Pellegrinaggio giovani, omelia mons. Forte


Chieti – Pellegrinaggio dei giovani d’Abruzzo a San Gabriele e a Roma – (10-12 Agosto 2018)
Omelia di + Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto e Presidente CEAM
(Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, 10 Agosto 2018).

Cari Fratelli vescovi,
Cari sacerdoti e Diaconi,
Carissimi Giovani!
Inizia con questa celebrazione il nostro pellegrinaggio verso l’incontro con papa Francesco al Circo Massimo a Roma, che culminerà domenica mattina nella celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro. Oggi è la festa di san Lorenzo, diacono al servizio della Chiesa romana del III secolo, che assisteva il Papa nelle celebrazioni liturgiche, distribuiva l’eucaristia e amministrava le offerte fatte alla Chiesa specialmente a beneficio dei poveri. Scoppiò in quel tempo una nuova persecuzione contro i cristiani, che andò crescendo di intensità fino al momento in cui l’imperatore Valeriano ordinò la messa a morte di vescovi e preti. Così il vescovo Cipriano di Cartagine, dapprima esiliato, venne decapitato. La stessa sorte toccò ad altri pastori e allo stesso papa Sisto II, ai primi di agosto del 258. Si racconta che Lorenzo lo abbia incontrato e gli abbia parlato, mentre andava al supplizio. Poi il prefetto imperiale ordinò di arrestare lui, chiedendogli di consegnare “i tesori della Chiesa”. Lorenzo si affrettò a distribuire ai poveri le offerte che erano ancora nelle sue mani, comparve quindi davanti al Prefetto dell’Urbe e gli mostrò la turba dei malati, storpi ed emarginati che lo accompagnava, dicendo: “Ecco i tesori della Chiesa”. Allora venne messo a morte, secondo un’antica “passione”, raccolta da sant’Ambrogio, “bruciato sopra una graticola”, supplizio che ispirerà opere d’arte, testi di pietà e tradizioni popolari per secoli. Il corpo venne deposto in una tomba sulla via Tiburtina, su cui Costantino costruirà una basilica, restaurata nel secolo scorso, dopo i danni del bombardamento americano su Roma del 19 luglio 1943. Nella vita del diacono Lorenzo emergono tre tratti, che sono in piena corrispondenza con quanto oggi la liturgia della Parola ci dice.
Il primo tratto è la gioia: Lorenzo è animato da una gioia profonda, che lo sostiene in tutto il suo impegno e nelle difficili prove che dovrà affrontare, fino a quella suprema del martirio. È una gioia incomprensibile ai suoi persecutori, ma che ben possono comprendere i credenti che ascoltano la parola di Paolo, oggi a noi proclamata dalla seconda lettera ai Corìnzi (2Cor 9,6-10): “Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”. La gioia sta nel donare largamente, e nasce dall’esperienza di sentirsi amati da un amore sovrabbondante, senza misura: “Dio – afferma l’Apostolo – ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene… Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia”. Chi si riconosce raggiunto da un dono d’amore gratuito e senza misura, com’è quello che Dio fa a chi in Lui confida, è pieno di gioia, e da questa stessa gioia è spinto a condividere con gli altri quanto ha ricevuto.
Carissimi giovani, noi siamo tutti affamati di vera gioia, mendicanti di un amore che colmi tutti gli spazi della nostra anima e faccia del nostro cuore una fonte viva d’amore per quelli a cui il Signore vorrà mandarci. Sfido chiunque a sostenere di non desiderare la gioia, di non volerla sperimentare. E a quelli che la sperimentano, come avviene per chi ha il dono di aver incontrato l’amore di Gesù, domando se non sia vero che chi vive nella gioia diventa collaboratore della gioia altrui per la stessa sovrabbondanza del dono ricevuto. Mendicanti d’amore come siamo, quando veniamo raggiunti dall’amore divino, conosciamo come una trasfigurazione e sentiamo di non poter fare a meno di portare ad altri la gioia che è stata data a noi. Siate irradiatori della gioia, accoglietela con l’amore con cui Dio vi ama e trasmettetela agli altri con l’eloquenza dei gesti e della vita, con la semplicità del sorriso, la serietà dell’impegno, la forza contagiosa della vostra fede e della vostra carità, mai stanchi di cominciare di nuovo ad amare, donando gratuitamente quanto gratuitamente avete ricevuto.
Il secondo tratto che caratterizza l’esperienza del diacono Lorenzo è il sacrificio. È la legge del vero amore, vissuta in prima persona da Gesù che ha consegnato se stesso per noi sulla Croce, e da Lui espressa con l’immagine che oggi ci consegna il Vangelo (Gv 12,24-26): “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Perché un’esistenza sia feconda, essa deve essere spesa senza misura, pagando il prezzo dell’amore col dono sacrificale di sé. È ancora Gesù ad esplicitarlo: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Certo, è una parola esigente questa: in un mondo in cui si fa a gara a catturare l’“audience” e a misurare sul consenso il proprio successo, Gesù è controcorrente. Egli annuncia sì la vera gioia, ma non esita a chiedere di percorrere la via del sacrificio per ottenerla. Carissimi giovani, non abbiate paura, allora, di chi vi chiede sacrificio per una causa bella e giusta; temete piuttosto chi vi lusinga con promesse facili, chi usa con voi lo specchietto delle allodole per contrabbandare gioie false e mete fasulle. La vita non vale per il piacere fugace e triste di un’evasione o di uno stordimento della mente e dei sensi, ma per la bellezza umile e consapevole di spenderla bene, per un amore che vinca la morte e semini gioia e pace nei cuori, collaborando a costruire una società più giusta per tutti. Come amava ripetere don Tonino Bello, siate i “cirenei della gioia”, pronti a caricare su di voi la Croce di chi è più debole e stanco, riconoscendovi il volto di Gesù condannato che chiede aiuto e che vi dona in cambio la Sua gioia, più grande di ogni sconfitta possibile. Spendetevi senza misura per ciò per cui vale la pena di vivere e non avrete rammarichi di aver vissuto invano, né sperimenterete la noia che nasce dalle passioni tristi, inseguite per dare un ingannevole senso alla vita.
Infine, come ci dice ancora il Signore nel vangelo di oggi, non dimenticate che chi ama veramente e si dona senza misura, non è mai solo: un Altro ci ha preceduto e ci accompagna sulla via del dono, aiutandoci a vivere il nostro esodo da noi stessi senza ritorno. Quest’Altro, questo meraviglioso amico, “Cireneo” della gioia di tutti, è Gesù: “Se uno mi vuole servire, – ci dice – mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. È la promessa più bella che avrebbe potuto farci: non solo Gesù ci assicura di essere con noi nel cammino dell’amore vissuto e della vita donata, ma ci fa capire che quest’amore non avrà mai fine. L’amore vincerà la morte: dove Lui è ora, nella gloria di Dio, sarà anche chi lo ama e in Lui ha imparato ad amare. E come il Padre ha onorato il Figlio crocifisso e abbandonato con la gloria della resurrezione, così onorerà chi non avrà esitato a spendere tutto se stesso per la causa più bella per la quale vivere, la causa del regno di Dio, che si prepara nell’umiltà del nostro presente, ma sarà pienamente manifestato quando Dio sarà tutto in tutti e il mondo intero sarà la patria di Dio. Verso questa meta bella camminiamo insieme con Gesù, radunati da Lui, uniti nel Suo corpo, che è la Chiesa, vivificati dal Suo Spirito di vita e pellegrini innamorati e gioiosi nella speranza rivota alla città celeste. Ci accompagnino la Vergine Madre Maria, donna dell’ascolto e del dono senza misura, e il diacono Lorenzo, amico e servitore dei poveri.
Lo chiedo al Signore con una preghiera che ho scritto proprio per i giovani, per voi che rappresentate la primavera del mondo e potete tirare col sì della Vostra risposta di fede e d’amore qualcosa della bellezza futura promessa nell’oggi del nostro tempo, difficile e travagliato, ma anche così bisognoso di amore generoso e di speranza affidabile:

Signore, aiutami a comprendere
che il vero, grande pellegrinaggio della mia vita
è quello verso la profondità di me stesso,
dove mi attendi Tu che mi hai creato
per dirmi parole d’amore e aiutarmi a realizzare
il progetto che da sempre hai pensato per me.
Fa’ che io non fugga davanti al fuoco del Tuo amore,
accetti anzi di arrendermi al Tuo abbraccio,
per andare non dove forse avrei voluto,
ma dove è bene per me e per coloro che mi affidi.
Fa’ che io sappia dirTi con umiltà e coraggio:
Eccomi, ci sono! – come un giorno disse,
rispondendo all’Angelo dell’annuncio,
la Vergine Madre Maria.
Sia Lei ad accompagnare la consegna di tutto me stesso a Te,
per lasciarmi condurre con docilità e fiducia
ai pascoli della vita, che Tu hai preparato per me.
E fa’ che riconosca nella Tua Chiesa,
comunità di fratelli e sorelle uniti nel Tuo Spirito,
raccolta dai pastori che Tu hai voluto
in comunione e sotto la guida del Vescovo
della Chiesa che presiede nell’amore,
il grembo vitale dove il mio sì diventerà possibile
e la mia gioia piena, nel tempo e per l’eternità.
Allora, riconoscerò rivolta a me
la Tua parola di promessa e di missione:
Va’ e annuncia il mio Vangelo a ogni creatura
per i sentieri dove Io ti condurrò, a coloro cui Io ti invierò
e che attendono proprio te per ricevere il dono
che cambierà loro il cuore e la vita. Amen. Alleluia!


10 Agosto 2018

Categoria : Attualità
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.