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“Dà con una mano, toglie con l’altra”: il Governo ora rivuole le tasse che aveva ridotto

24 giugno 2013 @ 12:23 Categoria: Politica

[1] [2]L’Aquila – DE MATTEIS, APINDUSTRIA E CANTALINI PARLANO DI IDEA INACCETTABILE – “L’opposizione al Comune dell’Aquila propone la creazione di una Unità di crisi, per una mobilitazione istituzionale immediata”. A dirlo è il Vice Presidente vicario del Consiglio regionale, Giorgio De Matteis, foto, che aggiunge: “Incredibile e inaccettabile la proposta fatta dal governo all’interno della legge comunitaria presentata al Senato. Sto parlando – chiarisce De Matteis – dell’art. 35 del disegno di legge n. 588 che prevede la restituzione del 60 per cento di tasse non pagate da parte di imprese e partite IVA. Non è possibile che un governo con una mano ci conceda l’elemosina di 150 milioni di euro nel 2013, al posto del miliardo richiesto, e con l’altra mano di fatto l’annulla, svuotandoci definitivamente le tasche. Se passasse questo provvedimento, il governo avrebbe decretato la fine di ogni speranza per la Città. Per questo – incalza il Vice Presidente – proponiamo una immediata mobilitazione istituzionale, attraverso la creazione di una Unità di crisi, composta dal Sindaco, dal Presidente del Consiglio comunale e dai candidati sindaci che si sono presentati alle ultime elezioni. L’Unità di crisi – spiega De Matteis – è lo strumento attraverso il quale coordinare tutte le azioni che dovranno essere condotte nelle sedi opportune, a partire da Palazzo Chigi, per passare al Ministero dell’Economia e terminare in Parlamento. Questo, consentirebbe di attuare una strategia istituzionalmente corretta e costante, che recuperi la credibilità del Comune dell’Aquila. L’Unità di crisi – conclude De Matteis – dovrà essere immediatamente attuata e operativa su ogni argomento, così da poter contrastare efficacemente danni o effetti negativi sulla ricostruzione della città. Ci auguriamo, che da parte del Sindaco ci sia una risposta rapida e positiva a questa nostra proposta, convinti dell’efficacia di un’azione istituzionale forte, unitaria e fattiva”.

CONFINDUSTRIA – E’ una persecuzione? Se lo domanda Guido Cantalini, Confindustria, che scrive: “Anche il nuovo Governo prova a far restituire al 100% tasse e contributi . Nelle pieghe del DDL 588 (cosiddetta “Legge Comunitaria”), all’articolo 35, leggiamo (è stato ricopiato alla lettera il testo dell’emendamento bocciato prima dello scorso Natale) che le Imprese alle quali, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, era stata riconosciuta, con Legge dello Stato del 2011, la riduzione al 40% del carico tributario e contributivo, dovranno versare per intero (seppure in 120 rate) tutto il rimanente 60%.
Anche volendo prescindere dalla considerazione che l’Italia si definisce Patria del diritto, se un’Impresa, dopo aver pianificato per gli anni a venire la sua situazione economico-finanziaria basandosi su una Legge emanata dal Parlamento, deve rivedere e ribaltare i suoi conti è, quasi certamente, destinata a “chiudere i battenti”.
E non basta immaginare di aver concesso degli aiuti di stato illegittimi perché il cratere sismico abruzzese è stato interessato da uno degli eventi naturali più disastrosi accaduti in Italia e, pur non volendo fare “di tutta l’erba un fascio”, si può affermare che TUTTE le imprese operanti nel cratere, indipendentemente dal livello del danno subìto, per il solo fatto di operare nell’area, vanno considerate meritevoli di un sostegno quale quello deciso (peraltro dopo una lunga vertenza…) dal Parlamento Italiano, che ha riconosciuto un abbattimento parziale delle imposte e degli oneri previdenziali e che non può certo essere considerato “aiuto di stato”. Di aiuto di stato si potrebbe parlare se si fosse configurata una situazione di disparità tra imprese, per il fatto che alcune possono essere considerate agevolate sul mercato avendo fruito di un sostegno statale rispetto alle altre che non lo hanno ottenuto. Nel nostro caso la decisione del Parlamento di abbattere, per un periodo limitato, al 40% tasse e contributi andava esattamente nel senso contrario e, cioè, tentava di ripristinare il livello della pari concorrenza tra le imprese del cratere (precipitate in recessione) e le altre imprese limitrofe che, per loro fortuna, non erano nelle stesse condizioni.
Il mancato rispetto di determinati obblighi comunitari da parte delle autorità italiane rischia oggi di penalizzare imprese che – in assoluta buona fede e nel rispetto di disposizioni nazionali – hanno usufruito di misure intese a far fronte ai danni provocati da calamità naturali. Se così è, il Governo dovrà farsi carico dell’errore e non gettarne le conseguenze sulle Imprese, delle quali moltissime si troveranno in situazione di insolvenza ed avranno difficoltà a comprendere le ragioni sottese ad un eventuale recupero degli aiuti, in un momento già drammatico e pervaso da tensioni sociali per l’economia nazionale in generale ed aquilana in particolare”.

APINDUSTRIA – Siamo stati facili profeti qualche settimana fa quando abbiamo risollevato il problema della restituzione del 60% di tasse, tributi e contributi che sembrava caduto nel dimenticatoio.
Ovviamente la spada di Damocle a cui facevamo riferimento a questo punto è caduta e ci si ritrova nella “solita” situazione di mettere una pezza a colore ad un problema che andava affrontato con maggiore fermezza e decisione.
L’articolo 35 del DDL 558 arriva come una mannaia sull’area cratere ma non possiamo dire che sia del tutto inaspettato.
L’unica novità di rilievo, e non è cosa da poco, è che il Governo mette nero su bianco quello che l’UE aveva richiesto da tempo senza difendersi, senza difenderci e senza colpo ferire cercando così di nascondere le pesanti responsabilità della politica.
È stata colpa degli uffici governativi preposti dell’allora Governo Berlusconi, che hanno omesso a suo tempo la comunicazione alla CE, se si era arrivati alla richiesta delle procedura di infrazione, giunta al tempo del Governo Monti, per evitare la quale noi (non i colpevoli) siamo stati chiamati all’”onere della prova”, eppure questo particolare sembra sfuggire al Governo Letta che se ne lava le mani lasciando la patata bollente a tutti i terremotati d’Italia (Abruzzo, Umbria e Marche, Molise e Puglia) ma “omettendo” alcuni collegi elettorali importanti quali l’Alessandrino, le Cinque Terre e tutte le altre zone vittime di calamità differenti che hanno però usufruito delle medesime agevolazioni.
Decisamente bipartisan, nella politica italiana, la caratteristica dell’assoluta incapacità ad affrontare situazioni di emergenza in cui dovrebbe invece emergere la capacità di leadership.
Adesso però tocca correre ai ripari rispondendo in modo puntuale alle richieste non più procrastinabili, ma chiediamo che si portino avanti, in modo corale e sinergico, tutte le altre iniziative ancora possibili tra le quali una denuncia (di natura politica e giudiziaria) nei confronti dello Stato italiano che aveva legiferato in materia costituendo di fatto un danno irreparabile all’economia delle zone devastate dal sisma.
Non consentiremo a chi ci governa in modo così approssimativo a canzonatorio di farsi vanto dei risibili successi sulla ricostruzione e di nascondere la testa nella sabbia quando creano disastri di pari entità delle calamità che colpiscono i territori di questa martoriata penisola.


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