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Rispunta la Grande Pescara, “tombata” la legge regionale per L’Aquila capoluogo
30 settembre 2017 @ 18:28 Categoria: Politica
Si sente, come nei giorni settembrini in campagna l’odore del mosto, odore di elezioni, di politica in fibrillazione, di grandi balle in cottura. Balle che girano da anni, e vorrebbero essere oppio da due soldi per il popolo abruzzese. E viene riesumata una vecchia arma spuntata, la creazione della Grande Pescara, città da 200.000 abitanti che includerebbe Pescara, Spoltore e Montesilvano.
Il progetto – che non piace a moltissimi, specialmente a Montesilvano (città di 55.000 abitanti non disposta a farsi fagocitare), viene spudoratamente rispolverato e riportato alla ribalta, dopo anni di sonno.
L’altra superballa della politica abruzzese, la legge per L’Aquila capoluogo, è invece negli ossari, morta da tempo. Un inganno sfacciato messo in giro anni fa agli inizi della legislatura regionale in atto, avallato dal presidente D’Alfonso, e poi pian piano declinato, sbiadito, evaporato e alla fine scomparso.
Che lo abbia tombato la politica dalfonsiana è comprensibile, in un certo senso logico. Che la politica aquilana succube di D’Alfonso (incarichi politici e candidature prossime venture dipendono totalmente da Pescara e dai vertici del PD regionale, dunque pescarese), dà la misura di quanto valga e conti – appunto – la classe dirigente del capoluogo. Poco, se si accettano supinamente le umiliazioni più irridenti.
Che L’Aquila potesse trarre benefici da una legge sul ruolo di capoluogo, erano gli stessi che, oggi, sepolta l’iniziativa, tacciono o fingono di aver dimenticato. Come dire che a loro la possibilità di valorizzare la città non pare importante. Il suo futuro non è tra i loro interessi. Ovvio che neppure il futuro di costoro figuri tra gli interessi degli aquilani che andranno a votare.
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