Silenzi su incendi Adria, quanti veleni?


Sulmona – (Foto Centroabruzzonews) – A fine mattinata, non è stato ancora domato l’incendio allo stabilimento Adria. Restano focolai e i vigili del fuoro intendono essere sicuri, per evitare che accada ciò che è accaduto: prima l’incendio, poi il sospiro di sollievo, e poco dopo ancora le fiamme riprendono peggio di prima. Ieri, infatti, come riferito in serata, secondo incendio alla Adria pneumatici, miasmi tossici, fumo nero, timori per la salute. Quanti veleni micidiali ci sono ormai nell’aria e nell’ambiente tra Sulmona e Pratola? Quali rischi si corrono, se si corrono, semplicemente restando in zona?
La gente chiede, almeno, di essere informata rapidamente e correttamente, cosa che come sempre la ASL , l’ARTA e i sindaci si sono guardati bene dal fare. Accertamenti, richieste formali e burocratiche di analisi ambientali, scartoffie insimma, tra istituzioni ed enti.
Oggi il sindaco Ranalli avrebbe disposto la chiusura della Adria e la rimozione di quanto contiene. E’ però solo una voce, in quanto il Comune di Sulmona non è in grado di comunicare, diffondere le proprie decisioni, e questo certo non tranquillizza la gente. Meno che mai il Comune di Pratola.
Quando le situazioni sono pericolose e difficili, c’è la gara a chi sta più zitto. Da ricordare, ironicamente, che i sindacati sono i primi tutori della salute dei cittadini. E la salute si tutela anche informando rapidamente e correttamente di quanto accade.
Ma c’è chi sceglie di non tacere, come forse alcuni prefrerirebbero, in attesa che tutto sia dimenticato e sbiadito.
Prendono posizione i Comitati cittadini per l’ambiente che chiedono chiarimenti e intendono essere rassicurati su un presunto inquinamento ambientale.
“L’incendio, che per la seconda volta ha interessato lo stabilimento Adria – scrivono i Comitati in una nota – desta molta preoccupazione nei cittadini della Valle Peligna, in quanto e’ noto che i roghi degli PFU (pneumatici di fine uso), rientrano tra i processi di combustione maggiormente nocivi da un punto di vista sanitario e ambientale. Essi causano la formazione di diossine (composti organici volatili e semivolatili, metalli e metalloidi, sostanze cancerogene quali i policromatici, benzene, piombo, anidride solforosa, ossidi di azoto e polveri sottili, PM10), inquinanti che si disperdono nell’atmosfera e ricadono a terra – in maniera libera o legata con fuliggine oleosa o polveri – rischiando di compromettere l’intera catena alimentare (inquinamento terreno, falde acquifere, coltivazioni agricole contaminate dalla nube tossica sprigionatasi)”.
Cinque le domande avanzate dai Comitati: il materiale andato a fuoco (trucioli e pneumatici) era stoccato e custodito nel pieno rispetto delle vigenti norme di legge; quali misure di sicurezza, dopo il primo incendio, le autorita’ preposte hanno adottato per evitare il ripetersi dell’evento al fine di tutelare la salute pubblica; conoscere quali programmi analitici di monitoraggio a corto e medio termine siano stati avviati da parte dell’ARTA, della ASL e di altri enti preposti e che siano resi pubblici i dati e le analisi relativi; conoscere se, da parte della Protezione Civile, esistono piani di emergenza per eventi di questa natura, comprensivi di un sistema efficace di informazione dei cittadini, dal momento che gran parte della popolazione ha appreso dell’incendio solo dopo molte ore dal suo svilupparsi”.
Al sindaco di Sulmona Peppino Ranalli, infine, i Comitati chiedono “di promuovere, senz’altro indugio, con il concorso della Provincia e dei Comuni del nostro comprensorio lo studio ed il monitoraggio della qualita’ dell’aria in Valle Peligna, cosi’ come richiesto da tempo sia dai Comitati cittadini che dai medici dell’ISDE”.


23 Luglio 2014

Categoria : Cronaca
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