava, producono molteplici impatti sull’ambiente e sui territori in cui vengono esercitate
Anche se è tutto lecito con le autorizzazioni, resta il fatto che la montagna, le Alpi Apuane, si stanno frantumando, non esisteranno più. Quanti anni di vita?
Questo marmo pregiato, ricercato da Michelangelo e dai più grandi scultori internazionali, iniziò ad essere estratto con l’imperatore Augusto, nel primo secolo a.C.
Gli ambientalisti sono preoccupati, ma poco possono fare per salvaguardare l’ambiente dalla distruzione e proteggere la flora e la fauna del parco.
Il progresso ha fatto capire a società operanti in più parti del mondo, che i detriti generati dalla lavorazione del marmo, trasformati in carbonato di calcio, soprannominato il “nuovo oro bianco”, può essere impiegato per:
Sostituire il piombo nelle vernici, l’amianto nei tetti, la fibra di legno nella carta e come riempitivo nei cereali, nei cosmetici, nelle pasticche di vitamine e nel dentifricio per lavarci i denti quotidianamente.
Per confermare quanto detto, ragioniamo su questa somiglianza: un quintale, (100 chili ndr) di carbonato di calcio costa 10.800 euro, mentre una tonnellata, (1000 chili ndr) di marmo bianco puro, costa 3.300 euro.
Non si può sorvolare di elencare i danni che provocano l’estrazione del marmo, una minaccia alla salute e all’ambiente.
L’inquinamento dell’acqua potabile, dei fiumi, dell’aria, sia per le polveri di marmo che per i gas di scarico delle centinaia di camion che trasportano i blocchi di marmo.
E’ chiaro che la salute dei cittadini ne risente.
L’asma, il cancro ai polmoni, la bronchite, i disturbi cardiovascolari e altri problemi respiratori…

Iniziamo a camminare sul sentiero numero 9 chiamato delle Voltoline, per arrivare al Monte Corchia.
Questo sentiero è molto caratteristico sia per i suoi ripidi tornanti e sia perché fa uno zig zag sino al Passo dell’Alpino.
Arrivati al passo dell’Alpino, il sentiero sale per rocce scalinate e si notano numerose lapidi di persone decedute per incidenti in montagna.
Si arriva ad un terrazzo, dal quale iniziamo ad ammirare la mole imponente del monte Pania della Croce, 1858m.
Il sentiero continua a salire piacevole a mezza costa e poco dopo entriamo in un’abetaia da cui si esce alla Foce di Mosceta
È il largo valico a 1170 metri tra il Monte Corchia e il monte Pania della Croce.
Qua si trova un cippo commemorativo per i caduti in montagna, sul lavoro e i partigiani caduti per la libertà.
La Foce di Mosceta è un importantissimo nodo di sentieri e punto di partenza di moltissime escursioni.
Siamo ormai vicini al Rifugio Del Freo a quota 1180 metri, alle pendici del monte Corchia, in posizione molto panoramica, dominato dalla mole del Monte Pania della Croce.

Purtroppo erano le ore tredici ed avendo l’impegno con una guida per le ore 15 per visitare le grotte di Antro della Corchia, siamo tornati a valle.
È chiamato “Antro della Corchia” la parte visitabile turisticamente di queste grotte.
L’ingresso (850 m) si trova a 2 km da Levigliani LU, lungo la marmifera che è stata asfaltata nel 2008, ed è raggiungibile con bus navetta.
Iniziamo il percorso dalla Buca d’Eolo per via del forte vento che tuttora si può percepire all’ingresso, fino a 85 km/h; per questo sono presenti tre porte a tenuta aerea per limitare gli scambi di aria con l’esterno.
Questa galleria fu inaugurata il 10 luglio 1999.
Negli anni a seguire furono molti quelli che si avventuravano al suo interno.
Ne fanno testimonianza le molteplici scritture sulle pareti della grotta.
La galleria artificiale all’ingresso si innesta con l’Antro della Corchia presso la Galleria Franosa.
La parte aperta al pubblico è di 2 km circa e si visitano in successione:
la Galleria Franosa, la Galleria degli Inglesi, la Galleria del Venerdì con il Laghetto del Venerdì, la Foresta Pietrificata e la Galleria delle Stalattiti.
Nonostante l’esplorazione della grotta (terza in Italia per la profondità), sia iniziata nell’800,
Solo nel 2001 la grotta è stata aperta al pubblico che può visitare, con un percorso attrezzato con passerelle, ponti, rampe in acciaio che evitano il contatto con la superficie, le zone più interne dell’antro e ammirarne le maestose stalattiti e stalagmiti presenti, le colate, i crostoni ed anche le concrezioni subacquee come le perle di grotta.
Gli interventi di agibilità della grotta sono stati eseguiti nel totale rispetto dell’ambiente ipogeo, sensibile e delicato. Basta pensare che l’impianto di illuminazione, costituito da un sistema di luce diffusa e dislocata lungo il percorso, sia regolato in modo da attivarsi solo al passaggio dei visitatori, al fine di attenuare gli effetti sul mondo sotterraneo.
Sono presenti, inoltre, 3 stazioni di monitoraggio per il controllo costante del microclima.
La visita è durata due ore, trascorse ad ammirare tutto quello che la natura ci ha offerto.
Il fascino delle cose che vedevo,mi ha fatto ogni tanto assentare nell’ascoltare la spiegazione della guida, perché mi sono immerso nell’ambiente… per riflettere.
L’umidità, il freddo, le centinaia di scalini scesi e poi risaliti, non sono state per me una sofferenza perché le caverne, le immagini che captavo, il silenzio, mi hanno fatto sopportare la fatica.
Usciti all’aperto e scaldandoci al sole, abbiamo atteso la navetta che ci ha portati a Levignani e, saliti sull’autobus, a Marina di Pietrsanta.
La cena abbondante e rilassante e nuovamente la “passeggiata digestiva” sul lungomare e sul lungo pontile che si addentra nel mar Tirreno, per poter guardare meglio la costa, le luci delle città e i fari.
Poi la buona notte.

Sabato 27 aprile
Le previsioni meteo sono proibitive, ma decidiamo di uscire ed arrivare al rifugio Carrara a 1320m.
Non sarà possibile arrivare al Monte Borla a 1469m, ma la speranza è di visitare nel pomeriggio la cava “La Piana” e forse qualche larderia a Colonnata.
Arrivati al parcheggio per il rifugio Carrara, la fitta nebbia, il forte vento, la pioggia violenta ed il freddo hanno creato serie difficoltà anche a scendere dall’autobus.
La poca distanza per giungere al rifugio, lo abbiamo percorso camminando in un torrente formatosi per la pioggia incessante e violenta.
L’ambiente è avvolto nella magia, c’è l’ebbrezza dello stupore, ecco che la montagna ci propone il luogo dove riappropriarci del nostro potere di stupirci.
Arriviamo al rifugio, appena visibile per la nebbia.
Infreddoliti e bagnati, con una temperatura di sei gradi, ci siamo “ rifugiati” nel rifugio del CAI di Carrara, gestito da Gianni Scafatti e la moglie Maria Grazia.
I gestori hanno trasformato con la loro affettuosa ospitalità, questa giornata uggiosa,
In un momento di allegria e ristoro.
Gianni ha immediatamente acceso il riscaldamento e ci ha messo a nostro agio.
Una volta ambientati, ha chiesto se volevamo mangiare e la risposta è stata unanime sulla scelta…la polenta calda e fumante al sugo di funghi, funghi porcini e prataioli “autoctoni”, colti nelle vicinanze del rifugio.
Il rifugista che gestisce un rifugio, è oggi forse, l’unica figura professionale che “custodisce” la montagna.
Fa tutti i mestieri…, deve essere competente a fare la spesa, il cuoco, la manutenzione del rifugio, accogliere le persone e metterle a proprio agio, si carica le spalle per rifornire di cibo il rifugio.
Oltre all’ospitalità, al ristoro, fornisce le informazioni meteo, sui sentieri, la difficoltà.
E’ il custode della natura.
Intanto, mentre aspettavamo la polenta, qualche bicchiere di vino ci ha resi più allegri.
Gianni ci ha fatto vedere un DVD per immaginare quello che non abbiamo potuto guardare. Il Monte Borla, 1469 metri.
Eravamo a conoscenza che la sommità del monte regala un’ampia vista della Lunigiana, della costa, delle cave, delle Alpi Apuane, del Golfo della Spezia, panorami mozzafiato.
Se c’è buona visibilità, oltre alle isole dell’arcipelago toscano, si può ammirare anche la Corsica, ma tutto questo lo abbiamo goduto seduti in un rifugio.

La polenta viene servita…, era una signora polenta!
Poi, qualche affettato di salumi e formaggio e una capatina al bar, perché l’ora di partenza si avvicina.
In mostra sul bancone vari tipi di miele che acquistiamo, ma Gianni ha gradito farci assaggiare i liquori ideati dalla moglie:
Genziana, prugnolo, mirtillo, grappa, alloro…, e molti soci, hanno approfittato per scrivere le ricette.
Il programma prevedeva la salita alle cave di Carrara con i fuoristrada, ma anche questa annullata per il maltempo.
Ecco che Gianni ha un’altra idea…, perché non andate a Sarzana SP, alla sezione del Cai, dove un socio ci aspettava per farci conoscere la città?
Proposta accettata.
La sezione del CAI di Sarzana vanta 1200 tesserati su una popolazione di 20mila residenti.
Arrivati a Sarzana, ci ha accolti il presidente, Giuliano Vanacore che, insieme a Cesare, il segretario, ci hanno spiegato le testimonianze storiche ed interessanti della città, facendoci visitare il centro storico della città.
Abbiamo iniziato la visita con la Concattedrale di Santa Maria Assunta.
La concattedrale sarzanese è conosciuta soprattutto perché ospita la più antica croce dipinta italiana, opera del Maestro Guglielmo, datata al 1138 e definita opera fondamentale della pittura romanica.
La chiesa è famosa anche per la reliquia del sangue di Gesù Cristo, raccolto durante la crocefissione. La reliquia, portata a Luni nel 742 e in seguito qui trasferita, è custodita nella cappella “del preziosissimo sangue” a destra dell’altare maggiore.
Pieve di Sant’Andrea è un edificio religioso sito in via Giuseppe Mazzini nel centro storico della città. La chiesa è il più antico edificio della città sarzanese. Si trova a poca distanza dalla concattedrale di Santa Maria Assunta e la sua costruzione è databile intorno al X secolo.
La Cittadella o Fortezza Firmafede fu la prima fortificazione cittadina sarzanese e fu edificata nel 1249, con la cinta muraria della città, grazie all’aiuto dei Pisani alleati della città. L’accesso principale avviene tramite un percorso che passa attraverso un ponte in pietra che conduce al portone principale, il quale si apre un cortile interno molto ampio, laterale al corpo centrale.
Casa torre Buonaparte- Percorrendo via Mazzini, la strada principale della città, procedendo da piazza Matteotti verso Porta Romana, poco prima della Pieve di Sant’Andrea, sulla destra sorge la Casa torre Buonaparte.
Infatti, non tutti sanno che gli avi di Napoleone ebbero un’origine sarzanese.
Fu proprio il sarzanese Francesco Buonaparte “il Mauro”, nobile, mercenario (Balestriere a
Palazzo comunale di Sarzana in Piazza Luni

In conclusione, lo spirito di servizio e di amicizia che accomuna i soci del CAI, con i suoi 320mila iscritti, può trasformare una giornata “nata male” in una giornata piacevole.
Grazie amici.
Anche con la pioggia è stato positivo trascorrere questa giornata in amicizia e spensieratezza.
Chi ha preferito camminare, chi restare in albergo e riposare, chi godersi il mare, chi portare lo zaino e godere della pioggia, chi…

Domenica 28 Aprile, si preparano i bagagli per il ritorno. Dopo la colazione, un paio di ore libere prima del pranzo fissato alle ore 12.
Ho preferito approfittare di questo tempo libero per andare a piedi al lido di Camaiore, circa 7 KM da Marina di Pietrasanta.
Un marciapiede larghissimo mi accoglie, vedevo il mare!
Solo stabilimenti, niente costruzioni invasive. C’era un mercato con centinaia di bancarelle, la maggior parte artisti di strada.
Ne ho conosciuto due, Domenico specializzato in complementi d’arredo con legno di mare raccolto sulla spiaggia e due giovani con macchine da cucire della premiata ditta DDT, che sono le iniziali dei loro nomi di battesimo e partecipano a mercatini dell’artigianato o manifestazioni simili.
Con abilità e professionalità, divertendosi, confezionavano ricami a richiesta dei clienti.
Sono tornato velocemente per l’ora di pranzo in albergo e lo chef si è superato offrendo un pranzo eccezionale a base di pesce.
Quindi …, si parte!


31 Maggio 2013

Categoria : Turismo
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