2010 addio, ricostruzione a zero


L’Aquila – 2010, addio senza rimpianti, ricostruzione delle zone terremotate uguale a zero. Un anno e 21 mesi non sono bastati neppure ad avviare la fase che, forse, potrebbe ridare qualche fiducia ai 56 comuni colpiti, e anche agli altri che non risultano colpiti, ma lo sono. Questo è un dato di fatto, e non sapremmo come altro aprire un articoletto di capodanno. Per di più stapperemo lo spumante pensando che l’autostrada costa di più, la benzina costerà di più, e pagheremo tasse e arretrati pesanti dal 1 luglio prossimo. Pensiamo anche che tutto aumenta, indiscutibilmente: il commercio meno vende e più alza i prezzi. Meno male che ci sono le offerte speciali: la grande distribuzione ha questo aspetto positivo. Lasciamo andare le crisi aziendali, il calo dell’occupazione, e tutto il resto: sarebbe farsi del male, almeno l’ultimo giorno dell’anno. Non parlarne, sicuramente non migliora le cose. E’ solo un piccolo atto di ipocrisia e una fuga dalla realtà, che tuttavia molti, almeno il 31 dicembre, desiderano. Stacchiamo la spina per qualche ora.
Il 2010 non può finire senza un pensiero a chi ha lavorato per tutti noi. Mettiamoci anche i politici, alcuni dei quali portano sul volto il segno del loro travaglio. Smunti e smagriti, alcuni invecchiati velocemente. Gli eventi hanno provato anche loro, e tanti si sono scoperti incapaci di fronte ai problemi. C’è però una piccola differenza tra un politico e un povero cristo che non sa più a quale santo votarsi: il politico è ben pagato e, se ha azzeccato la carriera, ha anche risolto i suoi problemi presenti e futuri. Sa che la gente ha bisogno di lui, e ci conta. Chiederà voti in cambio di piaceri, che quasi sempre solo soltanto il riconoscimento di diritti negati da questa Italia sempre più ingiusta, lontana dagli stati di diritto in cui le persone debbono per forza inginocchiarsi davanti ad un santo in paradiso. Altrimenti, sarà negato loro anche il minimo vitale.
Per ricostruzione intendiamo quella delle case (prima di quella delle chiese), ma soprattutto ricostruzione di una fiducia, di un benessere psicologico e sociale in cui ognuno sa che ciò che gli spetta, gli sarà dato. Basta averne il diritto, e magari anche i meriti e le qualità necessarie. Niente preghiere e umiliazioni.
Così da troppo tempo da queste parti non è: siamo lontani, e ci allontaniamo quotidianamente. Vorremmo quindi pacatamente contraddire il presidente Chiodi, che ha parlato, all’approvazione del bilancio regionale, di una bella pagina per l’Abruzzo. Non certo per colpa di Chiodi, che è uno di quelli dal viso segnato dalla fatica e dall’impegno. Ma ora c’è lui, tocca a lui addossarsi il peso enorme di una situazione difficile, che è totalmente da rinnovare. Facciamo dell’Abruzzo una regione modello, senza ingiustizie, capace “anche” di aver fiducia. Non ci sono solo conti da mettere a posto e ospedali da ridimensionare. C’è un popolo da rincuorare, creditore di democrazia. Non si vive di solo pane. Se il 2011 segnerà un cambio di rotta anche sotto questo aspetto, sarà un buon anno. Lo sapremo fra 12 mesi, un’orbita della Terra attorno al Sole. (G.Col.)


31 Dicembre 2010

Categoria : Cronaca
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