Pasqua, i germogli e le colombe con l’uovo


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: germogli di grano e lenticchie, e sotto una colomba con le uova in grembo) – Una sessantina di anni fa, era ancora abitudine pasquale in omaggio alla tradizione donare germogli di piantine e confezionare dolci allegorici in casa: colombe con le uova per le ragazze e ciambelle per i ragazzi. Nelle famiglie numerose la mamma trascorreva ore e notti a preparare i dolci per i figli. I supermercati con le offerte speciali e le confezioni colorate erano al di là da venire. Pasqua era la festa più rituale e sentita. Bisognava fare le pulizie, rinnovare la casa per la primavera (che allora forse c’era ancora…), stirare il vestito nuovo per la messa domenicale, ma soprattutto osservare tutte le tradizioni ereditate dagli anziani. Per tutta la settimana di Pasqua.
Qualcuno ci ha raccontato come andavano le cose nei paesini dell’Aquilano. E abbiamo scoperto, anche noi, la storia dei germogli.
Parecchio tempo prima di Pasqua, si preparavano dei vasi con della terra. Si seminavano grano, cicerchia, lenticchie. Queste ultime, per la loro somiglianza con le monete, hanno sempre portato fortuna e rappresentavano (come oggi ancora a Capodanno) un augurio di prosperità. A Pasqua, erano già spuntati i germogli teneri e verdi. Qualcuno li ornava con violette appena fiorite.
Il vaso con i germogli si portava in chiesa per il sabato santo, dopo la resurrezione: un dono al prete, il povero prete di campagna di quei tempi appena dopo la guerra, anni Cinquanta di perenne – diciamo – modestia economica. A quei tempi, la congiuntura era normale. In campagna, però, alla fine di stava meglio che in città, perché da mangiare non mancava mai. Tra polli, papere, conigli, agnelli, e il frutto della terra, le cose erano meno difficili… Anche per il prete.
I germogli rappresentavano l’augurio di ripresa e rinascita primaverile. Un rito semplice e razionalmente legato – da secoli e forse millenni – al ritorno della stagione propizia. Le radici di tutte le usanze, nate dall’osservazione dei cicli naturali e dall’andirivieni di luce e ombra, secondo le stagioni.
In casa si perpetuava l’usanza di preparare colombelle dolci con un uovo, più tardi anche piccole uova di cioccolato incartate da stagnola colorata, nel grembo: erano per le ragazze da marito. Per i giovani, c’era una ciambella, una per ciascuno. Non è difficile interpretare l’allegoria del buco centrale. Si sapeva, ma nessuna mamma lo avrebbe mai detto, naturalmente. Tanto meno ai figli. Spesso i riti quanto più sono antichi, tanto più sono allusivi o espliciti. Basta pensare alle tante statuine – anche millenarie – della Dea Madre, della Madre Terra, che ritraggono sempre donne prosperose e pettorute. Madri. L’origine della vita. A Pasqua, il ritorno della vita, la resurrezione per i cristiani, o semplicemente il risveglio della natura dopo i torpori e il letargo invernale.
Questa era la Pasqua tanti anni fa. In qualche contrada del Sud ancora si può trovare il vaso con i germogli, e forse anche in qualche casa dell’Abruzzo più genuino e osservante. Un giovane o una ragazzina brufolosa e precoce di oggi difficilmente capirebbero: dovrebbero staccare gli occhi dallo smartphone o dalla play station. Non ce la farebbero mai. Del resto, sarebbe anche difficile per loro capire che le piante germogliano e non le producono i supermercati. Fortunati o alieni che abbiamo prodotto nella nostra “civiltà” del consumo?
Di osservare da vicino un germoglio lo consiglieremmo, e non solo ai giovani. Ma forse siamo noi gli alieni.


19 Aprile 2014

Categoria : Cultura
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