Lettere – Sulla “scomparsa” di Mercatone Uno

L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Non e` la prima e non sara` purtroppo l’ultima dimostrazione del modo dissennato con cui da anni vengono “gestiti” la distribuzione e il commercio.
Da una parte, appunto, la “grande distribuzione” e chi spinge per spalmarla ovunque e dall’altra la morte del commercio a misura d’uomo nelle citta`e nei picci centri. Artefici di primo piano i politici, in particolare sindaci di una miriade di comuni, ottenebrati dall’idea del centro commerciale luna park, pieno di luci, musica, con gente che si vede girare come inebetita, magari dopo aver messo il vestito buono ed esser passata dal parrucchiere. Simili a stuoli di alieni che consumano inutilmente tempo ed energie nel nulla, passando dallo struscio di una volta, in luoghi pieni di storia e vita a questo stato di auto annebbiamento Di contro la contemporanea morte per inedia dei centri storici, pian piano svuotati di ogni energia, sia a livello materiale che in termini di presenza di “umani”. Con il goffo trapianto, senza un briciolo di programmazione e di attenzione per i risvolti sociali, di quanto di piu` squallido e ripetitivo esista al posto di attivita` che oltre alla funzione vitale legata al commercio facevano parte del dna di citta` sia piccole che grandi. Via le librerie e antichi negozi o botteghe artigiane e inflazione di locali che sembrano clonati, tutti uguali e desolatamente ripetitivi. Mai che qualcuno tra tanti sedicenti amministratori nell’ex “bel paese” abbia riflettuto sul fatto che se una persona mangia un piatto di spaghetti ogni due giorni non ne mangera` di piu` se aumentano forsennatamente i punti vendita. Ovvero se oggi inaugurano un nuovo… mega capannone pieno di tutto, domani ne chiuderanno altri. Mettendo lavoratori e famiglie nei guai.