11 anni e non ci siamo ancora…


La storia del mancato parco urbano di Piazza d’Armi a L’Aquila è indefinibile. Bisognerebbe usare male parole, e non lo faremo, o cercare qualche aggettivo idoneo, e non ce ne sono.
Comincia nel 2008, quando il Comune acquisisce l’area ex militare, per impedire speculazioni. Che forse avrebbero almeno prodotto dei risultati, invece del pauroso nulla attuale dopo ben 11 anni.
I giornali hanno avuto la pazienza di raccontare la storia, in cui i lettori non hanno capito nulla. Una storia da film dell’orrore o dell’assurdo, se si pensa che i soldi c’erano e tre milioni di avevano donati gli australiani. Va bene che ci sono burocrazia, politica, frenatori, interferenze, manovre sotterranee per non fare, e chi sa che altro. Va bene che siamo a L’Aquila, dove le incompiute sono storia pesante e documentata.
Ma 11 anni per non fare e poi dire, come sta avvenendo, che corre ancora del tempo, è il non plus ultra.
Non ci sono aggettivi, come vedete. Se ne avete, mandateceli. Il nostro vocabolario è esaurito. Sgondio e grinzoso come le tette di una strega. Come anche la voglia di tentare di capire una città indecifrabile. Votata al masochismo e, peggio ancora, al ridicolo.

PEWNSIERINO – Sul bianco di un monumento ai caduti, i nomi di chi non tornò Un triste elenco che nessuno neppure legge mai. Ha senso? Con rispetto, noi non ne vediamo.



07 Maggio 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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