Cospa, cinghiali-piaga per colpa del Parco G.S.


Ofena – Scrive Dino Rossi – Cospa allevatori: “Ci preme fare chiarezza, su quanto deliberato dall’ente parco e segnalare i motivi per cui l’abbattimento selettivo ancora non viene attivato per la gestione ed il controllo del numero dei cinghiali nell’area ricompresa all’interno del Parco Gran Sasso Monti della Laga. Da decenni, questa associazione espone i problemi riguardante la fauna selvatica e in particolare i cinghiali, di cui le aree protette fungono da serbatoio con ingenti danni all’agricoltura e agli automobilisti. Per tutto questo tempo, il parco in questione si è impuntato sull’utilizzo delle gabbie di cattura su indicazioni del dott. Federico Striglioni, gabbie non a norma e non brevettate, tanto da subire modifiche in corso d’opera a seconda dei danni provocati alla fauna durante la cattura, senza tenere conto della sicurezza dell’operatore al quale viene affidata l’attrezzatura per la cattura degli animali selvatici. Ancora oggi, dopo anni di utilizzo di questi metodi, oltre che a risultare inefficaci sono privi di brevetto, come riportato negli allegati. Tutto questo, lo dichiara il dott. Striglioni al fine di portare a termine il progetto life. Abbiamo capito finalmente chi è il vero responsabile di tutto questo massacro di terreni ed incidenti stradali, anche mortali, è tutto relazionato dal dott. Federico Striglioni nella regolarità tecnica a firma suo pugno, nella delibera n°23/16 del 19 maggio 2016, per l’abbattimento selettivo all’interno delle aree Parco con l’ausilio del cane limiere. Questo “signore”, è il primo responsabile dei danni causati all’agricoltura per essersi impuntato al divieto dell’utilizzo delle armi da fuoco all’interno del Parco, optando a recinti con la rete elettrosaldata non adatta alla recinzione, ma utilizzata per la posa in opera di colate di cemento, nello stesso tempo impattanti e pericolose in quanto posate verticalmente con i spuntoni di ferro in aria. Sempre Lui quindi, è corresponsabile di aver fatto sborsare all’ente parco milioni di euro per i danni da fauna, oltre a questo dobbiamo approfondire anche il fatto della reintroduzione del lupo per combatte i cinghiali, ma a quando pare adesso i danni sono triplicati, la genetica dei lupi modificata tanto da essere diventati neri e i cinghiali sempre numerosi tanto da invadere il litorale adriatico da una parte e Roma dall’altra. inoltre si fa notare ai consiglieri Costanzi e Allavena che parlano per partito preso, quando dicono che i danni all’interno delle aree parco sono diminuiti: su questo ci permettiamo di segnalare che i danni non sono diminuiti sul territorio, in quanto gli animali non trovano più cibo grazie alle recinzioni innalzate dagli agricoltori su suggerimento dell’ente e all’abbandono dei terreni la dove la recinzione non è possibile farla ed ecco la spiegazione dei danni al di fuori dell’area protetta. Ormai nelle aree parco è praticamente impossibile coltivare come gli anni passati rimasto un ricordo per le persone più anziane. Vorrei ricordare a questi consiglieri che una volta la selezione delle sementi venivano fatte in alta montagna, i contadini si scambiavano i raccolti, oggi costretti a rivolgersi alla Monsanto, determinando la scomparsa di molte varietà di cereali e legumi autoctoni.
Comunque ancora si attendono le indagini di un fascicolo ancora aperto dalla procura aquilana nel 2014 sulle gabbie di catture vietate dalla legge 157/92 che risulterebbero prive di brevetto in quanto costruite artigianalmente e che il parco le utilizza per la cattura e la commercializzazione vendita della carne di cinghiale.


30 Novembre 2017

Categoria : Attualità
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