ACS, le verità nascoste da anni


Atessa – SECONDO LA UILM NEGLI ANNI VIOLAZIONI DI PATTI E INDIFFERENZE – Il sindacato rivela un’ennesima storia di indifferenze, omissioni, distrazioni della politica e delle istituzioni, che oggi finisce il disastro per i lavoratori.
“Oggi sono tutti corrono al capezzale dell Acs con un ritrovato e tardivo interesse anche della politica, ma la verita’ e’ un altra: la Acs nel 2010 si impegno’ a garantire occupazione e a rilanciare lo stabilimento, salvo poi violare il patto e firmare con la sola Fiom Cgil 2 anni di contratti di solidarieta’ difensivi”. E’ quanto dichiara in una nota il segretario provinciale della Uilm di Chieti, Nicola Manzi, in merito alla chiusura dello stabilimento di Atessa da parte della Acs spa, azienda dell’indotto Sevel. “La brutta storia della vertenza ACS parte dal lontano 2010 quando veniva concessa la cassa integrazione straordinaria per un anno a fronte dell impegno assunto dalla direzione aziendale presso la Provincia di Chieti di garantire l’occupazione e il rilancio dello stabilimento – spiega Manzi nella nota – nel 2011, mentre la Sevel aumentava il lavoro per l’indotto realizzando una produzione di circa 215.000 veicoli, l’ACS, incurante degli impegni presi e contro ogni logica industriale comunico’ la chiusura dello stabilimento. Contro questa grave e insensata decisione il 27 giugno 2011 la Uilm di Chieti dichiaro’ immediatamente uno sciopero generale di 8 ore su tutta la provincia chiamando a raccolta i metalmeccanici, ma mentre noi scioperavamo per non far portare via il lavoro e inchiodare l ACS alle proprie responsabilita’, la direzione aziendale si accordava con la sola Fiom Cgil per 2 anni di Contratti di Solidarieta’ difensivi . Tutto questo e’ avvenuto nonostante gli appelli e la protesta della Uilm di Chieti e di tutti i sindaci del territorio al tempo capeggiati dal sindaco di Atessa Nicola Cicchitti – aggiunge Manzi – per 2 anni l’ACS e chi ha condiviso quel progetto scellerato hanno illuso i lavoratori, mentre utilizzavano gli ammortizzatori sociali, l ‘ azienda continuava indisturbata a delocalizzare il lavoro e l occupazione da Val di Sangro a Cassino”. Il segretario della Uilm, che ieri ha partecipato all’incontro che si e’ tenuto nella sala consiliare del comune di Lanciano per istituire un tavolo sulla vertenza Acs, sottolinea come la decisione della Acs sia frutto di un “progetto scellerato: e’ vergognoso il modo subdolo con cui l ACS ha pianificato e chiuso lo stabilimento, sfruttando il lavoro svolto per la Isringhausen, fornitrice di Sevel. Invece di investire in Val di Sangro ha utilizzato i guadagni per fare investimenti a Cassino e per realizzare per la prima volta sul nostro territorio il furto del lavoro e dell occupazione”, conclude Manzi.


17 Ottobre 2013

Categoria : Economia
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