^[1]L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Ho letto l’articolo titolato “non puo’ rinascere una citta’ dove la regola e’ il mutismo” e mi permetto di aggiungere qualcosa che mi addolora sempre piu’.
Che non ci sia mai stata nessuna intenzione di ricreare il tessuto sociale e con questo quello strutturale della citta’ l’avevamo capito da subito Nell’articolo si parla di mutismo ma a me viene in mente qualcosa di peggio. Perche’ chi sia a “comandare” e’ fin troppo evidente e che della vita e del futuro degli aquilani non freghi nulla a nessuno lo e’ altrettanto.

L’abbiamo gia’ detto ma tocca ripeterlo; che ne sara’ delle scuole di viale Duca degli Abruzzi, quando torneranno ad ospitare folle di studenti? Che ne sara’ della Caserma Rossi, sulla quale c’e’ una cortina inviolabile? Quando il liceo Classico Cotugno, parte integrante della struttura sociale cittadina, tornera’ in centro? E la De Amicis? E le sedi degli istituti di credito, delle Poste, degli uffici che davano vita al centro storico? Mai!!! Possibile che tutti gli uffici, tutte le scuole e le facolta’ universitarie siano sparpagliati a km da dove stavano prima?

E chi cavolo ospiteranno le centinaia di case e palazzi che si continuano a costruire dovunque? Si continua a blaterare di rinascita, di citta’ modello che dovrebbe attirare migliaia e migliaia di persone. A fare che? Il tour delle paninoteche, delle mescite di alcool ecc, delle pizzerie, arrivate a superare come numero in maniera spaventosa quelle che c’erano prima? E il ponte Belvedere, e il complesso dell’ex Neuropsichiatrico, e l’ex orto botanico? Di qualcosa pero’ si parla e come ovvio e’ sempre roba che ha a che fare con nuovo cemento, visto che non ne siamo gia’ soffocati abbastanza.

Sara’ mutismo ma a me ricorda un altro “mutismo” molto diffuso al Sud….

Intanto c’ e’ chi si inebria per la visita di tizio o le belle parole di caio, sempre, guarda caso, frequentatori della stessa “parrocchia”.