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In fondo, siamo alla tassa di scopo
30 maggio 2013 @ 18:47 Categoria: Editoriale
Come trovare i soldi per la ricostruzione aquilana? Forse frugando nelle esangui casse dello Stato? Ma no, caso mai in quelle dei cittadini. Il miliardo e 200 milioni che pare, alla fine, arrivino (notizia di oggi 30) verrà fuori da un aumento dei costi di alcuni bolli e marche, da rincari, insomma, di ciò che si deve per forza consumare. Un po’ per uno. Come vogliamo chiamare questa trovata? Ma sì, è una tassa di scopo. [1]Dopo 4 anni e due mesi, si fa ciò che si sarebbe dovuto fare subito: far pagare qualcosa in più, qualche centesimo moltiplicato per una cinquantina di milioni di persone. E i soldi vengono fuori.
Diciamo a scanso di equivoci: bene, benissimo, bravo chi è riuscito a trovare in questo modo i soldi (una parte dei soldi) che servono a non far morire L’Aquila e il cratere. Diciamo anche che ci si poteva e doveva pensare prima, perchè a qualsiasi cervellone politico o economico, sarebbe dovuto apparire ovvio farlo. Non è servito a nulla perdere quattro anni, degradare il patrimonio da ricostruire, infliggere umiliazioni e sofferenze ai cittadini sull’orlo della disperazione. E’ stata un’italianata del peggiore marchio nazionale, quello della confusione prima, durante e dopo, per tirare fuori la soluzione che era già pronta e semplice.
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