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TvUno, voce soffocata dalla malapolitica

2 luglio 2014 @ 18:10 Categoria: Cronaca

L’Aquila – D’ALFONSO E DI PANGRAZIO SAPPIANO COME STANNO LE COSE – I SIGNORI DELLA PUBBLICITA’ NON AMANO TRATTARE L’ARGOMENTO… – (Foto sotto: le mani sulla pubblicità e Le mani sulla città, Rod Steiger nel mitico film di Rosi) – Anche grazie alla utile presenza della senatrice Pezzopane, la prima a occuparsene, e della senatrice Blundo, nonché del sindacato UGL, si spera che la crisi economica di TvUno – storica e insostituibile emittente aquilana ascoltata dagli abruzzesi di tutto il mondo – possa avviarsi a soluzione.
Ma ogni soluzione non potrà che essere un pannicello caldo, se non cambiano situazioni, personaggi e metodi a monte.
Ciò che è emerso fino ad oggi è che l’emittente sta soffocando per colpa di crediti non onorati da imprese e altri committenti evidentemente di pubblicità, e da politici. Per essere chiari, soldi dovuti e non pagati. Al contrario dei benefici dovuti alla presenza in tv.
[1] [2]Chi viene stritolato da questo meccanismo perverso? I più deboli: i lavoratori dell’emittente, giornalisti e tecnici. Una brutta storia aquilana. Un brutto squarcio su un mondo oscuro e prevaricatore che da sempre opprime gli editori, sia nel campo televisivo, sia nel campo dei giornali on line. Il nostro giornale è tra quelli che hanno sempre pagato la “colpa” di non essere allineato e prono. Ma sopravvive a dispetto di tutti, perché è riuscito a svincolarsi dai lacci e dai condizionamenti.
Non è però di noi che intendiamo parlare. E’ di TvUno, perché L’Aquila non può perderla come ha perso tante altre cose.
Qual è il succo del problema? Cosa segnaliamo al presidente D’Alfonso e alla sua nuovissima giunta, nonché al presidente del consiglio Di Pangrazio? E a tutti i politici onesti o forse inconsapevoli dei retroscena?
Le testate private vivono di pubblicità. Esiste, per legge, una pubblicità istituzionale. Per esempio le campagne informative della Regione Abruzzo e degli altri enti. Un piatto ricco in cui da sempre hanno messo le mani coloro che impunemente distribuiscono i proventi di questa pubblicità a chi vogliono. E quando vogliono.
Chi sono? Funzionari, dirigenti, e naturalmente i politici di riferimento, gli assessori e così via. Per la pubblicità non istituzionale, ma comunque finanziata da risorse pubbliche (convegni e così via, spesso gestiti da potentati neppure locali), l’assalto alla diligenza è pur sempre orientato da personaggi che fanno il bello e il cattivo tempo, sicuramente non senza il consenso e la copertura della politica. Gente inavvicinabile, muri di gomma, lontani e invincibili signori del banner chiusi nelle stanze dei bottoni. Che la politica ben conosce. La combriccola della mala-inserzione.
E’ un modo per tentare di dominare una parte dell’informazione, che, ridotta sul lastrico dalla crisi e da costi altissimi, finisce per accettare i tacere su certi metodi. Oppure muore, danneggiando i fruitori: i cittadini. E naturalmente i lavoratori.
Abbiamo riassunto.
Cosa c’entra D’Alfonso? Cosa Di Pangrazio? C’entra come sindaci, presidenti di province, camere di commercio, ASL e altri enti, o come tutti coloro che finanziano con denaro pubblico manifestazioni e iniziative. Tipo, per dirne una, un salone merceologico o commerciale, fiere e così via.
Abbiamo provato a chiedere lumi, per esempio, sulla gestione pubblicitaria del Salone della ricostruzione a L’Aquila. Silenzi, scaricabarile, spiegazioni zero: e tutto va come è sempre andato. Figli e figliastri. La tavola rotonda ha solo un ristretto numero di posti a sedere e re Artù è finito nel sarcofago da secoli. Oggi è tutto meticciato, confuso, opaco.
Le autorità, e i politici onesti (non a caso la Pezzopane ha fatto riferimento anche a debiti di politici non pagati a TvUno), debbono frugare in questo settore (di rilevanza economica non secondaria), imporre regole, pretendere equità, trasparenza, obiettive distribuzioni di risorse pubblicitarie a mass media che svolgono un servizio utile alla collettività, sono la voce dell’Abruzzo anche molto lontano dall’Abruzzo, erogano alla collettività – che molto apprezza – servizi insostituibili e una pluralità di voci che i soli giornali (grandi beneficiari della pubblicità istituzionale) non possono garantire. E posti di lavoro, ovviamente.
Aziende da tutelare, da proteggere, come tutte le altre.
D’Alfonso ne ha fatto l’argomento principe del suo programma: aiutare le imprese, favorire l’occupazione. Lavorare per un’emittente che cos’è?
D’Alfonso indaghi e s’informi, metta le mani (e il bisturi, se serve) nel groviglio degli interessi. Avrà sorprese. Farà giustizia, se vorrà, e forse anche TvUno (oggi, domani chi sa chi altro) potrà continuare ad esserci. Cosa che migliaia di aquilani e non solo chiedono. Ci sarà non solo per motivi storici e affettivi, ma perché è come tante altre testate un’impresa abruzzese. O bisogna per forza indossare una tuta per essere considerati dalla Regione?


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