Lettera a mano tesa


(di Carlo Di Stanislao) - (Nell’immagine Bersani – a destra – e Berlusconi) – Berlusconi continua a sorprendere e dopo le telefonate e ed i videomessaggi, affida ad una lettera, inopinata per indirizzo e tenore, pubblicata sul Corriere della Sera, l’estremo rinnovamento (o ripensamento): una possibile apertura con Bersani. Un Berlusconi che lusinga Bersani dopo averlo insultato a più riprese, un Berlusconi che invoca la collaborazione parlamentare dopo aver a lungo ignorato il Parlamento, un Berlusconi che si richiama a Napolitano dopo averlo aggredito in diverse occasioni è presente nella lettera che, da l’Unità, giudicano segno della fragilità ormai estrema di un leader comatoso. Nella lettera Berlusconi propone una alleanza al segretario del principale partito di opposizione, per giovare all’economia italiana e fissa gli obbiettivi da raggiungere: crescita del 3-4% in cinque anni e no alla patrimoniale che paralizzerebbe il ceto medio. Proposte politiche e blandizie con rinnovato e convinto (almeno sulla carta), spirito liberista, per lasciarsi alle spalle settimane di veleni e di gossip e tornare ad occuparsi de l’Italia e del suo governo. Al di là del merito, come nota oggi Il Fatto Quotidiano, il dato da sottolineare è la tempistica della proposta del Cavaliere, soprattutto alla luce del suo isolamento politico dopo gli ultimi scandali sessuali. Solo ieri Massimo D’Alema, prima dalle pagine di Repubblica, poi dalle telecamere di Lucia Annunziata, lanciava una sorta di comitato di liberazione nazionale per liberarsi di lui. A fronte a fronte delle numerose critiche, del monito del Vaticano, di Napolitano e dei procuratori giunti all’inaugurazione dell’anno giudiziario, Giancarlo Caselli in testa, il presidente del Consiglio aveva già scelto di abbassare i toni sulla faccenda della “magistratura congiurata contro di lui”, consigliando toni meno accessi anche hai più duri fra i suoi, compresa la Santanchè, che forse prendere il posto di Bonaiuti come suo portavoce, che ieri era tornata a parlare della speranza che l’eco mediatica (e faziosa, come ci tiene a precisare) si plachi. Barbara Spinelli e Marco Travaglio avevano risposto annunciando una manifestazione per lo stesso giorno, e chi sostiene che l’annullamento del corteo del Pdl sia diretta conseguenza di tale opposizione, non si sbaglia del tutto, se tiene anche conto della volontà di Berlusconi di non armare ulteriori risse. Sta avanzato a grandi passi il fronte delle elezioni, cavalcato da tutti l’opposizione, Pd in testa, con un pressing ormai evidente sul Colle e sulle prerogative che l’articolo 88 della Costituzione riserva al capo dello Stato, con il il presidente del Copasir che mette in chiaro che il Pd, come opposizione, deve fare la sua parte “e non strattonare il presidente della Repubblica”, ma è anche costretto a sottolineare che “e’ evidente” che il capo dello Stato “non possa che essere preoccupato dal conflitto istituzionale” in atto. E Berlusconi, che ora è preoccupato dall’anticipo elettorale, fa di tutto per disarmare lo scontro che lo vede a mal partito fra Lega che avanza nei sondaggi e Terzo Polo sempre più deciso ed unito. Anche perché il Terzo Polo, Casini in primis, si mostra interessato all’alleanza costituente di D’Alema e sia per lui che per Italo Bocchino l’ipotesi ad una situazione di “emergenza democratica”, giustifica tale soluzione. Dice Casini: “Se il presidente del Consiglio ci porta alle elezioni per una sua battaglia privata contro i giudici creando una situazione di emergenza allora la riflessione di D’Alema va presa in considerazione”. Chi frena e si distingue è Di Pietro, mentre per il Sel, Paolo Cento, dice che “finalmente anche per D’Alema e Casini le elezioni anticipate non sono piu’ un tabu’ ma una necessita’ democratica. Meglio tardi che mai. Per vincere questa sfida non basta essere contro Berlusconi ma e’ necessario indicare al Paese un progetto chiaro e convincente” e per farlo “le primarie rimangono uno strumento indispensabile”. Oggi poi il Cav è ancora più preoccupato, dopo che Maroni ha detto (come riferisce Reuters Italia), che dopo il voto sul federalismo l’ipotesi elezioni diventerà più concreta e la Lega Nord è pronta a correre con il Pdl, anche se il candidato premier non fosse Silvio Berlusconi. “Teoricamente”, ha aggiunto Maroni, Napolitano “potrebbe essere costretto” a sciogliere le Camere anche senza le dimissioni di Berlusconi, “se la lotta politica degenerasse in uno scontro così duro da rendere impossibile il lavoro delle istituzioni”. Ed allora meglio aprire all’avversario di sempre e blandirlo affermando che è “uomo dalla cultura prammatica”, invitandolo al dialogo per riprendere il processo di liberalizzazione dell’economia italiana che proprio Bersani aveva avviato da ministro dell’economia (dalla portabilità dei mutui senza spese agli interventi sulle professioni) e che Berlusconi e i suoi alleati, allora all’opposizione, avevano osteggiato in tutti i modi. Insomma Berlusconi chiede a Bersani di dare una ‘‘frustata al cavallo dell’economia’‘, attraverso liberalizzazioni sull’esempio della Germania dei governi Schroeder e Merkel e gli rimprovera di essersi unito al ‘‘coro dei moralisti’, peccato emendabile se raccoglierà il suo appello.


31 Gennaio 2011

Categoria : Politica
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