Macerie, perchè non si decide?


Macerie, in 11 mesi si poteva e doveva fare di più che rifugiarsi nella ex Teges e lavorarci ad un ritmo che non può essere più veloce di quello che è.
Stasera, domenica, si apprende che una proposta di ordinanza arriverà dalla Provincia. Meno male. Ma non doveva occuparsene il Comune? Il nocciolo della questione è capire perchè questo ente fino ad oggi ha prodotto lo stesso risultato di quello delle ruote di un’auto che slittano sul ghiaccio. Per attrito, al massimo daranno calore. Forse saremo maliziosi, ma tutto ciò insospettisce. Partendo dal fatto che la rimozione delle macerie costa moltissimo, possiamo supporre senza sbagliare che lo scenario milionario, la fame smodata di affari e affaroni derivanti dal terremoto, le trame, i maneggi e i magheggi, abbiano avuto un ruolo. Insabbiare, frenare, ostacolare, impantanare, ricorrere alla gelatina produce un risultato sicuro: l’emergenza diventa spasmodica, la gente s’incazza, majora premunt. E alla fine bisogna pur produrre qualche risultato. Utile moltissimo alle capaci casseforti di qualcuno. Ritardare ha questa motivazione. Che sia accaduto proprio questo?
Un’altra faccenda che lascia spazio a sospetti è quella del mercato che non si riesce (o non si vuole) riaprire in piazza d’Armi. Frena oggi, rimanda, domani metti di traverso pretesti e scartoffie, alla fine si arriva con l’acqua alla gola e qualcuno se ne avvantaggia.
Se questa – speriamo di no – è la politica aquilana in questa emergenza che sa di vita o di morte, non è gelatinosa. E’ melmosa. Oppure, perdonate la grevità, merdosa.



28 Febbraio 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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