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Con le pezze a colore la politica si autoaccusa

28 novembre 2015 @ 20:15 Categoria: Politica

LEGGE CAPOLUOGO E GRANDE PESCARA, COME I GIOIELLI DI LUCREZIA –

L’Aquila – Come un uomo in m,are che non sa nuotare, la politica regionale – teleguidata da dietro i sipari del potere che ha casa a Pescara – chiede e riceve una ciambella di salvataggio. C’è lo spazio per alloggiare spiegazioni e giustificazioni, balbettamenti e frasi ad effetto. La pezza a colore è stata cucita. Padri e padrini adriatici e locali giurano e spergiurano: ma no, non preoccupatevi, i provvedimenti per la Grande Pescara (fusione della città con Montesilvano e Spoltore) e per L’Aquila Capoluogo arrivano, cammineranno di pari passo, come una madre di lucreraziana memoria, popputa e protettiva, la Regione li porterà avanti insieme. Cari gioielli di famiglia, tesori amatissimi. Appunto, i tesori di Lucrezia.
Per chi è superficiale e si ferma ai titoli, è una ella notizia. Anche se accuratamente partorita e sospinta su certi canali diciamo più fidati. AS ben guardare, i santuari della politica si sono mossi dopo che questo giornale aveva ricordato la morte dei due progetti di legge e il contentino a L’Aquila con la promessa di un ponte tra Porta Napoli e la Mausonia, inventato dal mago dei ponti, il presidente Luciano D’Alfonso, e subito accolta e megafonata localmente dai suoi epigoni acquiescenti e mugolanti.
A leggere bene, qualcuno – noi scomodi –evidenzia che le promesse a Pescara e a L’Aquila finiscono lettera morta, o vengono rinviate sine die. Insomma, sono bufale. Di rimando ecco la promessa del ponte aquilano (visto che quelli pescaresi sono stati bocciati) e subito dopo la camomilla a dosi forti: tranquilli, faremo la Grande Pescara e la legge per il capoluogo. Una bella pioggia che dovrebbe spegnere i focolai.
Un soprassalto politico. Un sussulto di coscienze sonnacchiose ma soprattutto mentitrici.
Per ora chiudiamo dicendo che, se le due cose saranno fatte, e non sappiamo quando, ben verrà. Ma nutriamo seri dubbi… Sono progetti lunari e fantasiosi. Chi saprà governare una città di 200.000 abitanti, che nessuno sa governare oggi che ne conta solo 130.000 ? Chi saprà convincere 50.000 abitanti di Montesilvano ad annullarsi nella grande Pescara? Chi garantirà risorse per un capoluogo regionale, la piccola capitale vagheggiata, in cui quasi 7 anni non sono bastati neppure a riaprire le scuole?
Dulcis in fundo, attenti alle balle sempre in agguato. Di Pescara accordatrice di vicini si parla da anni e neppure un referendum è servito a cavare un ragno dal buco. Della legge per il capoluogo si cominciò a favoleggiare dalla nascita del PD in Abruzzo, presenti al gran completo tutti quelii che…. non hanno fatto nulla, assolutamente nulla, e cioè i maggiorenti del PD – D’Alfonso incluso, allora a caccia di gloria politica – che attorniavano l’astro nascente. Tutto il PD aquilano. Servono i nomi? No, perché la musica non è cambiata e l’orchestra neppure. C’erano e ci sono, onnipresenti e invasivi.


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