Com’era e dov’era? L’Aquila e le idee – InAbruzzo.com lancia l’appello e apre un dialogo con chi ha delle proposte


L’Aquila – (G.Col.) – SABRINA DISPERATA, RICO E LE IDEE, DEL CORVO PRAGMATICO – Il cronista si imbatte in alcune persone, casualmente, e si chiacchiera. Naturalmente di terremoto e di futuro. La dottoressa Sabrina Cicogna, primaria di cardiologia, soffre il rimpianto della sua città: “Abitavo vicino S.Maria Paganica. Mi manca la città, la mia città, soffro quando vedo locali aperti ma sono costretta a entrare scortata in quel che resta della mia casa. Non ne posso più, non so vivere senza un luogo di riferimento, un centro, degli incontri, il mio ambiente in cui vivevo fin da bambina…”. E’ lo sfogo dolente di un’aquilana doc e sono parole che tutti sentiamo nel cuore, uguali.
Il collega Paolo Rico, docente universitario, uomo di cultura estesa, rimprovera: “Abbiamo scelto l’impossibile, cioè L’Aquila com’era e dov’era… Quanti anni ci vorrebbero?”.
Allora non dobbiamo rimettere in piedi la città, nè sperarlo?
“Assolutamente il contrario: dobbiamo affrettarci – dice Rico con la foga che gli è abituale – Bisogna scegliere delle idee, e adottarle. Si decida dove ricostruire e che cosa: tutto è impossibile. Si scelga ciò che è di maggior valore storico, si incarichino professori e storici aquilani, come Clementi, come Colapietra… Ma occorrono delle idee, delle scelte, non liti e polemiche”.
La sua è una proposta di riedificazione dell’essenziale, perchè tutto e nello stesso luogo, non lo riavremo mai.
Il cronista ricorda Nocera Umbra, città bellissima, devastata come L’Aquila. Dopo 13 anni ne hanno rimesso in piedi meno di una metà. Per L’Aquila quanto tempo, quanto ce ne vorrà?
“Ditelo voi” incalza Sabrina Cicogna, accorata e dolente. “Chi deve decidere? Quando? Fuori tempi, impegni, progetti e una scala di interventi con tanto di scadenza… Così non si può vivere, tante volte penso di fuggire altrove…”.
Tutti lo hanno pensato, diciamo ognuno un po’ di verità. A cuore aperto.
Ci torna in mente un’intervista ad Antonio Del Corvo: la potete ancora leggere su questo sito. Diceva il presidente: “Chi porterà domani ancora i ragazzi nelle scuole che torneranno (chi sa quando) negli antichi palazzi restaurati? Facciamo dei quartieri scolastici, dei campus moderni e sicuri, concentrati in zone attrezzate e servite, con strutture per sport e svago, studio e tempo libero. La Provincia propone questo, i soldi si trovano, ma il Comune nemmeno risponde”.
E’ questo il problema. Abbiamo gridato nell’emotività di 16 mesi orsono: “L’Aquila dov’era e com’era”. Sapendo, oggio, dentrrodi noi, che non sarà possibile se non parzialmente e fra molti anni. Ma chi davvero crede che S.Maria Paganica, ad esempio, possa e debba essere ricostruita?
Ci torna in mente anche Bertolaso, quando rispose ad un giornalista che faceva (a dire il vero) domande vacue e superficiali: “Ricostruzione? A dieci anni ci metterei la firma”. Da allora sono trascorsi – inutilmente – altri sette mesi. Migliaia di preziose pietre e resti lapidei di edifici polverizzati sono andati persi o sono stati rubati. E qui, ora, quasi settembre 2010, politica e istituzioni sapete cosa fanno? Le ferie.
“Non ne posso più, se andiamo avanti così, senza che accada nulla, me ne vado” dice Sabrina spacchettando una sigaretta sottilissima. Rico parlotta con il suo operatore tv, per fare un’intervista e mandarla al TG che incalza. Il cronista getta un’occhiata sul panorama della città: poche gru, cielo sereno, Sole caldo. Poco dopo, un’altra cupa e leggera scossa sismica. Viene dalla Valle dell’Aterno, dove hanno paura. Tutti hanno paura, ovunque. Sarebbe impossibile il contrario. O sarebbe bugia affermarlo…
Facciamo un comitato, mettiamoci persone pulite e intelligenti, e diamogli il compito di produrre poche e sensate idee. L’Aquila non è soltanto pietre che piangono, attese che straziano, persone che cedono alla disperazione e alla resa. Non deve essere così. L’Aquila è anche capace di stimoli, sferzate, sfoghi onesti di persone oneste. Si dia loro voce. Il nostro sito è qui per ospitarle: è un appello. (Nelle foto: sopra la dottoressa Sabrina Cicogna, il giornalista prof. Paolo Rico e quanto resta di S.Maria Paganica)


18 Agosto 2010

Categoria : Cronaca
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