12° anniversario sisma 2009: le parole del sindaco P. Biondi e dell’arcivescovo G. Petrocchi


L’Aquila – (F.C.). “Oggi più che mai è il tempo della preghiera, comunque la si voglia intendere e praticare. Preghiera che è corresponsabilità, ma anche la forza che permette di affrontare la complessità della vita. Tutto dipende da noi, Dio non vive al posto nostro”. Così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, intervenendo al termine della Santa Messa nella chiesa del Suffragio, in occasione del 12esimo anniversario del terremoto dell’Aquila che il 6 aprile 2009 ha causato 309 morti e 1500 feriti. Anche Biondi, come l’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ha collegato la tragedia del terremoto di 12 anni con la drammatica pandemia. “Ma come un buon padre ci aiuta a capire che ognuno di noi è più grande del proprio dolore per le persone care che il terremoto ci ha portato via e siamo più grandi dello smarrimento che la pandemia ci affligge. Che siamo più grandi del timore di non farcela, che siamo più grandi di chi, attraverso i social, alimenta le nostre paure sfruttandole per basse finalità – spiega ancora Biondi -. La speranza può essere intesa non solo come l’aspettativa di un futuro migliore del presente. Ma come la virtù di chi non molla, di chi non si fa sopraffare dalla pandemia e comprende che è il momento di affidarsi alla scienza e a quei valori di civiltà e rispetto per gli altri che ci suggeriscono un’adesione convinta alla campagna di vaccinazione – conclude il primo cittadino. “Dopo la calamità del terremoto 2009, con le sue repliche del 2016 e 2017, si è abbattuta, nel nostro territorio, l’emergenza pandemica. Preghiamo per i deceduti a causa della epidemia, per quanti hanno contratto il contagio e per le loro famiglie. Esprimiamo profonda partecipazione a coloro che hanno subìto danni professionali e relazionali: nessuno è escluso dal nostro abbraccio fraterno e dalla nostra ‘prossimità fattiva’.Così l’arcivescovo metropolita dellAquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, nella omelia pronunciata nella Santa Messa celebrata nella chiesa del Suffragio, in occasione del 12esimo anniversario del terremoto del 6 aprile del 2009, funzione religiosa che ha aperto le commemorazioni caratterizzate da un programma ridotto per via del coronavirus. “Preghiamo per i deceduti a causa della epidemia, per quanti hanno contratto il contagio e per le loro famiglie. Esprimiamo profonda partecipazione a coloro che hanno subìto danni professionali e relazionali: nessuno è escluso dal nostro abbraccio fraterno e dalla nostra ‘prossimità fattiva’. Anche questa battaglia non può gestita solo da una élite, ma costituisce una impresa di Popolo. Non bastano atteggiamenti ‘virtuosi’ di una minoranza, che possono essere diluiti o azzerati da comportamenti dannosi di un’altra porzione di persone. Anche se le urgenti e necessarie strategie ‘tecnico-scientifiche’ e ‘farmacologiche’ (come la vaccinazione di massa) risolvessero nel tempo il problema sanitario, ma non venissero messi in campo gli indispensabili stili cognitivi e relazionali, segnati da una coesione matura e fattiva, i costi umani – come anche i guasti sociali ed economici – sarebbero disastrosi, e questo non possiamo permettercelo – conclude il prelato. ( fonte ANSA)


06 Aprile 2021

Categoria : Attualità
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