Ingiusta galera e giusto risarcimento


L’Aquila – Scrive Giulio Petrilli: “Arriva oggi la notizia del risarcimento di sei milioni e mezzo di euro a Giuseppe Gullotta che sconto’ ingiustamente ventidue anni di carcere con l’accusa poi risultata infondata di duplice omicidio.
La corte d’appello di Reggio Calabria, ha stabilito questa somma riparatoria verso una persona che ha avuto la vita distrutta da questa vicenda.
Questo risarcimento, non lenisce nessuna ferita ma almeno e’ un segnale riparatore, anche un’ammissione di un errore giudiziario da parte dello Stato.
Sono felice di questo e mi auguro che per tutte le persone detenute ingiustamente accada cio’.
Ma cosi’ non e’.
Tanti assolti vedono respinte le proprie istanze di riparazione per ingiusta detenzione con la motivazioni del “dolo e colpa grave” dell’assolto, in sintesi avrebbero avuto cattive frequentazioni.
Due terzi delle domande di persone assolte vengono rigettate con questa incredibile motivazione.
La stessa asserita dall’avvocatura dello stato nel processo a Gullotta, che sosteneva che lo stesso avendo ammesso sotto tortura avrebbe tratto in inganno gli inquirenti.
La corte in questo caso non ha accolto questa tesi ma in tanti casi avviene ed e’ una ingiustizia incredibile.
Tanti dopo anni di carcere e poi l’assoluzione fanno domanda per la ripatazione, con spese legali, tempo e viaggi per prendere tutta la documentazione sulle sentenze e alla fine di tutto arriva il diniego motivato con due righe “dolo e colpa grave”dell’assolto.
L’innocenza non esiste.
Un paese civile dovrebbe abrogare questo comma.
Sono depositati dei disegni di legge in tal senso ma giacciono nei cassetti e non vengono mai calendarizzati.
Nonostante le tante sconfitte anche personali su questa vicenda e’ una battaglia di liberta’ che va sempre portata avanti anche se tra mille difficolta’.


13 Aprile 2016

Categoria : Dai Lettori
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