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Regione, la rivolta dei dissenzienti

11 giugno 2013 @ 18:58 Categoria: Politica

[1]L’Aquila – PDL COME IN UN “CUPIO DISSOLVI” – Come i piĆ¹ celebri dissenzienti inglesi del secolo XVI, anche quelli che agitano la maggioranza regionale – per ora sette – scendono, a modo loro, in piazza e protestano contro la “chiesa madre”. Una protesta che fa rumore. “Le disavventure elettorali del centro-destra e l’astensionismo non insegnano nulla. Il ‘cupio dissolvi’ che da mesi condiziona le decisioni del gruppo consiliare Pdl sembra destinato a condurci verso un suicidio di massa”. Lo affermano, in una nota congiunta, i consiglieri regionali Riccardo Chiavaroli, Luigi De Fanis, Angelo Di Paolo, Gianfranco Giuliante, Berardo Rabbuffo, Giuseppe Tagliente e Luciano Terra.
“Si prendono ‘decisioni’ – osservano – le si formalizzano a mezzo stampa, si prova timidamente a farle passare, ma al primo stormir di foglie si riconsiderano. Il cumulo dei doppi vitalizi ci tiene sotto scacco da settimane, passaggi in commissione, poi in aula, richiesta a mezza voce di ritorno in commissione e, senza alcun approfondimento, ritorno in aula. Si perde tempo sperando non si sa bene in cosa e senza articolare ipotesi altre. La legge elettorale e’ un ulteriore esempio della montagna che partorisce il topolino. Impigliati tra incompatibilita’, voto di genere, collegio unico, alla fine tra un rinvio e l’altro, la grande riforma preannunciata si va traducendo nel puro e semplice recepimento del decreto Monti che impone la riduzione del numero dei consiglieri. Ed e’ stata spacciata come la riforma del secolo”. I consiglieri dicono “basta, proponiamo soluzioni”. “Se la incompatibilita’ tra consiglieri e assessori ha come controindicazione l’aumento dei costi, si stabilisca, eventualmente – suggeriscono – di attuarla ad invarianza di spesa. Se il consigliere regionale, e sarebbe opportuno, si abituasse a ragionare in un’ ottica che non privilegi il piccolo cabotaggio localistico, si potrebbe opzionare il collegio unico regionale, e se cio’ fa presumere costi troppo elevati di campagna elettorale, eleviamo a tre le preferenze da poter esprimere, con l’obbligo della preferenza di genere, che messa in questo modo offrirebbe realmente pari opportunita’. Stabiliamo la supplenza per gli assessori eletti facendo si’ che il consiglio funzioni, ma lo si faccia a saldi invariati. Sono ipotesi – concludono i consiglieri regionali – che offriamo e sulle quali pensiamo di poter aprire un confronto, nella maggioranza ma anche con l’opposizione. Se viceversa, l’odierno rinvio fosse l’escamotage tecnico per non cambiare nulla, avrebbe vinto il cerchiobottismo ma avrebbe perso l’Abruzzo”.


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