Pesca, anno in pareggio (per miracolo) ma c’è futuro per vongole, seppie, azzurro?


Pescara – In Abruzzo per gli armatori della pesca locale, ancora attività di primaria importanza per alcune comunità costiere, l’anno 2009 si chiude in pareggio. Ed è anche un miracolo che ci si sia riusciti, perchè il mercato soffre, e i giorni lavorativi si sono ridotti in misura preoccupante: appena una decina, e anche meno, in diversi mesi, secondo i pescatori. Se per gli armatori di maggiori dimensioni c’è stato il pareggio – che comunque non è una situazione ottimale – per molti piccoli imprenditori, per ditte di pesca a carattere familiare, il bilancio è decisamente in rosso e qualcuno si prepara a lasciare. I giovani, dal canto loro, difficilmente accettano di intraprendere un lavoro che richiede investimenti, è rischioso, scomodo, faticoso e per di più non consente redditi soddisfacenti. La pesca, quindi, è un settore in regresso. L’anno 2009 è sostanzialmente magro soprattutto per vongolari, specialisti in seppia e pesca a strascico. Le vongole, dopo una breve presenza, sono praticamente scomparse o quasi. Le lumachine sono scarsissime. Il settore del pesce azzurro è vicino al collasso, perchè viceversa è abbondante, ma poco richiesto e poco pagato. Gli italiani non vogliono convincersi che è ottimo, salutare ed economico, ed è anche una delle poche specie di cui abbiamo riserve sufficienti. Ci sono poi prospettive poco rassicuranti: i controlli sono e saranno più rigorosi, come vuole l’Unione europea, le regole sono e saranno ancora più restrittive e incalzanti. Sia per esigenze di igiene che per la tutela ambientale. Poichè quest’ultima è comunque necessaria, le regole europee sono ineludibili, occorrono leggi nazionali e locali di sostegno alla pesca e misure da studiare e varare per il settore ittico. Altrimenti si chiude, punto e basta, e il paese con lo sviluppo costiero più grande d’Europa – l’Italia – sarà anche un paese senza pescatori. Le regole e le leggi sono attese da anni: tutti ricordano alcuni decenni fa le vongole abruzzesi caricate sui camion che lungo l’Adriatica e poi la costa ligure, portavano il pescato in Spagna. Lì lavorazione e confezione, e merce ancora in viaggio verso i nostri mercati, dove le vongole partite dall’Abruzzo e pagate due soldi ai pescatori, venivano rivendute a noi consumatori a prezzi elevati. Se non è l’arte dei cretini (quelli che la subiscono e non la impediscono), poco ci manca.


30 Dicembre 2009

Categoria : Economia
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