Conte non ne può più: come noi


Stasera, 3 giugno, al tramonto, il premier Conte ha detto che non ne può più. Lega e Cinque stelle la smettano, o lui se ne va a casa e ci pensi Mattarella. Il tranquillo professore di diritto alla fine si è stufato alla grande, anche si svolgere un ruolo da spegnifiamma tra i tiri incrociati di Lega e Cinquestelle.
Conte si è stufato oggi, noi ci eravamo stancati già da tempo: una Italia da operetta, un ambiente da lavatoio, non servono a farci uscire dai problemi. Tanto meno le chiacchiere: false anche quelle, come le promesse di fare la pace e andare avanti. Ma verso dove?
Tra poco l’Europa, invece di cacciarci a calcioni, pagherà il biglietto per assistere alle scene più ridicole mai svoltesi nella politica italiana. Sembra la festa dei cento giorni tra studenti troppo fatti o bevuti.
Professore, stavolta ha ragione da vendere. Stanco lei, stremati noi.
Poi vedremo come andrà a finire davvero.

PENSIERINO - Professore, umilmente un consiglio: se dovesse capitarle ancora, non impieghi tanto tempo a ringhiare un po’. Qui si dice: chi pecora si fa, il lupo se la mangia.



03 Giugno 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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