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Trovato pezzetto di stoffa con sangue: “Appartiene alla reliquia rubata alla Jenca”

31 gennaio 2014 @ 12:55 Categoria: Cronaca

L’Aquila – Solo un pezzetto di stoffa misurabile in millimetri, ma tutti sono convinti che appartiene alla reliquia di papa Karol Wojtyla, rubato la scorsa settimana dal santuario di San Pietro della Ienca. Il tessuto, intriso del sangue attribuito al Beato Giovanni Paolo II, era attaccato all’interno di un’ampolla con due filamenti d’oro. I ladri l’avevano spaccata propria per appropriarsi di quei pezzettini, comunque di scarso valore.
“Il sacro resto, pur non essendo nella sua totalita’, e’ comunque ricostruibile, e questo rappresenta una grande gioia per il mondo cristiano. La reliquia e’ infatti composta da una teca, da un supporto, da un drappeggio rosso e da frammenti rossi e bianchi, di cui e’ presente ancora una buona parte. Mancano solo alcune particelle che erano legate a due fili d’oro, e che evidentemente sono andate perse nella rottura del vetro che le proteggeva”.
Lo ha annunciato il vescovo vicario monsignor Giovanni D’Ercole nel corso della conferenza stampa, in questura, dove e’ stato annunciato il rinvenimento di parte della reliquia di Papa Giovanni Paolo II trafugata presso il santuario di San Pietro della Ienca, alle falde del Gran Sasso.
Il sostituto procuratore David Mancini, titolare dell’inchiesta, “soddisfatto” per l’esito delle indagini, condotte in grande sinergia tra la polizia e carabinieri, “perche’ hanno fatto luce su un reato che ha colpito il sentimento piu’ intimo dei cittadini, cosi’ legati alla memoria di papa Wojtyla. Questo stato d’animo ha fatto si’ che il lavoro fosse ancora piu’ serrato e che portasse presto i suoi frutti. E’ comunque la dimostrazione – ha aggounto il pm – della grande attenzione verso il territorio che ha consentito di arrivare presto ai 3 giovani che si sono resi responsabili del furto, pensando di avere a che fare con un oggetto di grande valore economico, senza sapere che il pregio era sostanzialmente quello religioso. Quando si sono resi conto che il contenuto della teca non era oro e quindi non sarebbe stato smerciabile, se ne sono disfatti seppellondola insieme al crocefisso nella campagne adiacenti alla Basilica di Collemaggio. L’interesse di ragazzi era verosimilmente il filo d’oro nascosto oltre il vetro. L’angioletto dorato e’ stato invece ritrovato nella perquisizione condotta a casa di uno dei tre giovani. La reliquia, d’ora in poi, non perdera’ valore, ma anzi portera’ con se’ quello aggiunto dello sforzo compiuto dalle istituzioni per restituirla alla comunita’ aquilana”.
Per il furto sono stati denunciati tre giovani aquilani, rei confessi, “il perdono di Giovanni Paolo II e’ sicuramente totale, e anche quello delle autorita’ ecclesiastiche aquilane”. Lo ha detto monsignor Giovani D’Ercole. La polizia scientifica di Roma, con i cani molecolari, sta scandagliando il garage del palazzo antisismico del progetto ‘Case’ di Tempera dove i profanatori avevano fatto a pezzi la teca.
San Pietro della Ienca e’ un piccolo edificio sacro, divenuto santuario, ristrutturato, dedicato a Karol Wojtyla amante delle montagne abruzzesi dove spesso si recava in gran segreto con il suo fidato segretario Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale e arcivescovo di Cracovia. [1]La preziosa reliquia e’ un pezzetto di stoffa intrisa di sangue, grande piu’ o meno quanto un francobollo, ritagliata dall’abito che Giovanni Paolo II indossava il 13 maggio nel 1981 quando, nel corso di un’udienza generale, rimase vittima dell’attentato in piazza San Pietro compiuto da Ali Agca, terrorista turco.

[2]ANCORA RICERCHE – Le ricerche dei frammenti mancanti della reliquia di Giovanni Paolo II “stanno proseguendo con la task force della polizia scientifica ed il cane molecolare, specializzati nella ricerca di tracce ematiche”. Lo ha detto, riferisce l’AGI, il dirigente della squadra mobile Maurilio Grasso porecisando che i tre indagati “sono stati molto collaborativi, indicando subito il punto dove avevano seppellito gli oggetti sacri sottratti. Ma si sono liberati della reliquia a Tempera, nell’area parcheggio di un Map (modulo abitativo provvisorio, ndr) dove abita uno di loro, dopo aver rotto il vetro che la conteneva. Grasso ha quindi sottolineato che “il risultato e’ stato possibile perche’ si inserisce nella campagna di contrasto da tempo avviata dalla questura contro i reati sul patrimonio posta in essere dalla quarta sezione della squadra mobile. La tecnica e’ quella di svolgere un’attivita’ puntuale anche su piccoli furti, e proprio nelle indagini relative ad uno di questi si e’ arrivati ai 3 giovani, ciascuno con un proprio lavoro. L’idea di sottrarre il reliquiario – spiegato iol dirigente – si e’ consumata proprio perche’ uno di loro e’ elettricista ed aveva svolto dei lavori nell’area della chiesa, e collegandosi con il palo dell’Enel, e’ riuscito a fare luce all’interno e ad impossessarsi degli oggetti. Poi si e’ allontanato con il complice, mentre il terzo li aspettava in auto ad Assergi. Si tratta di ragazzi che saltuariamente fanno uso di stupefacenti, e sono dediti a questi piccoli reati senza ulteriori particolari finalita’ criminose”. Il capitano dei carabinieri Roberto Ragucci, comandante del Nucleo informativo del reparto operativo, ha aggiunto che il comando provinciale dell’Arma, “dall’inizio dell’indagine, non ha trascurato nessuna pista: nell’immediatezza dei fatti – ha ricordato – ha infatti organizzato un battuta con piu’ di 50 carabinieri nei pressi del santuario, proprio nella convinzione che i ladri avrebbero potuto disfarsi della refurtiva li’ intorno”.


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