Incontro per ricordare il reporter abruzzese A. Russo scomparso nel 2000
Francavilla al Mare – (F.C.). Il 16 ottobre 2000 il reporter abruzzese Antonio Russo fu trovato morto in Georgia, a 25 km da Tbilisi. Sul corpo apparentemente nessun segno di violenza, ma l’autopsia rivelò che era stato ucciso. Dal suo appartamento erano spariti il materiale raccolto durante la permanenza in Georgia, il telefono satellitare e il computer. Da mesi Russo era impegnato in Cecenia da dove, muovendosi nei luoghi più caldi del fronte, inviava filmati e corrispondenze radiofoniche a Radio Radicale, corrispondenze ora digitalizzate, restaurate e rese disponibili online. “A 20 anni dalla sua morte, l’Italia non è riuscita ancora a ottenere dalla Georgia un’inchiesta indipendente per accertare mandanti ed esecutori di quel terribile assassinio” dichiara l’ex parlamentare Gianni Melilla che fino al 2017 ha presentato interrogazioni al ministero degli Esteri per chiedere indagini sulla vicenda. “In Georgia – ricorda Melilla – Russo stava indagando sulla violazione dei diritti umani ad opera dei reparti speciali dell’esercito russo nei confronti della popolazione cecena”. Per ricordare la figura e l’importanza delle testimonianze di Russo, il 31 ottobre Francavilla al Mare (Chieti) – Palazzo Sirena ore 17 – ospiterà un incontro, occasione anche per fare il punto sull’evoluzione della professione del giornalista in zone di conflitto. Paolo Di Giannantonio (Rai) introdurrà gli ospiti Toni Capuozzo (Mediaset) e Barbara Schiavulli (direttrice Radio Bullets). Partecipazione straordinaria di Michele Placido con il reading “Una voce testimone di verità ”: articoli di Russo e musiche di Davide Cavuti. Interverrà Luisa Russo, cugina di Antonio. Il primo reportage di Antonio Russo, agli inizi degli anni ’90, fu dalla Siberia. Come inviato di Radio Radicale si recò poi in Algeria negli anni dei massacri integralisti, in Burundi e Ruanda per documentare la guerra tra hutu e tutsi, in Colombia, Ucraina, Kosovo e Cecenia. Nel marzo 1999, durante la guerra del Kosovo, fu l’unico giornalista occidentale a non lasciare Pristina assediata durante i bombardamenti della Nato. In diretta su Radio Radicale raccontava, con il telefono satellitare, l’esodo dei profughi. Per giorni non si ebbero sue notizie, al ritorno raccontò come la popolazione lo avesse aiutato a fuggire mescolandosi ai profughi albanesi diretti in Macedonia. Copiosa la documentazione che mise a disposizione del Tribunale dell’Aja. (fonte ANSA)
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