Ricostruzione, la legge? A giochi fatti…


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: volando su L’Aquila e panorama da palazzo Silone, sotto Paola De Micheli, Massimo Cialente) – La disinvolta Paola De Micheli l’ha detto, prima di essere travolta da urli e polemiche in consiglio comunale: la legge sulla ricostruzione arriverà, forse, entro l’estate. Poi ha confermato che “i soldi ci sono” e che “tornerà almeno una volta al mese”. Ma ha respinto ogni illazione su presunte trascuratezze del Governo nei confronti dell’Aquila e dell’area terremotata. Insomma, insultatemi pure, ma non dite che non mi occupo del problema. Cosa vera: se ne occupa.
SCUSI, SOTTOSEGRETARIA – Il resto, in Comune, è stato solo spettacolo disdicevole, gazzarra, bagarre o bolgia, scegliete il termine che preferite, e il sindaco ha dovuto oggi chiedere scusa alla De Micheli per come l’hanno accolta coloro che, forse, intendevano recitare al suo cospetto il solito copione: defedanti interventi, esibizioni oratorie, cempennanti diatribe, invettive colaticce e vacue. Un teatrino al quale la De Micheli si è sottratta. C’è da capirla.
Peccato che tali e tante foghe oratorie a scopo non identificato non servano a guarire dalle malattie l’area aquilana. In cui, dicono i più pacati, i problemi sono ben altri.

TARDIVA E OMBROSA – A cominciare dalla legge per la ricostruzione, che nasce tardiva e alquanto ombrosa. A giochi fatti.
Alla De Micheli non possono muoversi addebiti. E’ stata incaricata da poco e deve ancora insignorirsi dell’argomento. Forse non immagina in quale ginepraio è finita. Lo saprà presto…
Le sparate politiche tentate ieri, e che sentiremo ancora, ignorano un aspetto forse troppo delicato per essere affrontato da un politico. Troppi strepiti e troppa voglia di mettersi in luce. Tanti da perdere di vista il nocciolo. Tardivi e improduttivi.
Dalla distruzione, infatti, sono passati sei anni.

LA LEGGE NEL 2009 – Una legge per ricostruire presto e bene, senza rubare e senza inzuppare biscotti o andare a caccia di aureole politiche, si doveva fare subito dopo il 2009. Doveva farne una la Regione, che se ne guardò bene. Doveva farne una ad hoc per le esigenze aquilane lo Stato. Il flusso di denari e risorse, la pioggia di miliardi era troppo alluvionale per ignorare regole e paletti da imporre subito. Chi conta davvero se n’è guardato bene.
Il sindaco Cialente diceva già nel 2009: “Serve una tassa di scopo per L’Aquila e serve una legge per la sua ricostruzione”. Vox in deserto clamans. Anzi, più d’uno si adoperò per tentare di ridurlo all’angolo e costringerlo a gettare la spugna, togliendosi di mezzo.

SINDACO CORIACEO – Lui tenne duro, ma le blindature degli intoccabili seguirono gli itinerari che avevano in mente di seguire.
Se si fosse elaborata e varata una legge onesta e intelligente per la ricostruzione, insieme con una tassa di scopo per reperire risorse subito fruibili, L’Aquila sarebbe in piedi quasi interamente. Ma tanti convitati non avrebbero potuto sedersi al banchetto. Dunque le proposte lineari dovevano essere affondate anche da impenetrabili silenzi e ostracismi romani. Ma non solo romani. Chi ci dice che i potentati aquilani (politici, finanziari, economici) sarebbero stati d’accordo? Le cose troppo semplici costano meno di quelle complicate, e dunque ci si guadagna di meno…

COME DICE IL CROUPIER AL CASINO – Ora è tardi, molto tardi, e altro tempo ci vorrà. La legge arriverà – forse entro il 2015 ma chi può dirlo… – quando i giochi saranno stati fatti da tempo. Facciamo dei riferimenti, pochi ma essenziali. C’è chi ha cominciato a far soldi su soldi subito dopo l’aprile del 2009: forniture, urgenze, puntellature, imprese commerciali piombate a L’Aquila da mezza Italia, lavori stradali, emergenze e dunque niente regole. Nel frastuono drammatico del dopo sisma, è accaduto di tutto, e le inchieste giudiziarie lo dimostrano. Compresa la potente, serpeggiante infiltrazione della malavita.
Nel dopo successivo, sono diventati protagonisti grandi costruttori e impresari (che hanno preso tutto il frutto succoso degli appaltoni, lasciando i piccoli a bocca asciuta), ingegneri e architetti, geometri e tecnici, fornitori privilegiati, tutti quelli che hanno le mani in pasta, contano e pesano.

PROGETTI DA DECINE DI MILIONI – Ci sono in giro, già maturati, interventi da decine di milioni per palazzi e chiese, ad aspettare restano sono solo i privati che non contano, la gente che dopo sei anni ancora non riesce a sapere se la sua casa sarà abbattuta o ristrutturata, e soprattutto quando.
Lentezze, burocrazie, meccanismi elefantiaci fino all’esasperazione, uffici affannati, la fanno ancora da padroni. La periferia è tornata in piedi all’80%, il centro si rialza a fatica. Che senso avrà una legge per la ricostruzione prevedibile se va bene fra cinque o sei mesi? E con il più grande degli appalti, i sottoservizi, già in mani sicure e blindate?

ROMA FRENATRICE – Se L’Aquila voleva, Roma ha frenato, ha risposto con silenzi e muri di gomma. Per troppo tempo. I poteri forti, che sono fortissimi quando c’è tanto denaro che diffonde il suo profumo, hanno agito a mani basse ben prima di qualsiasi regola. Per chi bazzica o bazzicava da dilettante le case da gioco, ricordiamo la frase del croupier capotavolo: “I giochi sono fatti”.
Per la legge c’è tempo, è davvero fuori di ogni logica, insensato, strepitare adesso sul tempo che la De Micheli dedica al consiglio comunale aquilano. Anche lei, in fondo, è solo una pedina in mano a giganti senza volto, che tirano i fili delle marionette. Più che altro, li hanno tirati a sazietà fino ad oggi. Ben attenti a non consentire vere regole e una vera legge.


17 Aprile 2015

Categoria : Cronaca
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