Petizione di Giulio Petrilli


Petizione n. 1110/2018, presentata da Giulio Petrilli, cittadino italiano, sul diritto al risarcimento per detenzione illecita in Italia

1. Sintesi della petizione

Il firmatario chiede alle Istituzioni europee di incoraggiare l’Italia a modificare il proprio Codice di procedura penale, che preclude il diritto al risarcimento per detenzione illecita se il detenuto ha causato intenzionalmente o negligentemente tale detenzione. Il firmatario descrive i procedimenti giudiziari in cui è stato coinvolto.

2. Ricevibilità

Dichiarata ricevibile il 4 marzo 2019. Informazioni richieste alla Commissione a norma dell’articolo
216 (6).

3. Risposta della Commissione, ricevuta il 24 giugno 2019

La petizione

La petizione riguarda il codice di procedura penale (PCC) italiano, che preclude il diritto al risarcimento per la detenzione ingiustificata se il detenuto ha causato intenzionalmente o negligentemente la detenzione. Più precisamente, l’articolo 314 del PCC prevede che chiunque sia stato assolto in una sentenza che è diventata definitiva – sulla base del fatto che la causa contro di lui non è stata dimostrata, non ha commesso il reato, nessun reato è stato commesso o il presunto non equivale a un reato legale – ha diritto a un’equa riparazione per qualsiasi periodo trascorso in detenzione in attesa di processo, a condizione che dichiarazioni false o colpa da parte sua non fossero fattori che contribuiscono alla detenzione. Pertanto, il firmatario ha proposto che la Commissione indaghi su eventuali violazioni dei diritti fondamentali e dell’acquis dell’UE.
Inoltre, il firmatario suggerisce in particolare che le istituzioni dell’UE dovrebbero sollecitare le autorità italiane a modificare il PCC italiano.

Le osservazioni della Commissione

Ai sensi dell’attuale trattato sull’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Commissione non ha alcun potere generale di interferire nel funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali. Gli Stati membri possono organizzare i propri sistemi nella misura in cui l’area non è armonizzata dal diritto dell’UE.

Allo stato attuale, non esiste alcuna legislazione dell’UE in materia di risarcimento per detenzione ingiustificata. Per questo motivo, non è possibile per la Commissione dare seguito a tale questione.

Inoltre, la Carta dei diritti fondamentali dell’UE si applica agli Stati membri quando attuano il diritto dell’UE. Al di fuori del campo di applicazione del diritto dell’UE, spetta agli Stati membri garantire che i diritti fondamentali siano effettivamente rispettati conformemente alla loro legislazione nazionale e agli obblighi internazionali in materia di diritti umani, compresa la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Conclusione

La Commissione è consapevole del fatto che, in assenza di norme dell’UE che disciplinano la compensazione per la detenzione ingiustificata, sorgono differenze tra i sistemi di compensazione disponibili nei procedimenti degli Stati membri in termini di motivi di domanda, importi assegnati, termini per la domanda e criteri di ammissibilità. Tuttavia, in assenza della legislazione dell’UE, la Commissione non può sollecitare l’Italia a modificare il PCC italiano.


31 Luglio 2019

Categoria : Attualità
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