Abruzzo, chiuso per rapina


(di Stefano Leone)
Come un relitto che è li, per poter prelevare i pezzi buoni e montarli altrove. Insomma, tenuto per essere cannibalizzato e rapinato. Questo sta diventando l’Abruzzo. Ora è il momento del sistema bancario. Dopo la rete ferroviaria e gli uffici dirigenziali, le Poste, la rete autostradale dimenticata, ma l’elenco sarebbe ancora lungo, è il momento del sistema bancario regionale. Una realtà di banche con peculiarità e caratteristiche che, sul territorio, adeguavano l’offerta alle necessità e tradizioni delle diverse tipologie di vita dei residenti. La cannibalizzazione è iniziata aggredendo il sistema con le fusioni. Banche locali fagocitate da parte di altre venute da realtà diverse. Poi si è passati a smembrare il sistema delle Casse di Risparmio. Tutto fatto con alti profili di finanza globale, senza eccessivi rumori e, quasi in punta di piedi. Tagliatori di teste e mercanti di denaro. Che provinciali che siamo; hai voglia a blaterare cercando di convincerci di essere europei. Siamo piccoli, giocherelloni e un pò creduloni. Ricordate quando esisteva la regione Abruzzo e Molise? Bene, l’Abruzzo era il fratello bello, fortunato, ambizioso, alto biondo e con gli occhi azzurri. Il Molise, il brutto anatroccolo che viveva di luce riflessa e cercava affannosamente di mantenere il passo. Ecco, stiamo diventando il Molise delle Marche e della Puglia. Ci stanno rapinando e noi passiamo il tempo a giocare a chi ce l’ha più grosso. L’Aquila che litiga con Lanciano, Lanciano che litiga con Chieti e via di questo passo. E’ un peccato mortale per le tante eccellenze che questa regione possiede ma non sa come fare per farle emergere. Che sia, forse, che manchi, ormai da decenni, un pilota con un equipaggio, in grado di caricarsi sulle spalle la responsabilità di un volo difficile e molto arduo? Forse.


21 Settembre 2014

Categoria : Rubrica
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