A rischio anche l’Università?


L’Aquila – (Foto: il rettore di Orio e il centro polifunzionale donato dal canada: vuoto e abbandonato dopo l’inaugurazione) - L’Italia in questo momento è il teatro di uno scontro istituzionale senza precedenti, che preoccupa gli italiani (non si sa dove si andrà a finire) e diverte il resto del mondo, incredulo di fronte al degrado dei costumi e della politica di questo paese che di europeo ha sempre meno.
Ci facciamo onore anche nel nostro piccolo. L’Aquila perde prestigio, peso morale e politico, istituzioni, siti, sedi, industrie, aeroporto e chi sa quant’altro, mentre persino la cittadella universitaria sembra seriamente colpita dalle furiose polemiche in atto: stato confusionale, fitti troppo generosi, attacchi di docenti al rettore, Brunetta che s’infuria e se ne va sbattendo la porta, e – lo ha detto l’altro ieri il direttore amministrativo Del Vecchio – raggelante possibilità che vadano a ramengo le facoltà di ingegneria e scienze motorie. Mentre, inutile dirlo, si perdono studenti a migliaia: tanti rinunciano non avendo dove abitare, dormire, vivere una vita di studio e anche di goliardia. E mentre il centro polifunzionale per gli studenti donato dal Canada rimane una delle clamorose, gravissime incompiute aquilane: una vera sberla alla città, alla logica, al buon governo che da queste parti sa diventare pessimo governo.
Va ricordato che il rettore è da sempre obiettivo di attacchi anche molto duri, dall’interno del suo mondo, quello dell’ateneo, anche perchè si stanno affilando le armi per subentrargli. Quello del prof. di Orio è, stando alle regole Gelmini, comunque l’ultimo mandato.
Va ricordato anche che il rettore ha dato più di se stesso, dopo il terremoto, per rimettere in piedi l’ateneo, pur sapendo benissimo egli per primo di trovarsi all’ultimo mandato. Sarebbe ingratitudine non ricordare il suo impegno e anche molti risultati di profilo elevato. L’ultimo è l’acquisto del San Salvatore in cui tornerà, un giorno, l’ateneo urbano, oggi disperso qua e là.
Senza quindi propendere per nessuno (anche chi attacca avrà le sue ragioni) è doveroso dare un allarme: tra liti, esposti, polemiche, ricorsi, sospetti e fazioni, l’Università non cresce, non migliora, anzi diventa precaria, debole, soggetta a germi e malattie. Proprio mentre la d’Annunzio supera i 31.000 studenti e registra un boom di matricole.
L’Aquila si guardi allo specchio e si chieda: a chi conviene demolire anche l’ateneo, in una furia masochistica che è nel DNA di questa città? Cui prodest? Farsi del male da queste parti è uno sport cittadino. Ci sarà un personaggio forte, al di sopra delle parti, capace almeno di salvare l’Università?


30 Gennaio 2011

Categoria : Cronaca
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