L’ultima volta che andammo a Milano…


L’ultima volta che andammo a Milano lo facemmo con una matura ma ringhiosa Golf GTI, spediti fino al sindaco socialista della capitale morale dall’amico sottosegretario alle finanze Domenico Susi. Dovevamo concordare una pubblicazione. Di acqua sotto i ponti, come è facile capire, ne è defluita tanta. Andammo e tornammo in giornata, e la sera a cena con gli amici. Che energia, che tempi diversi e remoti.
Il viaggio durò, andata e ritorno in auto, 14 ore.
Dal 26 maggio una sciocchezza del genere apparirà ancora più assurda. Basterà infatti salire su un aereo e trascorrervi un’ora e mezza, e altrettanto al ritorno. Il tempo di guardare dagli oblò e leggere un paio di giornali. Chi sa se ci sarà anche un aperitivo.
Se tutto questo avverrà, ed è ormai più di un annuncio, sarà davvero un’altra epoca. Una seconda vita finalmente migliore della prima, finita in polvere tra le rovine del terremoto. A chi dovremo gratitudine? Prima di tutto a chi ha voluto e tenuto in vita l’aeroporto di Preturo per decenni. Appeso ad un filo, esiguo, quasi un giocattolo. Mai cresciuto. Parliamo di Corrado Ruggeri, è chiaro. Ombre e luci, quello che volete, ma l’aeroporto per decenni è stato lui.
Poi sono trascorsi degli anni, tutto è finito nel 2009, e sta ricominciando. Ricostruire le case e le chiese, va bene, ci mancherebbe. Ma dare a L’Aquila un aeroporto con dei voli di linea, ammetterete, è un’altra cosa. I sindaci sono passati uno dopo l’altro, e Cialente ci è riuscito. Caparbio, restìo a trattare l’argomento (lui che parco di parole non è), alla fine l’ha spuntata. La città e il territorio dovranno, ora, rispondere. Sapremo se L’Aquila aveva bisogno di questo colpo d’ala, o se, come dice il Ministro Lupi, è un’opera inutile. La vita è costruita sui fatti, la storia è fatta di eventi. Le scoperte scientifiche esistono solo se confermate, verificate, riprodotte. Nella vita comune è la stessa cosa. Comunque, è un bel giorno il 26 maggio. Se non andrà bene, almeno avremo provato a vivere. Teso una mano alla vita che ci passava accanto. Tentato di non “viver come bruti”. Aperto bocca e detto qualcosa. Il fato, talvolta, non è scritto, si scrive.



29 Aprile 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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