Fucino, dove sono i disoccupati?


Nell’orto d’Abruzzo, il rigoglioso Fucino e le sue migliaia di imprese agricole, mancano braccia per il raccolto. Una prospettiva da incubo nel momento da incubo in cui – si fa per dire – viviamo. Sarebbe meglio dire vegetiamo in attesa che in virus muoia.
Per il momento a morire pare sia la nostra economia. Servono lavoratori. Quelli che c’erano non sono tornati. Alcuni lineari ragionamenti. Se i salari sono, come si dice, regolari e da contratto, perché non si trovano lavoratori? Se alcune centinaia li hanno trovati, perché non sono migliaia, o almeno tanti quanti si dice siano i bisognosi di salario? Esistono i titolari di reddito di cittadinanza. E poi tanti altri che non hanno lavoro, per un motivo o l’altro. E’ impossibile capire questa situazione. Chi ha bisogno di guadagnare teme la zona del Fucino per qualche motivo? Oppure teme solo che la terra sia troppo bassa e faticosa?
I soliti tuttologi, economisti e sociologi da bar, esperti , sapienti, quelli che quando sproloquiano non capisci nulla perché non dicono nulla, si facciano avanti. Spieghino.

PENSIERINO – Ora temiamo tutti il virus che esiste, anche se non lo vediamo. Fra poco arriveranno le zanzare e i moscini. Nessuno se ne occupa, figuriamoci. Intanto svolazza in cielo qualche rondine.



20 Aprile 2020

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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Commenti
Reno Giovagnorio

20 aprile 2020
18:29

Molte braccia tolte all’agricoltura potrebbero dare un sostanzioso contributo alla bisogna. Leggasi, per esempio, il ricorso all’aiuto degli squinternati politicanti che massacrano impunemente la nostra regione da diversi anni.

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