Il Paese in cui non si dimette nessuno


Molti anni fa un ministro inglese (si chiamava Profumo) fu sui giornali per aver avuto una relazione con una donna, che si chiamava Christine Keeler, foto, ed era bellissima, beato lui. Era titolare della difesa, il Profumo: in poche ore si dimise e scomparve per sempre. Di recente un politico tedesco si è dimesso, perchè è stato scoperto che aveva avuto a che fare con una tesi di laurea copiata. Fasulla, ma spacciata per farina di un sacco che non ne conteneva. Si è dimesso ed è sparito. Tra il primo episodio e il secondo sono trascorsi almeno 40 anni. Vuol dire che è un costume radicato (in Europa) sparire dalla politica alla minima marachella. Perdonabile, nel caso di Profumo, se pensiamo a ciò che avveniva ad Arcore con le escort e compagnia spumeggiante.
Qui sette scienziati vengono condannati a sei anni, accennano a dimettersi dalla CGR (Grandi Rischi), ma oggi già ci hanno ripensanto. Non si dimettono. Noi non sappiamo se quegli uomini sono colpevoli, ma sappiamo che la giustizia li ha ritenuti tali. E che forse un giudice coraggioso ha davvero toccato tasti e poteri delicati, condannandoli. Sappiamo anche che, di questo passo, e vedrete se non sarà così alla fine, colpevoli saranno gli aquilani, fatti a pezzi dal terremoto, sbattuti nel lutto per 309 morti innocenti, ridotti alle corde da uno Stato che non solo non è affettuoso e presente, ma anzi tende alla severità. Diciamo.
Nell’Italia in cui non si dimette mai nessuno, dovremmo dimetterci noi, da cittadini italiani. Tutti e 60 milioni, quanti siamo, ladri ed evasori fiscali compresi. Cioè almeno il 70% degli italiani.



30 Ottobre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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