Rotatorie, ignorati pedoni e disabili – Tutti allo sbaraglio senza un marciapiede


L’Aquila – L’impressionante alluvione di rotatorie costruite a decine lungo strade vecchie e nuove della periferia aquilana ha sicuramente risolto o alleviato qualche problema di traffico, ma ha anche messo in luce problemi, approssinazioni, veri e propri oltraggi all’estetica, ma soprattutto fretta ed errori di progettazioni. Secondo l’antica regola aquilana, qui ciò che conta è il traffico veicolare: i pedoni non esistono, nemmeno se sono disabili. Alle persone non si pensa non solo per risparmiare (o intascare) soldi, ma per semplice mancanza di cultura del rispetto delle persone.
Le rotatorie sono quasi tutte orribili a vedersi, deturpano paesaggio e ambiente, sono invase o da cemento, o da rifiuti ed erbacce, già rovinate in molti casi, non sono ben illuminate o non lo sono per niente. Lavori frettolosi, eseguiti da imprese che non rispettano gli impegni; lavori non collaudati nè verificati, evidentemente, da compiacenti controllori. Nella rotatoria presso Spaziani sulla ss.17 addirittura un lampione è situato fuori centro, di diversi metri. Altrove emergono tombini, pozzetti e caditoie. In altri casi, grazie alle urgenze del pre-G8, i lavori sono stati eseguiti meglio. Nelle opere maggiori, i lavori stanno protraendosi oltre il giusto e durano da mesi e mesi. In un caso limite, quello di Gignano, la rotatoria è un pasticcio indecoroso, ha creato pericoli per il traffico ed è stata abbandonata prima di essere finita. Nell’agosto del 2009 il sindaco Cialente la inaugurò senza accorgersi, forse, che non c’era ancora. E così è rimasta, cioè uno sgorbio indegno alle porte della città. E fin qui la panoramica sommaria dei vari casi.
Come problema generale, è evidente che il pedone (abile o disabile, uomo o donna, magari con bambino in passeggino) è stato tenuto in considerazione zero. Non c’è, infatti, nemmeno un metro di marciapiede per poter percorrere o attraversare a piedi la rotatoria, come debbono fare tante persone. Non ci hanno neppure pensato, non si sono posto il problema: la gente a piedi non ha diritto di esistere e muoversi. O deve tagliare per i campi e i prati, per salvarsi dal traffico veloce e nevrotico di ogni rotatoria. Questa è L’Aquila “nuova” che sta sorgendo e dilagando, nella quale migliaia di persone dovranno vivere (o far finta di vivere) per molti anni, cercando un negozio, un tabaccaio, un’edicola o una farmacia, sempre lontani dai villaggi CASE o MAP. Con almeno 15-18.000 residenti confinati in realtà isolate, alienanti, distanti e vivibili solo se hai quattro ruote sotto il sedere. Altrimenti, camminerai sul bordo di strade piene di auto che ti sfiorano. Un percorso pedonale non lo troverai mai. Ricordate il centro con le strade ammorbate dalle auto, le soste selvagge, i veicoli che sfioravano i pedoni tipo via Roio o via Garibaldi? Quell’uso selvaggio è stato esportato nelle periferie. Complimenti a tutti i progettisti.


29 Settembre 2010

Categoria : Cronaca
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