E’ sacrìlego chiedere chiarezza sul radon?


L’Aquila – ( di Domenico Mastrogiuseppe, fisico) – Da notizie apparse sulla stampa qualche settimana fa e riconducibili ad alcuni ricercatori dell’INGV e dell’università La Sapienza di Roma, sembra che il radon, come utile precursore sismico, abbia ripreso quota. Alcune testate locali di stampa e TV, ivi compreso il tgr della RAI, hanno colto l’occasione per riproporre all’attenzione del pubblico, Giuliani e la sua internazionale vicenda, in evidente chiave di sostegno all’attendibilità del suo metodo di previsione. Per mie specifiche competenze professionali sulle radiazioni, conosco discretamente il radon, i metodi della sua rilevazione strumentale e so, perché è nota da molti decenni, che la variabilità della sua presenza nell’ambiente può essere significativamente connessa con lo stato di compressione cui sono sottoposte le zolle nelle quali è variamente presente il radio (dal quale il radon discende per decadimento radioattivo). So anche molto bene che la sua attendibilità come precursore sismico, non da luogo a risultati previsionali deterministici. E’ tuttavia vero e Giuliani sembra averlo dimostrato, che la previsione sismica basata sul radon, abbia una probabilità di verificarsi che risulta molto interessante. Questo almeno si evince dalla lettura del suo libro. Alla luce di tale premessa e delle atrocità che il terremoto comporta (in un recente incontro pubblico ho ricordato la terribile vicenda di Alessia Di Pasquale, ritrovata schiacciata e morta sotto le macerie, dopo un’agonia che spero vivamente non lunga, abbracciata con il suo cane lupo) propongo la seguente considerazione:
E’ ormai chiaro, come la storia sembra confermare, che periodicamente madre terra entra in uno stato di guerra violenta con il nostro territorio; ed allora, visto che la posta in gioco è rappresentata da centinaia di vite umane, ghermite così atrocemente, tutto ciò che può essere anche minimamente utile ad evitare o a minimizzare le perdite, non può essere ignorato o peggio ancora, sacrificato su quello che io chiamo l’altare dell’orgoglio accademico. Se in un tale stato di guerra, le previsioni del metodo Giuliani, hanno una attendibilità anche di 1 su 10, a me, ipotetico padre di Alessia, andrebbero assolutamente benissimo. Non mi importerebbe un fico secco, aver dormito 20 volte in macchina se solo due volte di quelle 20, sarebbero servite ad evitare la perdita così disumana ed atroce di Alessia.
Se si condivide questa considerazione e non vedo come non si possa condividere, allora le autorità preposte ed il mondo della ricerca, invece di deriderlo e dileggiarlo, il povero Giuliani, come hanno fatto (in alcuni casi con volgarità) dovrebbero verificarne il metodo; eventualmente perfezionarlo ed estenderlo; ed utilizzarlo, in caso di ritorno ad uno stato di guerra con madre terra, come nel tempo di vera guerra, si utilizzavano le sirene per preannunciare possibili bombardamenti. Che potevano anche non esserci, per cui si usciva dai rifugi, per tornare alla vita normale.
Le considerazioni sopra riportate le ho proposte pubblicamente nel corso dell’incontro su “L’informazione ad un anno dal Sisma”, svoltosi sabato scorso nei locali dell’Ance (presente Iacona della RAI, autore e conduttore di “Presa diretta” ed altri giornalisti di importanti testate nazionali). Vi erano diversi professori della locale Università, ai quali ho rivolto pubblicamente l’appello di promuovere un seminario scientifico sull’argomento: chi meglio dell’università può farlo; per verificare il grado di attendibilità del metodo Giuliani e per archiviarlo definitivamente se scientificamente infondato o per approfondirlo e migliorarlo, se una minima base di scientificità vi si riscontra.
Ne ho avuta come risposta una plateale contestazione della professoressa e prorettrice Giusy Pitari. La si è sentita chiaramente anche nella riproposizione televisiva dell’incontro, mandata in onda da TVuno. Glie ne ho chiesto spiegazione a margine dell’incontro: con una inaspettata e sorprendente dose di superbia, mi ha liquidato dicendomi testualmente che lei, in quanto scienziata, ha letto almeno 500 pubblicazioni sul radon e tutte dicono il contrario di quanto dice Giuliani e poi, ha aggiunto, Anche il prof. Moretti, che è uno studioso della materia, è del mio stesso avviso. Gli ho replicato che Moretti, una settimana prima del sisma era invece di avviso contrario, tant’è che in un suo intervento sulla stampa (22 marzo 2009), aveva esortato Giuliani ad andare avanti perché, a suo dire, era sulla buona strada; salvo poi, due settimane dopo (2 aprile 2009), a proporsi lui come autorevole e rassicurante premonitore e dileggiarlo ed apostrofarlo sarcasticamente (con un volgare riferimento alla legge del menga). Questo dopo che il sig. Bertolaso aveva dato il via alla campagna di aggressione a Giuliani. Ho fatto anche in tempo a replicargli, nel pochissimo tempo che mi ha concesso, che alle 500 pubblicazioni che ha già letto, farebbe bene ad aggiungere anche le pubblicazioni dei ricercatori dell’INGV e della Sapienza di cui sopra, che in quanto più recenti delle sue 500, potrebbero rappresentare una novità da non trascurare. Convinto che le mie considerazioni non siano peregrine, provo a rivolgere l’appello di cui sopra, direttamente al prof. Di Orio, sperando di averne un’attenzione ed una considerazione diversa da quella pubblicamente riservatami dalla sua prorettrice. Un seminario scientifico sull’argomento, appropriatamente organizzato dalla nostra Università, rappresenterebbe anche una straordinaria occasione di richiamo di ricercatori e studiosi da tutta l’Italia e forse anche dal mondo e quindi di rimbalzo internazionale dell’immagine della nostra Città. Potrebbe anche essere una straordinaria occasione per cercare di capire ed eventualmente informarne il grande pubblico, il perché dell’inusuale scatenarsi in quest’ultimo anno, su tutto il pianeta, di così tanti disastrosi terremoti.
(Nell’immagine il radon che penetra nelle nostre case – eastmoline.com)


12 Aprile 2010

Categoria : Scienze
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