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Ortona, signora sulla Costa dei Trabocchi

31 maggio 2010 @ 18:55 Categoria: Turismo

[1]L’elegante passeggiata Orientale, protesa sul porto e sull’orizzonte lontano, scivola lenta verso l’imponente Castello Aragonese. La strada si perde tra le facciate dei palazzi nobiliari e ritrova il sentiero che conduce al centro abitato, dove ogni sera gruppi di ragazzi ritrovano il piacere antico e sempre nuovo di stare insieme e vivere la propria città, con l’intrico di vie e stradine che conducono ogni volta in punti nuovi e affascinati del paese, mentre lo sguardo è rapito dalla bellezza inaspettata degli scorci che ogni nuova svolta offre al visitatore.
Ortona, situata lungo la Costa dei Trabocchi, racconta a modo suo una storia antica di popoli navigatori e invasori giunti da lontano, personaggi e storie ancora disegnati sulle mura che cingono la città affacciata sul mare Adriatico, con le torri e i palazzi signorili, scenografie preziose di un’epoca lontana, mai dimenticata.
Non ci esistono notizie certe sulla data di fondazione della città e le prime informazioni a riguardo risalgono all’epoca in cui i frentani abitarono lungo il litorale compreso tra Ortona e Vasto. Per secoli, nei luoghi oggi facenti parte del comune di Ortona, si sono succedute numerose dominazioni: fu città romana e poi presidio bizantino, nell’anno 803 fu conquistata dai Franchi e divenne parte della contea di Chieti fino a quando, nel 1075, finì sotto i Normanni e fu annessa al Regno di Napoli.
La cinta muraria, risalente al XV secolo, venne edificata per volere del condottiero Giacomo Caldora: quelle stesse mura resistettero all’assalto da parte della Repubblica di Venezia in lotta con Alfonso d’Aragona, mentre il porto e l’arsenale navale furono distrutti. In quel periodo fu poi costruito il castello aragonese, recentemente ristrutturato. Nel 1582 la città venne in seguito acquistata da Margherita d’Austria, che ordinò la costruzione dello splendido Palazzo Farnese.
Nel 1860 Ortona aderì al Regno d’Italia, ma fu a lungo teatro di insurrezioni nei confronti del regno sabaudo. Passata comunque indenne attraverso le vicende di secoli, Ortona conobbe il suo momento più cupo durante la seconda guerra mondiale. La notte tra il 9 e il 10 settembre 1943, dal suo porto la famiglia reale dei Savoia fuggì per raggiungere Brindisi già liberata, mentre sulla città incombeva un costante bombardamento: splendidi palazzi furono distrutti e la popolazione fu costretta ad una fuga disperata, fino a quando finalmente, in dicembre, gli alleati riuscirono ad oltrepassare la linea Gustav, fronte che correva dalla foce del Garigliano alla foce del fiume Sangro liberando Ortona.

Passeggiando nella storia, tra le vie di Ortona
Raggiungendo Ortona dalla strada che segue la costa, la prima immagine che stupisce e sorprende di questa cittadina affacciata sul mare Adriatico è senza dubbio il profilo maestoso del Castello aragonese. Edificato a metà del XV secolo per volere di Alfonso d’Aragona, aveva il compito di proteggere il porto sottostante dagli invasori provenienti dal mare e, ancora oggi, questa figura impacciata e solenne sembra assurgere a difensore indomito dell’elegante bellezza nascosta tra le vie di questa cittadina. Proseguendo a piedi si incontrano le mura caldoriane, risalenti al 1425, che un tempo partivano dal castello aragonese, cingevano il cuore della città e si ricongiungevano aprendosi su cinque porte che consentivano l’accesso alla città: due della Marina, quella del Carmine, di S.Giacomo, di Caldari e di Santa Caterina. Oggi restano in piedi solo alcuni tratti di questa imponente cinta muraria, abbattuta nella seconda metà del XIX secolo, ma riescono comunque a suggerire l’idea di imponenza che esse dovevano trasferire a quanti tentavano l’assalto al cuore di Ortona.
Numerosi palazzi nobiliari costellano la città, a cominciare da Palazzo Farnese costruito per volere di Margherita d’Austria, proseguendo con Palazzo Corvo, probabilmente parte di un antico convento come testimoniato dai portali in pietra che ornano il corridoio di accesso al piano terra e che recano sugli stipiti dei motti religiosi in lingua latina. Palazzo Grilli, edificato nel XVI secolo, presenta una elegante facciata con balconcini e i saloni interni conservano affreschi dell’ottocento attributi a Florideo Cincinnati: qui, nel 1807, il Barone Armidoro De Sanctis ospitò il re Giuseppe Bonaparte in visita negli Abruzzi. La basilica di San Tommaso apostolo, sebbene sia stata gravemente lesionato dai Tedeschi in ritirata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, mantiene il fascino senza tempo dell’architettura barocca. In particolare, la facciata e il campanile sono stati ricostruiti nel 1947, ma restano originali il portale di epoca sveva e il campanone del 1605 e, nella lunetta posta sul portale che si affaccia sulla piazza, si possono ammirare le raffigurazioni di Maria con il Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.
Internamente, la basilica presenta una navata centrale risalente al XIII secolo, mentre la volta è del settecento. Nella cripta si trova l’urna di rame dorato con la lapide dell’apostolo che riporta una incisione in lingua greca. Di notevole pregio è il dipinto raffigurante San Matteo Evangelista, unica opera superstite realizzata dal pittore Antonio Piermatteo, mentre le immagini della Via Crucis sono dell’artista ortonese Stefano Durante e il crocifisso nella cripta è stato realizzato dallo scultore Aldo D’Adamo.
La Cappella di San Tommaso custodisce splendidi bassorilievi di stucco, risalenti alla prima metà dell’ottocento e due ceramiche di Tommaso Cascella, “Gli ortonesi in Scio” e “L’arrivo delle reliquie di San Tommaso”, oltre che il busto in argento del santo realizzato in una fonderia di Napoli nel 1800. La Cappella del Santissimo Sacramento conserva due splendidi altorilievi realizzati nella prima metà dell’ottocento da Vincenzo Perez, “Ultima Cena” e “Sinite Parvulos”.
E a San Tommaso apostolo è dedicata la festa più importante celebrata dalla città, solitamente collocata nei giorni intorno alla prima domenica di maggio. Questa ricorrenza, chiamata festa del Perdono, ha origine dalla indulgenza plenaria concessa per il 6 settembre e trasferita alla prima domenica di maggio da Papa Sisto IV con bolla 3 luglio 1479, a favore dei “fedeli veramente pentiti, e confessati che d’ora in poi visiteranno devotamente ogni anno la chiesa di San Tommaso nella prima domenica del mese di maggio”. Durante la festa patronale, il sabato pomeriggio si svolge una suggestiva rievocazione storica del Corteo delle Chiavi d’Argento, con figuranti in costume, sbandieratori e musici che accompagnano la dama che porta le chiavi del busto d’argento in cui si trovano le spoglie del santo. Le chiavi vengono consegnate alle autorità religiose, che espongono il busto e proclamano l’indulgenza. La domenica mattina tutta la cittadinanza è coinvolta nel rito del Dono a San Tommaso: una gara ad offrire i doni più generosi della terra ed infine, alla sera, il busto viene ricondotto nella cattedrale, seguito da una commovente processione.

Maria Orlandi


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