Caramanico e i luoghi della memoria


di Gianfranco Giustizieri) -
Caramanico e i territori circostanti ritornano spesso tra le pagine della scrittrice aquilana Laudomia Bonanni. Sono i luoghi delle prime esperienze professionali (San Tommaso di Caramanico, Abbateggio, dal 1926 al 1929) e dei primi successi narrativi (Seme), i luoghi di un grande romanzo (La rappresaglia) e dell’affetto e delle amicizie. Luoghi della memoria nei quali ha insegnato nei suoi primi anni, dove fu in compagnia della sorella Maria Luisa che lì conobbe Corrado Colacito valente professore e storico, autore del libro Sotto il tallone tedesco. Cronaca di un paese d’Abruzzo, dal quale la Bonanni trasse ispirazione non solo per il suo Seme, ma per molti elzeviri alcuni dei quali confluirono nel romanzo La rappresaglia con i comuni di Roccamorice, i contrafforti della Majella e l’ eremo di Santo Spirito a Majella.
Nel leggere la cronaca di questi giorni per la chiusura improvvida delle Terme di Caramanico, il pensiero corre agli antichi splendori, quando le Terme erano considerate “tesoro” di un territorio e bene prezioso da salvaguardare e da rinnovare per rispondere alle esigenze di una clientela sempre più internazionale con i conseguenti vantaggi per l’economia locale. Le stesse Amministrazioni del tempo consideravano un onore poterle “curare” anche per transitare il nome di un piccolo comune abruzzese in luoghi lontani. E di tutto ciò molti articoli della Bonanni ne danno ampia testimonianza. Elzeviri di terza pagina usciti sui maggiori quotidiani italiani, distanti nel tempo, anche ripresi e riproposti con varianti necessarie dettate dalle mutate condizioni sociali ed economiche ma tutti indirizzati verso la valorizzazione turistica di un luogo e di paesaggi degni del pennello di grandi pittori.
A Caramanico basta un bicchiere per togliervi il bastone di mano, «Il Giornale d’Italia», 13 ottobre 1951 è il primo elzeviro generatore rintracciato che comprende diverse mutazioni nel corso degli anni, l’ultima versione l’abbiamo l’8-9 agosto del 1961 con Arrivano dalla Maiella le prodigiose acque di Caramanico.
Per cui andiamo a scorrere le colonne dell’elzeviro “di partenza” il più fresco di memoria, che s’incentra su sei nuclei narrativi, tagliamo qua e là per necessità di riproduzione e estraiamo le frasi più significative:
-la stampa di propaganda per l’inaugurazione delle nuove terme, a 50 anni dalla nascita delle “Antiche Terme di Caramanico” con la riproduzione di una vecchia stampa del 1901 ripresa dal quadro di Michetti Figlia di Jorio, contornata dal margine con le firme “scritturine inclinate sottili, del tempo che non usava la stilografica, delle personalità convenute, fra cui quella, più estrosa e verticale, di Francesco Paolo Michetti”;
-la descrizione del Morrone che “La mattina stenta a disvilupparsi, quando mette fuori, in un brano d’azzurro, il suo duro cocuzzolo di sasso, nella vallata si attarda un mar di vapori. Se si fanno rosa, infine appaiono Orte e Orfento, il fondo verdecilestro a perdita d’occhio, le filagne dei pioppi lungo i pendii, e tutta la magica bellezza del profondo panorama.”;
-Caramanico, “È un paese di sassi, un bello aspro difficile paese, costruito con la sostanza medesima della montagna, col suo più intimo nerbo. Delle pietre riunite è fatta ogni casa … con vicoli brevi tutti fatti di questi ciottolosi scabri … Dal sasso dei muri pende gramigna, al sasso dei davanzali verdeggia un minuto basilico dall’aroma intenso”;
-gli abitanti con le vecchine “che portano ancora il costume benché senz’ori: sulla sottana a piegoni fondi fittissimi, il bustino di velluto nero, con scamiciato bianco rappreso alla scollatura ovale, che si copre di uno strapizzo, nelle feste a ricamo o merletto, anche bianco”;
-l’acqua, sempre miracolosa, quella della sorgente del Pisciarello che i caramanichesi bevono perché non fa per loro quella che puzza: “Lì si adunano comitive indigene con chitarra e mandolino. Si canta … si balla …” e quella dei villeggianti, sulfurea, che passeggiano con il bicchiere in mano per gli ampi viali pianeggianti;
-il fatto dell’anno: il furto della preziosa statuetta Madonnina nera di Caramanico, rubata a primavera da un ignoto ladro che aveva creduto di esser fatta di tutt’oro per cui ogni festeggiamento dedicato alla grandiosa festa della Madonna era stato annullato e la gente viveva in gran lutto.
Altri elzeviri nel tempo, tutti per mettere al centro un territorio da non trascurare e da considerare quasi un sogno paesaggistico da concretizzare per viaggiatori erranti nel nostro Abruzzo.


13 Giugno 2019

Categoria : Storia & Cultura
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