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Ju Barò, aquilanità pura e blasonata

9 luglio 2019 @ 19:07 Categoria: Editoriale

[1]Angelo De Nardis, barone o meglio Ju Barò, lascia un posto che nessuno colmerà. Se ne va altrove un’aquilanità blasonata, pura e fortemente simbolica. E se ne va anche una persona eccezionale. Ju Brò era un gentiluomo a parte il suo titolo baronale, da molti invidiosi nobili discusso, di quelli che davvero oggi sono estinti o annidati nell’oblio di una società grossolana e sempre più ignorante.
La nobiltà di Angelo De Nardis era la sua cultura estesa, profonda, dedicata alla sua città e alla sua storia declinante e sempre più crepuscolare. Le parole giuste su di lui le ha dette il sindaco Biondi. Una città si ama conoscendola, conservando reperti, documenti, prove storiche, oggetti e cose belle. E’ amore sincero solo la conoscenza rispettosa e meticolosa. Importante è non lasciar svanire del tutto il passato, fino a quando è possibile. Se poi tale opera la svolge un uomo intelligente, originale, un po’ sdegnoso ma vicino alla gente, in abiti spesso sontuosi e fuori dalla banalità degli stracci di oggi, è ancora meglio. Tutt0 di un uomo così mancherà a chi ha avuto la ventura e la fortuna di conoscerlo un po’, quando era giovane. Ossequi, barone Angelo. Grazie di tutto.

PENSIERINO - Grosso, capelli all’indietro, barba come onore del mento, De Nardis spesso amava abiti ricercati e stoffe damascate. Da giovane ricordava un po’ i Beatles. Anche loro suonavano e cantavano eleganti e composti in un mondo chiassoso e vanamente fracassone.


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