Ricostruzione, ora vorremmo sapere come: due domande al commissario Gianni Chiodi


L’Aquila – C’è il tempo dei commiati, delle ondate di ringraziamenti, anche della commozione, comprensibile nel momento in cui un personaggio “forte” come Bertolaso lascia, viene promosso ministro sul campo, e passa le consegne. Tutto ciò avviene mentre lo skyline della città è quello del 6 aprile: crollata, buia dopo il tramonto, disegnata contro un cielo indifferente con soltanto qualche gru che fa la differenza rispetto a dieci mesi fa. In sostanza, L’Aquila non c’è, come non c’era dopo aprile. Deve essere ricostruita, appunto, e c’è un commissario alla ricostruzione coadiuvato dal sindaco. Possiamo concederci una banalità in un argomento tanto drammatico? Sì, ce la concediamo: finora per il centro storico, solo parole. Non diciamo chiacchiere, perchè ci parrebbe poco rispettoso per chi si è onestamente dato da fare. Ma il risultato è quello che dicevamo sopra: ricostruzione tutta da cominciare. Per L’Aquila, come per altri centri, decine di centri grandi e piccoli. Ciò che è apparso all’orizzonte (migliaia di edifici) non c’era prima: sono case e map, containers e tensostrutture, tendoni e così via. Roba che non c’era, che è stata costruita e non ricostruita.

Del presidente Chiodi, come commissario, è doveroso aver fiducia. Prima di tutto perchè è sicuramente un gran galantuomo con un passato da galantuomo in politica e nella vita. In secondo luogo perchè nei momenti tragici, i cittadini devono essere istituzionalisti: ci sono istituzioni e autorità con dei compiti ed è un dovere, oltre che una strada obbligata, nutrire fiducia in loro. Anche perchè lì ci sono loro, mica altri, e non sarebbero possibili alternative.
Fidiamoci, quindi, pur ribadendo che la ricostruzione deve cominciare da zero. Al commissario Chiodi poniamo due domande, per ora: soprattutto sulle risorse. Si sente parlare di miliardi di euro, e Bertolaso dice: “Faremo da soli, visto che gli stati esteri non ci stanno aiutando”.
PRIMA DOMANDA : Benissimo, caro commissario: i soldi li abbiamo? Quanti? E dove sono?
Ricostruire può essere, se si farfuglia e si raffazzona, peggio che demolire. Ricostruire una città d’arte come L’Aquila, magari il più possibile simile a com’era, è un’impresa erculea e di grandissimo profilo. Qui sono in tanti a parlare, ma saranno pochi a decidere.
SECONDA DOMANA: abbiamo idee, progetti, prospettive chiare? Sappiamo quello che dobbiamo fare subito, o perderemo mesi e anni in polemiche, incontri, tavoli come si usa dire oggi, confronti, consultazioni, insomma parole? (G.Col.)
(Nelle foto: Panorami aquilani del dopo-sisma)


31 Gennaio 2010

Categoria : Cronaca
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