Intervista – Mattoscio come Einaudi


Pescara – CITA LUIGI EINAUDI, BACCHETTA L’EUROPA E PARLA D’IMPRESA – ORA STA PRENDENDO CONFIDENZA CON AEROSTAZIONI, PISTE DA VOLO E SERVIZI AL PASSEGGERO
(di Stefano Leone – foto di Massimo Leone)
L’occasione è stata l’incontro con la stampa per il lancio della “Summer 2015” della compagnia aerea irlandese Ryanair. E, l’evento è stato anche la prima volta a Pescara del monarca assoluto di Ryanair, colui il quale l’ha inventata dal nulla, quel Michael O’Leary, uno degli uomini più ricchi d’Irlanda che, di persona, è sceso a Pescara per presentare, si la prossima stagione estiva, ma anche per suggellare il trentesimo compleanno della compagnia stessa. E, l’occasione, dicevamo è stata anche per incontrare Nicola Mattoscio, nuovo “pilot in command” di quell’equipaggio che compone Saga, la società che gestisce i servizi a terra dell’Aeroporto d’Abruzzo. Un equipaggio virtuale di un aeroplano virtuale che però dovrà comunque far volare la società verso obiettivi strategici di impresa che sia all’altezza dei tempi. Nicola Mattoscio è diverso nei modi e dell’immagine dal boss Ryanair. L’uomo sempre sobrio e misurato nel suo completo grigio scuro con cravatta al cospetto dell’imprenditore irlandese in maglioncino informale, guascone e dagli atteggiamenti simpaticamente smorfiosi e fuori dal protocollo. Mattoscio si presta con la sua consueta cortesia all’intervista. Attacchiamo subito.

- Presidente Mattoscio, cambio della guardia al vertice di Saga, ma non con la compagnia “monopolio” dell’Aeroporto d’Abruzzo l’idillio continua?

“Io credo che non è un caso che il fondatore della compagnia Ryanair, Michael O’Leary, abbia ritenuto di onorarci della sua presenza a Pescara, cosa che mai aveva fatto da quando la compagnia è presente nel nostro aeroporto. Quindi non ci poteva stare modo migliore per la nuova governance dell’Aeroporto d’Abruzzo, quello di ospitare il suo partner principale che racconta una storia di grande successo”.

- Dunque, con queste premesse, si presume ci siano nuovi obiettivi?

“Da questo momento c’è una nuova sfida, con lo stesso O’Leary si è già convenuto di alzare l’asticella e di darci l’obiettivo di un incremento significativo del volume dei passeggeri. Questo è già condiviso. Naturalmente i percorsi per raggiungere l’obiettivo saranno verificati, soprattutto vanno ponderati per la sostenibilità economica”.

- La finanza pubblica ha, in passato, avuto spesso un ruolo preminente per lo scalo. Quale ruolo continuerà ad avere o avrà?

“E’ del tutto evidente che la finanza pubblica non potrà più, come nel passato, l’obiettivo di accrescere lo sviluppo dell’Aeroporto d’Abruzzo”.

- Lei cita spesso Aeroporto d’Abruzzo; è evidente che questa struttura della mobilità deve diventare a tutti gli effetti anche nella pragmaticità della realtà lo scalo dell’Abruzzo intero; quali gli immediati obiettivi di Saga affinchè questo si realizzi?

“Sicuramente si deve dare un nuovo progetto industriale che sia dimostrativo della crescita, dello sviluppo ma anche della sostenibilità; sotto questo aspetto ci sono tantissimi problemi, alcuni dei quali sono di ordine strategico che richiederanno molti anni e molti protagonisti per poter essere realizzati”.

- A cosa si riferisce nello specifico?

“Mi riferisco in primo luogo al bacino di riferimento che è, secondo i parametri degli esperti e degli analisti del settore, di un milione e mezzo di cittadini che però, al momento, esprimono più una espressione geografica che di un vero e proprio bacino di riferimento rispetto al nostro aeroporto, andando dal nord della Puglia, cioè da Foggia e fino alle Marche meridionali”.

- Ci sono urgenze operative sulle quali intervenire subito e, quindi, finanziare?

“Si, l’aerostazione ad esempio che non è priva di problemi, bisogna migliorare la qualità della pista e la sua messa in sicurezza, queste cose già richiedono degli investimenti rapidi. Chi ha esperienza di aeroporti afferma che bisogna migliorare l’organizzazione dei flussi dei passeggeri sia in arrivo che in partenza, i servizi per gli stessi fuori dagli spazi d’imbarco, le operazioni di check-in, in buona sostanza un buon inserimento in rete dell’aeroporto con altri aeroporti di altre città del nostro Paese, dei paesi europei e, poi col tempo, attraverso un hub intermedio per i voli intercontinentali. Tutto questo, però, merita approfondimento ed è giusto che non si improvvisi poiché, come diceva Einaudi, < >”.

- Nicola Mattoscio quali esperienze si porterà dietro, in Saga, dell’esperienza della presidenza della Fondazione Pescarabruzzo?

“Io mi auguro che la mia esperienza professionale precedente possa essere di utilità anche per il futuro del nostro aeroporto regionale, sono abituato ad operare con il rispetto delle regole economiche, sapendo però che i numeri, le regole vanno sempre interpretate, devono avere anche un’anima, devono avere un senso sotto il profilo sociale rispetto all’obbligo di fare sistema”.

- I conti, in altre parole, devono dimostrare l’autosostenibilità di questa impresa?

“Assolutamente si. Dall’altra parte bisogna che ci si rassegni al fatto che questa infrastruttura strategica costituisce un elemento di definizione del rating regionale. Chi coltiva un rating ci deve mettere qualcosa per onorare i benefici perché un buon rating è vantaggio per tutti”.

L’intervista con il neo residente Saga sta per volgere al termine. Mattoscio, però, non desidera chiudere prima di aver a suo modo, garbato e sobrio, fatto una tiratina di orecchie all’Europa.
“C’è una riflessione di sistema che dobbiamo fare che va assolutamente rappresentata; gli aeroporti minori di tutta Europa, cioè quelli al di sotto del milione di passeggeri, sono tutti in perdita. Dunque allora non è un problema di Aeroporto d’Abruzzo o altro, questo è un problema del sistema Europa. Quando allora la stessa Unione Europea qualifica come aiuto di Stato qualunque attenzione che le istituzioni, locali o nazionali, possano rivolgere a queste attività d’impresa, bè allora questo è un problema per la stessa Unione Europea. Non si può continuare a nascondersi dietro il dito; è il momento che l’Europa faccia capire che oltre alla necessità di disporre di infrastrutture aeroportuali di tipo strategico internazionale, deve poter favorire anche la mobilità interna dei cittaini europei e, dunque, deve ammettere che il ruolo di questi aeroporti minori è assolutamente indispensabile”.
L’Europa è avvertita, il messaggio è chiaro, ora è tempo di mettersi al lavoro. Il pilot in command ha già fatto il briefing con i suoi. Il suo “secondo”, il direttore generale Righi ha la checklist in mano, dunque, controlli pre volo e via andare. Vola solo chi osa farlo.


06 Febbraio 2015

Categoria : Le Interviste
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