Un anno: il fatto (poco) e il non fatto


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Il cuore di pietra, mattoni, tegole, frammenti architettonici sparigliati della città è tornato buio, questa sera, dopo i sentimenti, le lacrime, le parole, le luci delle fiaccole. E’ tornato alla sua realtà di luogo dell’anima dal quale la vita è volata via un’altra volta, come la notte della tregenda di 365 giorni fa. Come allora, tutti sono andati via. La città è rientrata nella dimensione che è sua da un anno: zero. Poco è stato fatto, molto non fatto.

IN 12 MESI – Dodici mesi dopo la tragedia, il problema del fabbisogno abitativo non e’ stato interamente risolto. In autonoma sistemazione vivono ancora 27.316 persone. Secondo i dati forniti sindacio,ben 1.500 sono i nuclei familiari senza casa. Si tratta per lo piu’ di single o coppie, status non contemplato dal Progetto CASE. Tante persone, soprattutto anziane, sono state strappate alle loro radici ed ancora oggi si trovano in alberghi della costa o dell’interno. Per loro si e’ determinato anche un dramma psicologico che ha accentuato sintomi depressivi, stati d’ansia, ed a volte morte. Perché solo ora si parla di costruire altri MAP? Si sapeva da mesi che le case non bastavano.

COSTRUZIONI TANTE – Si e’ costruito. Nella periferia sono sorte tante piccole new town dove pero’ stanno emergendo problemi sempre piu’ pressanti legati all’assenza di infrastrutture e spazi sociali. 4.500 case con 15.000 abitanti, 32 nuove scuole. Si dice che le case sono costate moltissimo, più del comprensibile. L’Italia degli affari non dorme mai.

UNIVERSITA’ – Risposte ha dato anche l’Universita’ dell’Aquila che ha fatto registrare oltre 21 mila iscrizioni, ma come continua a denunciare il Rettore, Ferdinando di Orio, le istituzioni non hanno dato risposte adeguate sul fronte posti letto per i non residenti. Ci sono ancora oltre 6 mila ragazzi fuori sede che ogni giorno affrontano i disagi di ore di viaggio in pulman prima di arrivare in facolta’. L’ateneo rivive, diciamolo, perché non si pagano le tasse.

ZONA FRANCA – Niente di niente, per ora solo parole. 12 mesi non sono stati sufficienti. Nel 1703 ve ne fu una e salvò l’economia. Le tasse tornano a giugno, i pedaggi sono tornati, le bollette pure. Ingiustizia: per gli umbri le tasse furono sospese per più tempo.

APPLAUSI – Li hanno avuti, e continuano ad averli, solo i vigili del fuoco. Fischi e sberleffi a istituzioni e politici. Ha ragione il prefetto Gabrielli ad esortare la gente: abbiate rispetto per la “vostre” istituzioni, non dileggiatele. Ha ragione anche Alemanno quando dice: erano solo poche decine di persone a fischiare, migliaia a sfilare con le fiaccole, mute, dignitose. Ma ha ragione anche la gente che deve esprimere la propria insoddisfazione, la rabbia, l’invettiva spesso motivata. Nonb garbata, ma motivata. Abbiamo ragione tutti, a cominciare dallo scapigliato, intelligente popolo delle carriole.

BUIO – Il centro e molte zone di periferia sono tenebrosi, bui, non ci sono neppure faretti provvisori per scacciare i ladri e gli incubi di chi fortunosamente ci capita. Perché tanto buio?

MACERIE – 12 mesi e il lavoro è appena cominciato. Scambi di invettive e accuse. Da Bruno Vespa Bertolaso disse: “Se serviamo, siamo pronti”. Il sindaco non rispose. Le imprese che volevano arricchirsi con i trasporti sono rimaste a bocca asciutta. Con le macerie non si ricostruisce nulla, e neppure si ridanno gas, acqua e luce. Una brutta storia tra tante altre.

G8 – Un aeroporto e delle strade per usarlo. Un’immagine globale, una folla di potenti in passerella. Ma L’Aquila non ha avuto promesse mantenute, e, ironia della sorte, a non mantenerle è il paese più ricco: gli USA. Ne è valsa la pena?

RICOSTRUZIONE – Solo puntelli, tonnellate e tonnellate di legno e acciaio, chiese e campanili sorretti, pochissimi cantieri privati, lentezza infinita, confusione, farragine di norme e ritocchi di prezzi. No, non è cominciata neppure la fase iniziale.

TRATTATI BENE – Negli hotel della costa quasi tutti sono stati trattati bene. Abruzzo generoso e a braccia aperte. Anche buoni affari, mica no. Però tanta umanità, e così in tanti se ne sono andati a vivere sulla costa. L’Aquila non avrà più 72.000 abitanti,ma molti di meno. C’è chi ha cambiato comune, scegliendo il circondario. Fuori dal caos e dalla confusione di una città dispersa, senza una mappa di uffici e negozi, senza nomi, piccola Tokyo senza volerlo. Una città in cui i giovani si perdono, gli anziani vivono depressi e defecati. Chi penserà all’aggregazione e al sociale?

LE OPERE – Sono essenzialmente stradali. Rotatorie ovunque, molte non finite, altre pericolose e male illuminate. Lavori maggiori a rilento, oppure mai cominciati come gli svincoli di Quaianni e di Bazzano. Mercato che aspetta da un anno. Le incompiute di cinque o sei anni fa restano tali. Il solo aspetto della città a riemergere è il peggiore, il non finire mai. Città sporca, da medio oriente sotto le bombe. Non un pensiero per arredo, fiori, ornamenti, pulizia, decoro pubblico. Così si vive ancora peggio. Lavori avanti, viene garantito, per l’ospedale: dovrebbe tornare com’era prima in estate. Crediamoci, ma con cautela.
(Nelle foto Col: Sgombero macerie, per fortuna all’opera i vigili del fuoco – Piazza Duomo, lampioni spenti – Piazza Duomo, cantiere a dicembre scorso)


06 Aprile 2010

Categoria : Cronaca
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