La Musini sarà la Callas in teatro


L’ARTISTA ABRUZZESE INTERVISTATA DA GOFFREDO PALMERINI –

di Goffredo Palmerini

Pescara – Città Sant’Angelo, in un giorno sereno di primavera. Una casa a mezza collina. Si guarda il mare, da qui. Arriva a tratti un vento che porta il sapore di salsedine e gli odori delle piante in fiore con l’arrivo d’una primavera mite. Siamo qui per incontrare Daniela Musini, un’artista davvero poliedrica: scrittrice, musicista, drammaturga e attrice, studiosa di Gabriele d’Annunzio. La sua penna feconda ha riservato una particolare attenzione a donne singolari: Cleopatra, Messalina, Lucrezia Borgia, Madame de Pompadour, Mata Hari, Eleonora Duse. Ed ora Maria Callas. L’ultimo suo lavoro di scrittura teatrale è appunto “Maria Callas, la Divina”, un monologo che presto andrà in scena a Busseto, nel Festival verdiano, con un’anteprima nel Teatro Comunale di Atri. Cerchiamo di saperne qualcosa in più di questa nuova avventura d’autrice e interprete teatrale. La conversazione con Daniela è sempre intrigante, facondo il suo eloquio, dense di fascino le pause, le pose del volto, la gestualità misurata, l’espressività dei grandi occhi verdi. Parlare con lei rivela un mondo interiore ricco di sensibilità e di talento artistico. Questa l’intervista che Daniela Musini ci ha volentieri rilasciato.

“Maria Callas, la Divina” è il nuovo lavoro teatrale che hai scritto e che interpreterai sulle scene italiane ed internazionali. Daniela, come è nata l’idea di un monologo su Maria Callas?

«Maria Callas è presente nella mia vita fin da bambina, grazie a mio nonno Mimì che adorava la Lirica e che è stato colui che mi ha iniziato alla Musica. Da piccola avevo paura del buio e poiché la mia cameretta era adiacente alla cucina, lui la sera si metteva accanto alla grande radio e, girando le manopole, andava alla ricerca di Puccini, Bellini, Verdi, soprattutto delle arie da lei cantate. “Vissi d’Arte vissi d’Amore” da “Tosca” o “Casta Diva” da “Norma”, interpretate proprio da Maria Callas, sono state le mie ninne nanne. Se ho scritto questo monologo, la motivazione va ricercata non solo per celebrare i 40 anni della morte della Divina Callas, ma anche per rendere omaggio a quel mio nonno così sensibile, amorevole e così determinante nelle mie scelte artistiche.

La Callas è un’icona della Lirica, idolatrata ancor oggi da milioni di persone. Non ti spaventa cimentarti in un ruolo così impegnativo?

Ne sono terrorizzata, ma anche entusiasta. Mi piacciono le sfide ardue, difficoltose, coraggiose. Mi sono accostata al suo personaggio con umiltà, dedizione, impegno. Così come avevo fatto per un’altra “divinità”, Eleonora Duse, che ho interpretato in tutto il mondo. Il metodo di approccio è stato lo stesso. Ho letto molto, studiato tanto, e nel caso della Callas, ascoltato tantissimo, per cercare di compenetrarne l’essenza artistica, lo smisurato ed inarrivabile talento, ma soprattutto la sua anima ferita e dolente, intensa e drammatica. Lei è stata una donna coraggiosa, passionale ed intensa di cui ho cercato di raccontare, sia nel testo, come pure nell’interpretazione che ne darò a Teatro, la sua anima, rendendone tutte le sfumature temperamentali: la mia sarà una Callas appassionata e sensuale, sarcastica e tragica, ironica e irruenta. Spero di coinvolgere ed emozionare, anche grazie all’intelligente e coinvolgente regia di Federica Vicino.

Il tuo monologo ha già avuto riconoscimenti letterari importanti. Un testo struggente ed intenso, vero?

Maria Callas, la Divina è stata prima al Premio L’Unicorno di Rovigo e ha vinto il Fiorino d’oro – primo premio assoluto – al XXXIV Premio Firenze. Ne sono lusingata come scrittrice. Ambientato nell’appartamento parigino dell’Artista, in un giorno preciso – il 16 settembre 1977, suo ultimo giorno di vita –, il monologo è una sorta di memoriale, o meglio un testamento spirituale, che lei consegna ad un’immaginaria giornalista (assente sulla scena). Si snoda attraverso ricordi e flashback in cui racconta i propri trionfi d’Artista, ma soprattutto le proprie passioni e sofferenze di donna ardente e fragile, tigrina e affamata d’amore. La passione intensa e devastante con Aristotele Onassis, il dolore straziante per la perdita del figlio Omero, il rimpianto per una carriera leggendaria peraltro connotata anche da momenti difficili, e la struggente solitudine degli ultimi anni, costituiscono la materia attorno alla quale si snoda il percorso narrativo, punteggiato da foto e lacerti di video della Callas Artista e dalle toccanti melodie da lei cantate, che ho scelto con estrema cura per sottolineare i momenti più intensi e coinvolgenti del monologo. Nei miei lavori teatrali la Musica non è mai un sottofondo, un tappeto, un accompagnamento, ma un “personaggio” tangibile e palpitante.

La Prima nazionale sarà prestigiosa: al Teatro Verdi di Busseto, il 21 maggio prossimo, nell’ambito del Festival Verdiano. Ci sono tutte le premesse per un’altra delle tue entusiasmanti tournée in giro per il mondo…!

Credo che non avrei potuto sperare di meglio. Una tappa davvero straordinaria, in un Teatro meraviglioso e ricco di storia, costruito per onorare il cittadino più illustre: Giuseppe Verdi. Ho tuttavia voluto che l’anteprima, in pratica il debutto, avvenisse nel mio Abruzzo che amo tanto. E così venerdì 7 aprile, alle 21, il sipario del Teatro Comunale di Atri si aprirà per la prima volta su “Maria Callas, la Divina”. E il cuore fa già capriole. Spero poi di portarlo anche in giro per il mondo, augurandomi che anche a questo lavoro teatrale arrida lo stesso successo tributato al mio precedente monologo sull’altra Divina, la Duse.

Sarà un successo, ne sono certo. Al tuo talento indiscusso aggiungi sempre un elemento determinante: il grande amore per le cose che fai. Si riconosce sempre quel quid in più, la tua cifra d’artista. Lo dico semplicemente da osservatore. Per concludere, definiscimi in tre parole questo tuo nuovo spettacolo.

Intenso, potente, struggente. Voglio colpire direttamente il cuore degli spettatori. Prometto grandi emozioni.»


28 Marzo 2017

Categoria : Le Interviste
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