Pubblicare i ricordi di Gabriele Lucci


L’Aquila – Riceviamo da Goffredo Palmerini: “Gentile direttore, caro Gianfranco, sto apprezzando con vero piacere il racconto a puntate di Gabriele Lucci e della sua vita per la cultura. Gabriele, oltre all’essere un intellettuale vero, di quelli che conservano sempre un profilo di riservatezza e modestia, si dimostra anche un narratore straordinario, per certi versi inatteso e sorprendente, con sprazzi letterari di grande suggestione. Se questa serie di memorie – che è uno spaccato sociale e culturale dell’Aquila – andasse avanti come mi auguro, ne verrebbe un bel volume, a mio parere assai interessante.
Utile, sopra tutto. Questa nostra città, infatti, negli ultimi anni mostra un deficit impressionante di memoria, in aggiunta ad uno dei suoi peggiori difetti, pur tra tanti valori. Intendo riferirmi a quella strana sindrome da cupio dissolvi che la fa diventare carnefice di se stessa. Che le oscura la mente e la ragione. Come definire altrimenti la scientifica “demolizione” dell’Accademia dell’Immagine? Ne sto sentendo di tutti i colori: chiacchiere riciclate, bla-bla senza il minimo di riscontro, vere e proprie diffamazioni per calcoli di bassa cucina elettorale, dopo tre anni di accidiosa inerzia che non salva nessuno, sia chiaro, di coloro che detengono le leve del potere nelle Istituzioni.
Eppure era a portata di mano la soluzione del problema, se ci fosse stata quella responsabilità di governo che affronta i problemi e non rimanda alle calende greche. Se si fosse ascoltato chi dell’Accademia ha stima, in Italia e all’estero, valutando senza pregiudizi i problemi ma anche il progetto formativo, il prestigio accumulato, i risultati ottenuti. Sfugge la ragione per la quale questo patrimonio culturale della città all’Aquila si stenta a riconoscere, mentre si sproposita sulla situazione debitoria, pur esistente, ma che è addebitabile ad altre responsabilità circa il suo aggravamento, per inoperosità e ignavia.
Fatte le debite differenze, mi pare di rivivere una vicenda di quasi trent’anni fa, che cambiò i connotati del Teatro Stabile dell’Aquila, con una campagna non dissimile da quella di oggi per l’Accademia, che portò all’uscita di scena di Luciano Fabiani ed Errico Centofanti. Quello che poi ne derivò – con una classe politica dirigente che comunque salvò l’ente, di certo più accorta dell’attuale – fu un TSA diverso da quello che aveva stupito l’Italia – quello cioè di Antonio Calenda, Aldo Trionfo, Carmelo Bene – per le sue sperimentazioni artistiche e per la capacità d’innovazione. Queste le annotazioni che mi vengono spontanee leggendo questi begli scritti di Gabriele, che sta dimostrando il suo talento anche in letteratura, come dimostra la sua bella pièce teatrale “Stazione di transito”, appena uscita per le Edizioni Tracce.
Buona domenica!”.
(Ndr) – Ci auguriamo con fervore che gli appunti di Lucci, cos’ lui li definisce con modestia, anche se sono ben di più, siano pubblicati una volta accorpati e riuniti. Noi continueremo a pubblicarli, quando ce li manderà. D’accordo sulla elevata qualità anche letteraria del suo racconto, prezioso anche per la storia moderna della città che fu – davvero – un polo culturale e una fucina di idee e iniziative. Che oggi la protervia e ocure intenzioni mirano a demolire.


04 Agosto 2013

Categoria : Storia & Cultura
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