Ateneo aderisce a mobilitazione nazionale


L’Aquila – L’Università scrive: “Come sta accadendo nella maggior parte delle Università italiane, l’Ateneo dell’Aquila aderisce alla settimana di mobilitazione nazionale e protesta contro il futuro prospettato per il sistema accademico dal ddl del Ministro Gelmini. Sottofinanziata già da tempo, l’Università italiana non potrà che perdere nella qualità e nella quantità dei servizi.
All’Università mancano già ora i fondi minimi per sopravvivere e tale provvedimento si aggiungerebbe quindi ai “tagli” già in atto su di essa e cioè:
- effetti della legge 133/2008, che sta sottraendo al sistema accademico 2 miliardi di euro in 5 anni;
- blocco del turnover previsto dalla legge 1/2009 e aggravato dalla recente manovra economica, che si traduce nel blocco dei concorsi e quindi delle assunzioni di nuovi ricercatori e delle progressioni di carriera;
- svuotamento di fatto del principio costituzionale del “diritto allo studio”. Alla legge 133, che riduce il fondo regionale pubblico diretto a garantire l’istruzione anche agli studenti privi di mezzi, si stanno aggiungendo i provvedimenti che colpiscono direttamente professori e ricercatori universitari.
Le naturali conseguenze del ddl Gelmini saranno:
- riduzione dei servizi agli studenti;
- riduzione delle infrastrutture (aule, laboratori, biblioteche);
- peggioramento della qualità della didattica;
- riduzione dell’offerta formativa;
- riduzione delle attività di ricerca.
Infatti, le attività parallele a quelle di ricerca, come l’insegnamento e la didattica in senso lato, e/o l’attività clinica per le Facoltà mediche, pur impegnando in questi anni e in rilevante misura i ricercatori e il loro tempo, non sono state ragione sufficiente per un riconoscimento pieno e trasparente della loro attività, intesa come valore aggiunto.
Queste attività hanno però permesso alle Facoltà di ampliare e mantenere l’offerta formativa, penalizzando fortemente i ricercatori che, svolgendole, hanno ridotto quantitativamente la propria attività di ricerca, l’unica che con i nuovi criteri potrebbe loro garantire la progressione nella carriera attraverso bandi di concorso, peraltro bloccati dalla cronica mancanza di fondi. Il ddl Gelmini non si occupa di tutto il lavoro svolto dai ricercatori nel passato, ritenendolo anzi superfluo.
I docenti e i ricercatori dell’Ateneo aquilano ritengono attualmente impossibile scindere il giudizio negativo sul ddl Gelmini da quello sulla manovra economica del Ministro Tremonti, perché entrambi pregiudicano il normale funzionamento dell’Università.

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06 Luglio 2010

Categoria : Cronaca
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