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Lettere – Le piante non si “ammalorano” caso mai si ammalano

10 giugno 2020 @ 18:05 Categoria: Dai Lettori

[1]L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Va molto di moda il verbo ammalorare, che fa subito pensare al mandare in malora. Se involontariamente o no e` tutto poi da verificare. Si usa principalmente per descrivere lo stato di opere in muratura, del manto stradale ed altri manufatti ridotti male. Accade spesso dovunque. L’Aquila e` un caso a parte, visto che a partire dal dopo terremoto pare che questo “verbo” riguardi sempre piu`gli alberi. Che molto spesso passano per ammalati terminali anche se sarebbe bastato potarli o eliminarne i parassiti, oppure non soffocare le radici con cemento e asfalto. Poi ad esequie celebrate, magari con le salme “scomparse” e fatte a pezzi a via di seghe elettriche, qualcuno se ne accorge. Sta di fatto che col pretesto delle demolizioni spesso s’e` creato l’alibi per farne fuori parecchi, per velocizzare e per facilitare le ricostruzioni. Aggiungendo, per chi non lo sapesse, che per far secco un albero, magari secolare, basta usare una siringa per iniettarvi un po di robaccia attraverso un piccolo buco nel tronco (per gli scettici, i particolari leggendo le cronache; tra tanti episodi, quello di Sondrio nel 2009). Resta la sciagura per la natura e la gente, provocata dalla decimazione degli alberi. Per qualcuno invece e` il passepartout per qualche mq in piu` o per “allargare” qualche attivita` commerciale. Un passo indietro riguardo la potatura, che va fatta come Dio comanda, da esperti. Quindi non con la cosi detta capitozzatura, che consiste nel lasciare un tronco con tanti monconi, una sorta di scheletro. Rami e foglie rispunteranno ma in maniera innaturale, con foglie meno numerose, producendo l’indebolimento della pianta. Del resto, tornando a L’Aquila, tranne che tra il 50 e la meta` degli anni 60, il verde e`sempre stato visto piu` come un problema che una opportunita` e molti interventi sono stati a dir poco discutibili, se non assurdi. Come la pretesa di sostituire alberi (ovviamente….. ammalorati…. ) con delle siepi, qualche anno fa, vicino la basilica di Collemaggio. O con punte di ridicolo, come quando decine e decine di anni fa venne la bella idea di fare il censimento delle piante. Risultato finale? Una targhetta numerata inchiodata su alberi oramai ridotti a fossili. Certo, la manutenzione e gli esperti hanno un costo. E fondi non ce ne sono. Magari si trovano per altro….


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