UnivAq, i mercoledì della cultura


L’Aquila – Mercoledì 17 gennaio alle ore 18,15 prenderà avvio la stagione invernale dei Mercoledì della cultura.
La divulgazione presso i cittadini del sapere e dei risultati della ricerca è un momento importante dell’attività universitaria. Per dare una nuova opportunità affinché la cittadinanza possa incontrare e dialogare con studiosi e ricercatori, l’Ateneo aquilano propone I mercoledì della cultura, presso l’osteria “Pantasima” (Via Garibaldi 55).
A partire dalla formula del caffè culturale, si illustreranno in forma divulgativa questioni, opere e idee legate alla ricerca universitaria; inoltre si racconteranno recenti eventi, scoperte, premi internazionali nei vari settori della cultura umanistica, scientifica e tecnologica.
L’auspicio è di mettere al centro la cultura e la sua produzione in un linguaggio semplice ma non semplicistico, in un’atmosfera conviviale.

La sesta stagione dei mercoledì della cultura, nell’inverno 2018, vedrà gli interventi di:

- Maurizio Biondi, zoologo all’Università dell’Aquila, su fauna e ambiente nell’Appennino centrale. L’Orso marsicano, il Camoscio d’Abruzzo, il Fringuello alpino, la Vipera dell’Orsini, sono solo alcune, le più conosciute, tra le emergenze faunistiche presenti nell’Appennino centrale. Ma qual è la loro storia? Il racconto di un viaggio virtuale nel tempo sulle trasformazioni passate, presenti e future, della fauna centroappenninica attraverso le glaciazioni, l’impatto antropico ed il global warming (17 gennaio 2018).
- Michele Marchese, chirurgo endoscopista all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, su come internet ha modificato il modo con cui medico e paziente interagiscono. Tra dottor Google e autodiagnosi, fake news e medicina difensiva, webautonomy e cyberchondria, NewsGroup e Telemedicina, si propone una guida semiseria al rapporto medico-paziente all’inizio del terzo millennio (21 febbraio 2018)
- Luigi Gaffuri, docente di Geografia umana all’Università dell’Aquila, sul senso che oggi diamo al tema dell’immigrazione. La sequenza di sbarchi e morti nel Mediterraneo, con lo spazio che tutti i media le riservano, fa dimenticare i cinque milioni di migranti regolari in Italia che quotidianamente svolgono il loro lavoro conducendo una vita normale. Chi si preoccupa più di restituire un’immagine di normalità alla presenza straniera nel nostro paese? Perché si continua a parlarne in termini di emergenza, come se fosse un fatto straordinario e imprevisto? (14 marzo 2018)


16 Gennaio 2018

Categoria : Cultura
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