“Nel ‘16 le promesse. Risultati a fine 2017? Zero”


(ACRA -) “A inizio 2016 la maggioranza regionale a guida PD annunciava lo stanziamento, nell’ambito del Masterplan, di dieci milioni di euro (due dei quali immediatamente spendibili) per la messa in sicurezza del Sito di Interesse regionale (SIR) di Chieti scalo e di quello del Saline-Alento. Il 2017 volge al termine e nulla pare essere stato neppure programmato. Le sole indagini esplorative realizzate hanno solamente confermato quanto già noto a tutti. Questi sono i fatti. Basta con la politica che si nutre di annunci roboanti ma il cui livello di concretezza lambisce lo zero. La collettività ha estremo bisogno di azioni incisive che ne tutelino i propri diritti. E quando i diritti riguardano la salute, la celerità dell’agire deve essere assoluta”. E’ severo il contenuto del comunicato stampa che il Consigliere Leandro Bracco ha reso noto questa mattina e che concerne una tematica assai delicata che da anni attiene a una zona specifica della città di Chieti. Una zona per la quale centinaia di residenti, già da parecchio tempo, si sono mobilitati facendo sentire la propria voce. “Attraverso indagini condotte già nel 2008 e dunque quasi un decennio fa da Comune e Provincia di Chieti e dall’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (ARTA) – spiega l’esponente di Sinistra Italiana – le aree agricole e industriali che si trovano sia a Nord che a Sud della parte occidentale di Chieti scalo risultavano fortemente inquinate. Suolo, sottosuolo, falde e acque sotterranee – riferisce Bracco – evidenziavano concentrazioni altissime di inquinanti come ad esempio le famigerate sostanze organiche clorurate ma anche solventi, metalli e diossine”. “Con DGr n.121 del 1° marzo 2010 – prosegue il Consigliere – la Regione Abruzzo istituiva il Sito di Interesse regionale (SIR) denominato Chieti Scalo. Il contenuto di quel documento è un pugno nello stomaco. Si legge infatti che ‘le indagini effettuate hanno evidenziato la presenza di rifiuti interrati misti, urbani e speciali, trovati in diversi punti dell’area compresa tra il nucleo industriale e il fiume Pescara, direttamente a contatto con le acque della falda superficiale, nonché l’accertamento della contaminazione anche a carico delle acque sotterranee della falda profonda’”. “Una situazione dunque di estrema gravità – evidenzia Bracco – la cui notevolissima pericolosità è amplificata dal fatto che le varie sfaccettature di quella realtà devastante sono a conoscenza di tutte le pubbliche autorità. Situazione resa ancor più grave dalla presenza, da un lato, di diversi siti industriali dismessi o attivi e, dall’altro, della vecchia discarica comunale di via Penne”. “Da anni – sottolinea Bracco – coloro i quali vivono in quelle aree subiscono gli effetti di una situazione ambientale assolutamente degradata e ai confini della sostenibilità. I diversi comitati, come ad esempio quello denominato ‘Cittadini di via Penne’, sono ai limiti della sopportazione. Sì perché mentre attendono che le istituzioni, a cominciare dal Comune di Chieti, provvedano ad attuare almeno la messa in sicurezza del sito, subiscono gli effetti deleteri delle contaminazioni”. “Gravissimo – rimarca il Consigliere regionale – è infatti constatare che delle attività di caratterizzazione e messa in sicurezza permanente promesse tramite annunci altisonanti non ci sia traccia alcuna. E il diritto alla salute e a vivere in un contesto ambientale sano? Negati”. “Basta perdere tempo e illudere la collettività. Le persone che vivono in quelle aree non sono individui di serie B. Tutti abbiamo gli stessi diritti e doveri. Tutti. I cittadini devono trovare precise e puntuali risposte alle proprie necessità non nelle parole e nell’arte del filosofeggiare bensì nei fatti”. “Immediata deve dunque essere, da parte degli enti competenti, la predisposizione non solo delle attività di caratterizzazione ma soprattutto di messa in sicurezza. Il tempo – conclude Leandro Bracco – è abbondantemente scaduto” (Com)


20 Novembre 2017

Categoria : Politica
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