Povera L’Aquila, prima gli sciacalli e ora…


L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Che il terremoto non sia da addebitare a qualcuno è fuori discussione, ma che oltre al danno, alle centinaia di vittime, alle migliaia di “figli” sradicati dalla propria terra, dalla propria vita, con scelte discutibili, a dir poco, nell’ottica (?) della ricostruzione, si speri anche nell’approvazione di qualsiasi cosa venga in mente a “qualcuno” è troppo. Anche se il qualcuno è il Sindaco Cialente, che rispetto come persona e amico ma del quale non mi sento di condividere ogni scelta, specie quest’ultima, anche se l’ho votato.
Si cominciò subito dopo il sisma con quella sorta di “giostra” realizzata a tempo di record che permise ad “…alcune “first”, la signora Barroso, la canadese Harper , la svedese Filippa Reinfeldt e la sudafricana Siza Kele Khumalo Zuma, …salite “sotto lo sguardo vigile di un ingegnere della Protezione civile” sul simulatore, di provare l’ebbrezza del fenomeno naturale che aveva portato distruzione e morte il 6 aprile scorso”(* Carlo Gizzi 15 luglio 2009, se non erro sul Messaggero). Con il cicerone di turno che subito dopo il “primo giro” si rivolgeva agli astanti per chiedere se qualche altro audace avesse voglia di provare la “scossettina”. Non parliamo dei veri e propri cazzotti in faccia ricevuti da qualsiasi persona dotata di un minimo di dignità che ogni giono, magari stando a 150 km da L’Aquila si doveva sorbire il resoconto delle pagliacciate organizzate per intrattenere gli ospiti di riguardo, dai menu raffinati alle saponette profumate, alla biancheria scelta per arredarne il luogo del nobile riposo (tutto a spese del contribuente). Con le foto stile gita scolastica o raduno di vecchi compagni di scuola rincoglioniti (sia prima , al tempo della scuola, che dopo, al momento della rimpatriata). Tutti allegri, sorridenti, tanto che a distanza di 6 anni mi chiedo ancora cosa c….avessero da ridere. Poi, o al momento stesso, o forse anche prima…arrivarono gli sciacalli, quelli che ridevano…dopo la scossa. E devo dire con amarezza che in tutto lo schifo scaricato addosso a L’Aquila sono forse quelli più coerenti; erano miserabili e lo hanno confermato con le “risate” e tali restano. Nel frattempo, un giorno si ed un altro anche, un defilè del politico di turno. sempre con scorta faraonica al seguito, auto bleu, e baciapile in processione, sempre a spese del popolo e con foto ricordo da mostrare a parenti, amici, e”fidanzati”. In mezzo, con elegante (pare vero..) nonchalance promesse di intervento rapido e tangibile per l’adozione di un pezzo “del cuore” della città martoriata o dei disgraziatissimi comuni o frazioni vicini all’epicentro. Qualcuna mantenuta, tra le promesse, senza bisogno di solleciti come per chi non ha pagato la bolletta dell’acqua. E qualcuna per la quale i soldi sono arrivati ancor prima che si sapesse come utilizzarli, come quelli raccolti dal “clan” (che Dio le benedica) delle cantanti. Per altre, la maggior parte c’è mancato poco che si incaricasse un’agenzia di recupero crediti, come fanno le banche per recuperare il denaro spesso concesso a casaccio, spendendone altri per recuperare il “sospeso”.
Adesso siamo arrivati alle “jene” per sollecitare, guarda caso con la TV del “patron” del “progetto case”, quello che per chi l’avesse dimenticato ospitò a villa Doria Pamphili al Gianicolo Muhammar Gheddafi, con tanto di dependance per cammelli e amazzoni al seguito, il presidente degli “states”, l’ex simpaticone, con famiglia ancor più simpatica. Non mi sembra affatto una buona idea e sopratutto non credo sia la strada più giusta per la ripresa della normalità a L’Aquila.
Quanto a Obama (o chi per lui) credo che al momento stia pensando ad altro.
E comunque considerando i QUINDICI MILIARDI DI EURO che la “casa bianca” incasserà dall’Italia per gli F35, la somma promessa a L’Aquila fa la figura di un obolo. Poco, anche per far muovere le “jene”.


20 Febbraio 2015

Categoria : Dai Lettori
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